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Disegno criminoso: quando non c’è continuazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che chiedeva l’applicazione della continuazione tra più furti. La Corte ha escluso un unico disegno criminoso, ritenendo i reati espressione di una tendenza a delinquere, data la diversità dei complici e le continue interruzioni dovute agli arresti.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: Non Bastano Reati Simili per Ottenere la Continuazione

L’istituto della continuazione nel diritto penale permette di considerare più reati come parte di un unico disegno criminoso, con conseguente applicazione di una pena più mite. Ma cosa succede quando i reati, seppur simili e commessi in un breve arco di tempo, appaiono più come il risultato di una scelta di vita che di un piano preordinato? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini tra un piano unitario e una mera inclinazione a delinquere.

I Fatti del Caso: Una Serie di Furti Ravvicinati

Il caso esaminato riguarda un individuo condannato con quattro diverse sentenze per tentativi di furto aggravato, commessi nell’arco di circa due mesi tra Milano e Gorgonzola. La difesa aveva richiesto l’applicazione della continuazione, sostenendo che i reati fossero omogenei (tutti contro il patrimonio), commessi in un’area geografica e un periodo di tempo ristretti, e motivati dalla necessità di sostentamento a causa della marginalità sociale del soggetto. Questi elementi, secondo il ricorrente, dimostravano l’esistenza di un programma criminoso unitario.

Il Tribunale di Milano, tuttavia, aveva respinto la richiesta, notando elementi che contrastavano con l’idea di un piano predeterminato. In particolare, l’imputato aveva agito a volte da solo e a volte con complici sempre diversi, veniva sistematicamente arrestato e sottoposto a misure cautelari, ma ciò non lo dissuadeva dal commettere nuovi reati, tanto che un ulteriore delitto era stato compiuto solo quattro giorni dopo l’ultimo della serie contestata.

La Decisione della Cassazione e il concetto di disegno criminoso

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del Tribunale, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici supremi hanno ribadito la distinzione fondamentale tra un disegno criminoso e la semplice inclinazione a commettere reati. Per aversi continuazione, è necessario che l’agente abbia programmato, almeno nelle sue linee essenziali, una serie di violazioni della legge prima di commettere la prima. Non è sufficiente una generica risoluzione a delinquere per far fronte alle proprie necessità.

La Corte ha ritenuto che le circostanze del caso concreto rendessero “incredibile” l’ipotesi di un piano unitario. La necessità di trovare complici occasionali per ogni “colpo”, gli arresti continui e l’immediata ripresa dell’attività criminale non sono compatibili con un progetto strutturato, ma indicano piuttosto una condotta basata sull’opportunità del momento.

Le Motivazioni: Differenza tra Piano Unitario e Stile di Vita

Le motivazioni della Corte si concentrano sulla logica che deve sostenere il riconoscimento della continuazione. Gli elementi evidenziati dal Tribunale (diversità dei complici, arresti ripetuti, commissione di ulteriori reati) sono stati considerati non solo pertinenti, ma decisivi per escludere l’esistenza di un unico disegno criminoso. Questi fattori, secondo la Cassazione, sono “sintomatici, piuttosto, di una propensione dell’istante alla devianza che si concretizza di volta in volta, in relazione alle varie occasioni ed opportunità contingenti”.

In altre parole, la Corte ha stabilito che la serialità dei reati era il frutto di una “scelta di vita delinquenziale”, cioè la volontà di procurarsi da vivere commettendo reati contro il patrimonio, piuttosto che l’esecuzione di un piano specifico. La ripetitività non implica automaticamente programmazione. La logica del provvedimento è chiara: se una persona programma una serie di furti, gli ostacoli come l’arresto dovrebbero, se non interrompere, quantomeno modificare il piano. La perseveranza acritica e immediata dopo ogni arresto dimostra, al contrario, l’assenza di un piano a monte e una decisione di delinquere rinnovata di volta in volta.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre un importante criterio distintivo per l’applicazione dell’istituto della continuazione. Per i professionisti del diritto e per chi si trova ad affrontare situazioni simili, diventa cruciale dimostrare non solo l’omogeneità e la vicinanza temporale dei reati, ma anche e soprattutto l’esistenza di un’ideazione programmatica iniziale. Elementi come la costanza dei complici, la pianificazione logistica e l’assenza di interruzioni traumatiche (come ripetuti arresti) possono rafforzare la tesi di un disegno criminoso unitario. Al contrario, una condotta caotica, opportunistica e frammentaria, anche se seriale, sarà più facilmente interpretata come una generica inclinazione al crimine, escludendo i benefici della continuazione.

Quando più reati simili e ravvicinati nel tempo non sono considerati in continuazione?
Quando non emergono prove di un piano unitario concepito prima del primo reato. Se le azioni appaiono come decisioni estemporanee, dettate dall’occasione e da una generica propensione a delinquere, la continuazione viene esclusa, come nel caso di specie dove i complici cambiavano e gli arresti non interrompevano la condotta.

La presenza di complici sempre diversi può escludere il disegno criminoso?
Sì, secondo la Corte, il fatto di agire con complici diversi e reperiti occasionalmente è un forte indizio contro l’esistenza di un piano criminoso unitario e preordinato, suggerendo piuttosto azioni basate sull’opportunità del momento.

Qual è la differenza chiave tra un “disegno criminoso” e una “tendenza a delinquere”?
Il “disegno criminoso” implica una programmazione specifica e unitaria di più reati, decisa prima di commettere il primo. La “tendenza a delinquere” è invece una propensione generale a commettere reati, che si manifesta in modo occasionale e non pianificato, come una sorta di “stile di vita” criminale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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