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Disegno Criminoso: quando non c’è continuazione

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di un giudice dell’esecuzione che negava l’applicazione della continuazione tra reati, giudicati con sentenze separate. Il ricorso del condannato è stato rigettato perché non è stata provata l’esistenza di un unico e medesimo disegno criminoso, elemento essenziale per ottenere il trattamento sanzionatorio più favorevole. La Suprema Corte ha ribadito che la sua valutazione si limita alla correttezza logica e giuridica della motivazione del giudice di merito, senza poter riesaminare i fatti.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso e Continuazione: La Cassazione Chiarisce i Criteri

L’istituto della continuazione nel diritto penale rappresenta una chiave di volta per la determinazione della pena, ma la sua applicazione è subordinata a un requisito fondamentale: l’esistenza di un disegno criminoso unitario. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i criteri con cui i giudici valutano la sussistenza di questo elemento, spesso al centro di complesse vicende processuali.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Continuazione Respinta

Il caso in esame origina dalla richiesta di un condannato di vedere applicata la disciplina della continuazione tra due reati per i quali aveva riportato due distinte condanne, divenute irrevocabili. La prima sentenza era stata emessa dal Tribunale di Bergamo nel 2019, la seconda dalla Corte di Appello di Genova nel 2022. L’obiettivo dell’interessato era unificare le pene sotto il vincolo di un unico disegno criminoso, ottenendo così un trattamento sanzionatorio più mite, come previsto dall’art. 81 del codice penale.

Tuttavia, la Corte d’Appello di Genova, in funzione di giudice dell’esecuzione, rigettava l’istanza. Secondo il giudice, non emergevano elementi sufficienti a dimostrare che i diversi reati fossero stati commessi in esecuzione di un medesimo programma criminoso, deliberato in un’unica occasione.

Il Ricorso in Cassazione e l’Analisi del Disegno Criminoso

Contro questa decisione, la difesa del condannato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. Secondo il ricorrente, il giudice dell’esecuzione non avrebbe correttamente applicato i principi giurisprudenziali in materia, omettendo di valutare quegli elementi che, a suo dire, avrebbero rivelato l’esistenza di un’unica strategia criminale alla base di entrambi i reati.

Gli Indicatori del Disegno Criminoso secondo la Giurisprudenza

La Corte di Cassazione, nel respingere il ricorso, ha colto l’occasione per ribadire quali sono gli indicatori consolidati che guidano i giudici nella verifica del disegno criminoso. Non basta una semplice successione di reati, anche se simili. È necessario che vi sia una programmazione unitaria e deliberata ab origine. Gli elementi da considerare sono molteplici:

* Omogeneità delle violazioni e del bene giuridico protetto.
* Contiguità spazio-temporale tra i fatti.
* Singole causali e modalità della condotta.
* Sistematicità e abitudini programmate di vita.

L’analisi di questi fattori deve portare il giudice a concludere che l’agente si sia rappresentato e abbia deliberato, almeno nelle linee essenziali, tutti i reati prima di commettere il primo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto l’ordinanza del giudice dell’esecuzione immune da vizi. Il provvedimento impugnato, infatti, aveva tenuto conto delle caratteristiche dei reati commessi ma aveva evidenziato, in modo logico e adeguato, gli elementi per cui non era possibile affermare l’esistenza di un disegno criminoso comune.

I giudici di legittimità hanno sottolineato che il loro sindacato non può spingersi a una nuova valutazione dei fatti, ma deve limitarsi a verificare il rispetto delle regole della logica e della corretta applicazione dei principi di diritto. In questo caso, il giudice dell’esecuzione aveva compiuto una valutazione corretta, motivando in modo esauriente le ragioni del rigetto. La decisione, pertanto, ha superato il vaglio di legittimità.

Conclusioni: Limiti e Valutazioni del Giudice

La sentenza in commento conferma un principio fondamentale: la prova del medesimo disegno criminoso è un onere che grava su chi ne chiede l’applicazione e la sua valutazione è rimessa all’apprezzamento del giudice di merito. La Corte di Cassazione interviene solo per correggere errori di diritto o palesi illogicità nella motivazione, non per sostituire la propria valutazione a quella del giudice che ha esaminato nel dettaglio le circostanze fattuali. Il ricorso è stato quindi rigettato, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Quando si può applicare la continuazione tra reati giudicati con sentenze diverse?
La continuazione può essere applicata quando si dimostra che i diversi reati sono stati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, ovvero un piano unitario deliberato prima della commissione del primo reato.

Quali elementi valuta un giudice per riconoscere un medesimo disegno criminoso?
Un giudice valuta una serie di indicatori, tra cui l’omogeneità delle violazioni, la contiguità di tempo e luogo, le modalità della condotta, la sistematicità e le abitudini di vita, per verificare se i reati fossero stati programmati unitariamente.

La Corte di Cassazione può riesaminare nel merito se esiste o meno un disegno criminoso?
No, il ruolo della Corte di Cassazione è limitato al controllo di legittimità. Non può riesaminare i fatti, ma solo verificare che il giudice di merito abbia motivato la sua decisione in modo logico e abbia applicato correttamente i principi di diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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