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Disegno criminoso: quando non c’è continuazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva il riconoscimento del vincolo della continuazione (art. 81 c.p.) tra due sentenze per reati commessi a un anno di distanza. La Corte ha ribadito che per un unico disegno criminoso non è sufficiente la stessa tipologia di reato, ma è necessaria un’originaria ideazione unitaria, in questo caso esclusa dalla distanza temporale e dalle diverse modalità dei fatti.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Continuazione tra Reati

L’istituto della continuazione, previsto dall’articolo 81 del codice penale, permette di considerare più reati come un’unica violazione, con notevoli benefici sulla pena finale. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede la prova di un elemento fondamentale: l’unicità del disegno criminoso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 21749/2024) offre un importante chiarimento sui criteri per accertarne l’esistenza, sottolineando come la distanza temporale e le diverse modalità di esecuzione possano essere decisive per escluderlo.

I Fatti del Caso: Due Sentenze, Una Richiesta

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda la richiesta di un soggetto, condannato con due distinte sentenze, di vedere applicata la disciplina del reato continuato. Nello specifico, si trattava di due episodi criminosi:

1. Una condanna del Tribunale di Roma per un reato legato agli stupefacenti (art. 73, comma 5, D.P.R. 309/1990) commesso nell’aprile 2019.
2. Una seconda condanna, sempre del Tribunale di Roma, per reati analoghi in materia di stupefacenti e per lesioni personali (artt. 582 e 585 c.p.), commessi nel giugno 2020.

L’imputato, tramite il suo legale, ha sostenuto che i due fatti, pur distinti, fossero espressione di un medesimo progetto criminale e che, pertanto, dovessero essere unificati sotto il vincolo della continuazione. La Corte d’Appello di Roma, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva però rigettato la richiesta.

La Decisione della Cassazione sul Disegno Criminoso

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte territoriale. Secondo gli Ermellini, le lamentele (doglianze) del ricorrente erano manifestamente infondate. La Corte ha stabilito che la conclusione del giudice di merito era corretta: non vi erano elementi sufficienti per poter affermare l’esistenza di un unico disegno criminoso che legasse i due episodi delittuosi.

Le Motivazioni: Perché Manca il Disegno Criminoso Unico

La Corte ha basato la sua decisione su un’analisi rigorosa dei presupposti richiesti dalla giurisprudenza per il riconoscimento della continuazione. Il punto centrale della motivazione è che l’identità del disegno criminoso deve essere rintracciabile fin dal momento della commissione del primo reato. In altre parole, non è sufficiente che i reati siano simili o violino la stessa norma; è necessario dimostrare che essi siano parte di un piano unitario, concepito a priori.

Nel caso di specie, la Cassazione ha evidenziato due elementi ostativi fondamentali:

1. La distanza temporale: I reati erano stati commessi a distanza di oltre un anno l’uno dall’altro. Un lasso di tempo così ampio rende difficile presumere un’unica e originaria programmazione.
2. Le diverse modalità di esecuzione: La diversità nelle modalità con cui i reati sono stati perpetrati è stata considerata un ulteriore indice della mancanza di un piano unitario.

In assenza di altri elementi concreti che potessero suggerire un’ideazione comune e preordinata, questi due fattori sono stati ritenuti sufficienti per escludere la continuazione. La Corte ha richiamato consolidati principi giurisprudenziali, tra cui una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 28659/2017), secondo cui la prova del disegno criminoso non può basarsi su mere congetture, ma deve emergere da dati di fatto specifici.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame ribadisce un principio cruciale per la fase esecutiva della pena: per ottenere il beneficio della continuazione, non basta appellarsi alla generica somiglianza dei reati commessi. È onere del condannato fornire elementi concreti che dimostrino come le diverse condotte criminali fossero tappe di un unico programma deliberato in anticipo. La distanza temporale tra i fatti e le diverse modalità operative rappresentano ostacoli significativi a tale riconoscimento. Questa pronuncia serve da monito: la valutazione del giudice deve essere ancorata a fatti oggettivi e non può supplire alla mancanza di prove concrete sull’esistenza di un originario e unitario disegno criminoso.

Quando si può parlare di ‘disegno criminoso’ unico tra più reati?
Secondo la Corte, si può parlare di disegno criminoso unico solo quando è possibile rintracciare un’originaria ideazione unitaria, ovvero un programma criminale concepito prima della commissione del primo reato. Non è sufficiente la semplice ripetizione di crimini simili.

La distanza di un anno tra due reati è sufficiente per escludere la continuazione?
Sì, nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la commissione dei reati a distanza di un anno, unita a modalità di esecuzione diverse e all’assenza di altri indici contrari, imponga di escludere che i reati fossero frutto di un’unica ideazione.

Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene giudicato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (nel caso specifico, tremila euro) in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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