LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Disegno criminoso: quando non c’è continuazione

Un soggetto, condannato per ricettazione e in seguito per sequestro di persona e lesioni, ha richiesto il riconoscimento del vincolo della continuazione tra i reati. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che per aversi un medesimo disegno criminoso non basta la vicinanza temporale. È necessario provare che tutti i reati fossero parte di un unico piano iniziale, distinguendo tale ipotesi da una generica abitualità criminale o da un programma di vita delinquenziale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso e Reato Continuato: La Cassazione Fa Chiarezza

Il concetto di disegno criminoso è cruciale nel diritto penale italiano, poiché consente l’applicazione dell’istituto del reato continuato, con notevoli benefici in termini sanzionatori per il condannato. Tuttavia, non sempre una serie di illeciti, anche se commessi a breve distanza di tempo, può essere ricondotta a un unico progetto. Con l’ordinanza n. 9223 del 2024, la Corte di Cassazione ribadisce i confini tra un piano criminale unitario e una semplice abitualità delinquenziale, offrendo importanti spunti di riflessione.

I Fatti del Caso

Un individuo, già condannato con sentenza definitiva per ricettazione, veniva successivamente condannato per reati ben più gravi: sequestro di persona, violenza privata e lesioni personali. In sede di esecuzione della pena, l’interessato chiedeva al Tribunale di Vercelli di riconoscere il vincolo della continuazione tra i due gruppi di reati, sostenendo che fossero tutti frutto di un medesimo disegno criminoso. La sua richiesta si basava principalmente sulla contiguità temporale tra i fatti e su una presunta unicità di scopo. Il giudice dell’esecuzione, tuttavia, respingeva la richiesta, ritenendo insussistenti i presupposti per applicare l’articolo 671 del codice di procedura penale.

La Decisione della Corte di Cassazione: Il Ricorso è Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del giudice di merito. Secondo gli Ermellini, la motivazione del provvedimento impugnato era logica, coerente e priva di vizi. Il giudice dell’esecuzione aveva correttamente valutato gli indici a disposizione, concludendo che i reati non erano legati da un’unica programmazione iniziale, ma rappresentavano piuttosto il frutto di determinazioni estemporanee, seppur inserite in un contesto di vita incline al crimine.

Le Motivazioni: L’Onere della Prova del Disegno Criminoso

La Cassazione ha colto l’occasione per riaffermare i principi consolidati in materia, richiamando una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 28659/2017). Per riconoscere il disegno criminoso, non è sufficiente la presenza di alcuni indicatori isolati, come la vicinanza temporale o l’omogeneità dei beni protetti violati. È necessaria una verifica approfondita che dimostri come, al momento della commissione del primo reato, i successivi fossero già stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali.

Il Collegio ha precisato che grava sul condannato l’onere di allegare elementi specifici e concreti a sostegno della sua richiesta. Il semplice riferimento alla contiguità cronologica non basta, poiché potrebbe essere sintomo non di un piano unitario, ma di un’abitualità a delinquere. La Corte ha evidenziato come il ricorrente avesse confuso la nozione di disegno criminoso con quella, ben diversa, di “programma di vita delinquenziale”. Quest’ultimo indica una scelta di vita orientata al crimine, ma non implica che ogni singolo reato sia parte di un piano predeterminato e unitario. Al contrario, i reati possono nascere da decisioni occasionali e spontanee, escludendo così la possibilità di applicare il reato continuato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale: l’istituto della continuazione è un beneficio che richiede una prova rigorosa. I giudici dell’esecuzione devono condurre un’analisi approfondita, che non si fermi alla superficie degli eventi, ma scavi nelle intenzioni e nella programmazione che hanno animato la condotta del reo. La decisione sottolinea che un’inclinazione a commettere reati o uno “stile di vita” criminale non sono sinonimi di disegno criminoso. Per i condannati, ciò significa che la richiesta di unificazione delle pene deve essere supportata da prove concrete che dimostrino un’originaria e unitaria determinazione volitiva, un compito probatorio tutt’altro che semplice.

Cosa si intende per “medesimo disegno criminoso”?
Per medesimo disegno criminoso si intende un’unica programmazione iniziale di una serie di reati, in cui gli illeciti successivi sono stati pianificati, almeno nelle loro linee essenziali, già al momento della commissione del primo. Non si tratta di una generica tendenza a delinquere.

La vicinanza di tempo tra due reati è sufficiente per dimostrare l’esistenza di un disegno criminoso?
No. Secondo l’ordinanza, la sola contiguità temporale non è un elemento sufficiente. È necessario provare che i reati successivi erano parte di un piano unitario iniziale e non il risultato di decisioni estemporanee, cioè prese sul momento.

Qual è la differenza tra “disegno criminoso” e “programma di vita delinquenziale”?
Il disegno criminoso è un piano specifico e unitario per commettere più reati. Il programma di vita delinquenziale, invece, descrive un’abitualità a delinquere, una scelta di vita incline al crimine che però non implica una programmazione comune e iniziale per ogni singolo illecito commesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati