LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Disegno criminoso: quando non si applica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva di unificare diverse condanne per truffa, sostituzione di persona e ricettazione sotto il vincolo del medesimo disegno criminoso. Secondo la Corte, i reati, commessi in un ampio arco temporale, erano episodi slegati tra loro, frutto di una generica propensione a delinquere e non di un’unica ideazione preventiva. Pertanto, mancavano i presupposti per l’applicazione della continuazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Continuazione tra Reati

L’istituto del disegno criminoso rappresenta un concetto cruciale nel diritto penale, consentendo di unificare diverse condotte illecite sotto un’unica matrice volitiva con importanti riflessi sul trattamento sanzionatorio. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini di tale istituto, chiarendo quando una serie di reati debba essere considerata come frutto di iniziative separate piuttosto che di un piano unitario. Analizziamo la decisione per comprendere meglio i criteri distintivi.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Unificazione delle Pene

Il caso nasce dalla richiesta di un soggetto, condannato per molteplici reati di truffa, tentata e consumata, sostituzione di persona e ricettazione, commessi nell’arco di due anni (2014 e 2015). L’interessato si era rivolto al Giudice dell’esecuzione del Tribunale di Milano chiedendo che tutte le condanne fossero unificate sotto il vincolo della continuazione. In pratica, chiedeva che i vari reati fossero considerati come l’attuazione di un unico disegno criminoso iniziale, con la conseguenza di ottenere una pena complessiva più mite.

Il Tribunale di Milano, tuttavia, aveva rigettato la richiesta, ritenendo che mancassero i presupposti per applicare l’istituto della continuazione.

Il Ricorso in Cassazione: Critiche alla Valutazione del Giudice

Contro la decisione del Tribunale, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione. Le principali critiche (doglianze) si concentravano su due aspetti:
1. Erronea applicazione della legge penale: si contestava la valutazione sulla eterogeneità delle condotte.
2. Manifesta illogicità della motivazione: si riteneva che il giudice avesse trascurato gli indici che, secondo la difesa, rivelavano l’unicità del disegno criminoso, come le modalità operative e la natura dei reati.

In sostanza, il ricorrente lamentava che il Giudice dell’esecuzione non avesse colto il filo conduttore che legava i vari episodi delittuosi, concentrandosi erroneamente su aspetti come l’intensità della volontà colpevole (dolo) e la dannosità delle singole azioni.

La Decisione della Suprema Corte sul disegno criminoso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando pienamente la decisione del Tribunale di Milano. Secondo gli Ermellini, le critiche sollevate dalla difesa non erano censure di legittimità, ma mere contestazioni di fatto, un tentativo di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, cosa non consentita in sede di Cassazione.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto la motivazione del provvedimento impugnato logica, coerente e giuridicamente corretta. Il Giudice dell’esecuzione aveva correttamente evidenziato che i fatti erano “del tutto slegati” tra loro. Non emergevano da un piano unitario e preventivo, ma apparivano piuttosto come “frutto di separate volizioni”.

Inoltre, la Corte ha sottolineato due elementi decisivi per escludere il disegno criminoso:
* L’ampio arco temporale: i reati si erano dipanati in un periodo esteso, rendendo “viepiù impensabile la preventiva ideazione unitaria degli stessi”.
* La propensione a delinquere: l’insieme delle condotte non era espressione di un piano specifico, ma manifestava una “radicata attitudine alla commissione della specifica tipologia delittuosa”. In altre parole, il soggetto non seguiva un copione prestabilito, ma coglieva singole occasioni per delinquere, mosso da una generale inclinazione criminale.

Le Conclusioni

La pronuncia ribadisce un principio fondamentale: per aversi un disegno criminoso, non è sufficiente una generica tendenza a commettere reati dello stesso tipo. È necessaria la prova di un’unica e preventiva deliberazione che abbracci tutti gli episodi criminosi. Quando i reati appaiono come iniziative autonome, separate nel tempo e non riconducibili a un programma unitario, il vincolo della continuazione non può essere riconosciuto. Questa decisione offre un importante criterio distintivo tra chi pianifica una serie di illeciti e chi, invece, agisce spinto da una propensione al crimine, commettendo reati in modo occasionale e slegato.

Quando può essere riconosciuto il vincolo della continuazione tra più reati?
Secondo la Corte, il vincolo della continuazione si applica solo quando i reati sono l’attuazione di un medesimo disegno criminoso, ovvero un piano unitario ideato prima della commissione del primo reato, e non quando sono frutto di separate volizioni.

Una generale propensione a delinquere è sufficiente per configurare un disegno criminoso?
No. La Corte ha specificato che una radicata attitudine a commettere una certa tipologia di reati è cosa diversa da un disegno criminoso. Anzi, essa indica che i crimini sono espressione di separate iniziative e non di un piano unitario.

Quali elementi ha considerato la Corte per escludere il disegno criminoso in questo caso?
La Corte ha valorizzato il fatto che i crimini fossero “del tutto slegati” tra loro, commessi in un ampio arco temporale che rendeva impensabile un’unica ideazione preventiva, e che manifestassero una generale propensione al crimine piuttosto che l’esecuzione di un piano specifico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati