LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Disegno criminoso: quando non c’è continuazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva di unificare, sotto un unico disegno criminoso, tre diverse condanne per associazione mafiosa, favoreggiamento e associazione per il traffico di stupefacenti. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, escludendo la continuazione a causa della diversità dei contesti criminali, del notevole lasso temporale tra i fatti e della differente natura degli illeciti, che non potevano essere ricondotti a un piano originario unitario.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: Limiti e Criteri di Valutazione secondo la Cassazione

La recente sentenza n. 7178/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui criteri per il riconoscimento del disegno criminoso e della continuazione tra reati. Il caso esaminato riguarda la richiesta di un condannato di unificare pene derivanti da tre diverse sentenze per associazione mafiosa, favoreggiamento e associazione finalizzata al narcotraffico. La Suprema Corte, confermando le decisioni precedenti, ha respinto tale richiesta, delineando con chiarezza i confini tra una carriera criminale e un piano delittuoso unitario.

I Fatti del Caso

L’imputato aveva avanzato un’istanza in sede di esecuzione per ottenere il riconoscimento del concorso formale tra due reati associativi (uno di stampo mafioso e l’altro legato al traffico di droga) e l’applicazione della continuazione tra questi e un ulteriore reato di favoreggiamento personale.

In particolare, le condanne riguardavano:
1. La partecipazione a un’associazione di tipo mafioso, attiva nel controllo del territorio tramite estorsioni e danneggiamenti, con fatti risalenti principalmente al 2005.
2. Il favoreggiamento personale, commesso nel 2012, a beneficio di latitanti di un clan diverso da quello di originaria appartenenza.
3. La partecipazione a un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, avviata a partire dal 2013, dopo che l’imputato si era trasferito in un’altra città.

La difesa sosteneva che l’associazione dedita al narcotraffico fosse una sorta di “gemmazione” di quella mafiosa e che il favoreggiamento rientrasse nella logica di rafforzamento del sodalizio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo la decisione della Corte d’Appello corretta e adeguatamente motivata. I giudici hanno escluso sia il concorso formale che la sussistenza di un unico disegno criminoso, basandosi su una serie di elementi fattuali e giuridici ben definiti.

Il rigetto del concorso formale

La Corte ha ribadito un principio consolidato: i reati di associazione per delinquere (anche di stampo mafioso) e quello di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti concorrono tra loro. Non sussiste un rapporto di specialità, trattandosi di condotte criminose distinte, con finalità e strutture diverse. Nel caso specifico, le due associazioni operavano in contesti temporali e territoriali differenti, con attività illecite non sovrapponibili.

L’esclusione del disegno criminoso: un’analisi approfondita

Il cuore della sentenza risiede nell’analisi dei presupposti per la continuazione. La Cassazione ha sottolineato che un unico disegno criminoso richiede un’ideazione unitaria e anticipata delle violazioni da commettere. Non è sufficiente una generica “propensione alla devianza” o un “programma di vita delinquenziale”. È necessaria la prova di una pianificazione congiunta, desumibile da indici esteriori significativi.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su tre pilastri principali che hanno portato a negare l’esistenza di un progetto unitario:

1. Disomogeneità dei contesti e delle finalità: I reati erano eterogenei. L’associazione mafiosa mirava al controllo economico del territorio (appalti, estorsioni), mentre l’associazione successiva era focalizzata esclusivamente sul narcotraffico. Il favoreggiamento, inoltre, era stato commesso a favore di esponenti di un clan rivale, elemento che contraddiceva la logica di un piano unitario a favore del sodalizio originario.

2. Distanza temporale e “cesura” detentiva: I giudici hanno dato peso al notevole lasso di tempo intercorso tra i fatti. Il reato associativo mafioso si concretizzò nel 2005, il favoreggiamento nel 2012 e l’associazione per narcotraffico dal 2013 in poi. Inoltre, i periodi di custodia cautelare e di espiazione della pena subiti dall’imputato sono stati considerati momenti di “cesura”, capaci di interrompere qualsiasi progetto criminoso originario.

3. Assenza di programmazione iniziale: La Corte ha ritenuto implausibile che, al momento dell’adesione al clan mafioso nel 2005, l’imputato avesse già programmato di commettere, sette anni dopo, un favoreggiamento per un altro clan e, successivamente, di avviare un traffico di droga in un’altra città. Le attività successive sono state viste come frutto di determinazioni estemporanee e non come l’attuazione di un piano prestabilito.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce che per ottenere il beneficio della continuazione, la difesa deve fornire prove concrete di un’unica programmazione delittuosa che preceda la commissione del primo reato. La semplice successione di crimini, anche se commessi dalla stessa persona, non basta a configurare un medesimo disegno criminoso. Elementi come la diversità dei beni giuridici lesi, dei sodali, dei contesti territoriali e, soprattutto, la distanza temporale e i periodi di detenzione, costituiscono solidi indicatori della pluralità dei progetti criminali, escludendo l’applicazione di un trattamento sanzionatorio unificato.

Due associazioni criminali, una mafiosa e una dedita al narcotraffico, possono essere considerate un unico reato?
No. La Corte di Cassazione ribadisce che si tratta di due reati distinti che concorrono tra loro. Non sussiste un rapporto di specialità, soprattutto quando, come nel caso di specie, le condotte criminose sono distinguibili per collocazione temporale, contesto associativo e attività illecite realizzate.

Cosa serve per dimostrare l’esistenza di un unico disegno criminoso tra più reati?
Non è sufficiente una generica propensione a delinquere. È necessario provare l’esistenza di un’ideazione unitaria e anticipata di più violazioni di legge, già presenti nella mente del reo nella loro specificità. Tale prova si ricava da indici concreti come l’omogeneità delle violazioni, la contiguità spazio-temporale, le modalità della condotta e la prova che i reati successivi fossero programmati, almeno nelle linee essenziali, già al momento della commissione del primo.

Un periodo di detenzione può interrompere un presunto disegno criminoso?
Sì. La sentenza valorizza i periodi di restrizione intervenuti tra i fatti come elementi interruttivi di un eventuale progetto unitario originario. Questi periodi vengono considerati una “cesura” che spezza la continuità programmatica richiesta per il riconoscimento della continuazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati