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Disegno criminoso: quando non c’è continuazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento del vincolo della continuazione tra tre reati eterogenei (ricettazione e due truffe). Secondo la Corte, l’assenza di un medesimo disegno criminoso è evidente data la distanza temporale, la diversità dei reati e del modus operandi. Un generico scopo di lucro non è sufficiente a unificare le condotte in un piano preordinato.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Continuazione tra Reati

Il concetto di disegno criminoso è fondamentale nel diritto penale per l’applicazione dell’istituto del reato continuato, che consente di mitigare la pena per chi commette più reati legati da un piano unitario. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 16074/2025) offre un importante chiarimento sui rigidi criteri necessari per riconoscere tale vincolo, specialmente quando i reati sono eterogenei e commessi a grande distanza di tempo.

I Fatti del Caso in Analisi

Il caso riguarda un individuo condannato con tre sentenze separate e definitive. La prima, del 2009, per la ricettazione di un assegno bancario commessa nel 2007. Le altre due, del 2016 e del 2023, per reati di truffa: una ai danni dell’INPS, realizzata con modalità seriali e con l’aiuto di un complice, e l’altra ai danni di una società privata.

L’interessato si è rivolto al giudice dell’esecuzione chiedendo di riconoscere il vincolo della continuazione tra i tre reati. La sua tesi era che tutte le azioni, seppur diverse, fossero parte di un unico disegno criminoso finalizzato a reperire risorse economiche per finanziare la sua attività lavorativa.

La Decisione del Giudice dell’Esecuzione

Il Tribunale di Roma, in funzione di giudice dell’esecuzione, ha respinto la richiesta. La decisione si fondava sull’assenza di elementi comuni tra le tre vicende. Il giudice ha evidenziato:

* Eterogeneità dei reati: Si passava dalla ricettazione di un titolo di credito a truffe seriali complesse.
* Distanza temporale: I reati erano stati commessi a distanza di anni.
* Modus operandi differente: Le modalità di esecuzione erano diverse, e in alcuni casi prevedevano il coinvolgimento di complici assenti in altri.

L’unico elemento di apparente contatto, ovvero l’uso della frode, è stato ritenuto insufficiente per configurare un medesimo disegno criminoso.

Le Motivazioni della Cassazione: Requisiti Rigorosi per la Continuazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la linea del Tribunale e ribadendo i principi consolidati in materia. Per riconoscere la continuazione, non basta un generico programma delinquenziale. È necessaria una deliberazione iniziale che abbracci tutti gli episodi futuri, almeno nelle loro linee essenziali.

La Corte ha specificato che la valutazione deve basarsi su indicatori concreti e oggettivi, quali:

1. Omogeneità delle violazioni e del bene giuridico protetto.
2. Contiguità spazio-temporale tra le condotte.
3. Modalità della condotta e sistematicità delle azioni.

Nel caso specifico, il giudice dell’esecuzione aveva correttamente valutato la disomogeneità geografica, la diversità dei reati, la presenza di complici solo in alcuni episodi e le differenze nel modus operandi. Questi fattori indicavano chiaramente l’autonomia delle singole condotte criminali, frutto di determinazioni estemporanee e non di un piano unitario concepito fin dall’inizio.

La critica del ricorrente è stata giudicata una richiesta di rivalutazione del merito dei fatti, attività preclusa al giudice di legittimità, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Conclusioni: L’Importanza degli Indicatori Concreti

La sentenza in esame rafforza un principio cardine: per ottenere il beneficio del reato continuato, non è sufficiente allegare uno scopo generico, come quello di lucro. È indispensabile dimostrare, attraverso indicatori fattuali precisi e concreti, che al momento della commissione del primo reato, i successivi episodi delittuosi erano già stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali. La mancanza di tali elementi porta a escludere l’esistenza di un unico disegno criminoso, con la conseguenza che le pene per i singoli reati verranno cumulate secondo le regole ordinarie, risultando in un trattamento sanzionatorio più severo.

Quando si può riconoscere un unico disegno criminoso tra reati diversi?
Per riconoscere un unico disegno criminoso è necessaria la presenza di indicatori concreti, come l’omogeneità delle violazioni, la contiguità di tempo e luogo, le medesime modalità della condotta e la prova che i reati successivi fossero già programmati, almeno nelle loro linee essenziali, al momento della commissione del primo.

Un generico scopo di lucro è sufficiente per dimostrare un disegno criminoso?
No. Secondo la Corte, un programma di attività delinquenziale meramente generico o un semplice scopo di lucro non sono sufficienti. È necessaria l’individuazione di un piano specifico fin dalla commissione del primo episodio, con una deliberazione che non sia generica ma che abbracci tutti i reati successivi.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di contestare un errore di diritto, si limitava a criticare la valutazione dei fatti operata dal giudice dell’esecuzione. Questo tipo di critica, che sollecita una nuova valutazione del merito, è estranea al giudizio di legittimità della Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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