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Disegno criminoso: quando non c’è continuazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14976 del 2019, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento del vincolo della continuazione tra due reati associativi. L’imputato, partecipe di due distinte organizzazioni criminali dedite al narcotraffico in periodi diversi e con ruoli differenti, non ha potuto beneficiare dell’istituto del disegno criminoso. La Corte ha stabilito che la semplice omogeneità dei reati e del contesto non basta a provare un’unica programmazione iniziale, essendo le due associazioni risultate distinte per composizione soggettiva, struttura e finalità operative.

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Pubblicato il 17 agosto 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso e Associazioni Criminali: La Cassazione Chiarisce i Limiti

L’istituto della continuazione, che permette di unificare più reati sotto un unico disegno criminoso, è un concetto fondamentale del diritto penale. Ma cosa succede quando un soggetto partecipa a due distinte associazioni criminali? Possono essere considerate parte di un unico piano? La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, offre un’importante chiave di lettura, sottolineando la necessità di un’analisi concreta e non aprioristica.

I Fatti del Caso

Il ricorrente, condannato con due sentenze separate, chiedeva al giudice dell’esecuzione di riconoscere il vincolo della continuazione tra due delitti associativi previsti dall’art. 74 del D.P.R. 309/1990. In particolare, le condanne riguardavano:
1. La partecipazione, dal 1981 al 2000, a un’associazione dedita al narcotraffico diretta da un noto boss, con un ruolo di collaboratore del padre nella gestione dello spaccio in una specifica zona.
2. La costituzione, organizzazione e direzione, a partire dal 1999, di una nuova e distinta associazione, sempre finalizzata al traffico di stupefacenti, in particolare all’importazione dalla Spagna, in collaborazione con altri gruppi criminali.

La Corte di Appello di Napoli, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva respinto l’istanza, evidenziando come si trattasse di due aggregazioni criminali diverse per momento storico, composizione soggettiva e ruolo del condannato. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo l’unicità dell’aggregazione criminale e del programma delinquenziale.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Disegno Criminoso

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno confermato l’orientamento della Corte d’Appello, rigettando la tesi difensiva di un unico disegno criminoso. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa dei presupposti necessari per l’applicazione dell’art. 81, comma 2, del codice penale, che disciplina la continuazione.

Analisi dei Principi Giuridici

La Cassazione ribadisce che la nozione di “medesimo disegno criminoso” richiede un’originaria e unitaria programmazione di una pluralità di reati. Non è sufficiente una generica tendenza a delinquere o una “scelta di vita” criminale. Deve esistere, fin dall’inizio, un piano deliberato, anche se non dettagliato in ogni suo aspetto, volto al conseguimento di un fine specifico. Questo piano unitario non può essere desunto semplicemente dalla somiglianza dei reati commessi o dal contesto in cui maturano.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ritenuto la motivazione dell’ordinanza impugnata corretta e ben fondata. Le ragioni principali per escludere il disegno criminoso sono state individuate nei seguenti elementi:

* Diversità dei Sodalizi: Le due associazioni erano nettamente distinte. La prima era un’organizzazione consolidata, eterodiretta (guidata da un altro capo), in cui il ricorrente aveva un ruolo subalterno di gestione dello spaccio locale. La seconda, invece, era stata costituita, organizzata e diretta dallo stesso ricorrente insieme al padre, con un focus sull’importazione internazionale di stupefacenti e con nuove alleanze criminali.
* Evoluzione del Ruolo: Il passaggio da collaboratore a vertice organizzativo di una nuova associazione segna una rottura, non una continuità. Questa evoluzione non era un logico sviluppo preventivato del primo sodalizio, ma il frutto di una nuova e autonoma volontà illecita, basata sull’esperienza criminale precedentemente maturata.
* Assenza di Programmazione Unitaria: Non è emerso alcun elemento per ritenere che, al momento dell’adesione alla prima associazione, il ricorrente avesse già programmato di costituirne una seconda. La seconda iniziativa criminale è nata da sviluppi nuovi e non prevedibili, incompatibili con l’identità di un unico disegno criminoso preesistente.

In sostanza, i giudici hanno ricondotto le condotte a una scelta di vita improntata all’illegalità nel settore degli stupefacenti, ma non a un’unica ideazione criminosa che abbracciasse entrambe le partecipazioni associative.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza consolida un principio fondamentale: per il riconoscimento della continuazione tra reati, specialmente in contesti associativi, è necessaria una prova rigorosa di un’unica matrice ideativa e deliberativa. Non bastano l’omogeneità dei reati, la contiguità temporale o la somiglianza del contesto operativo. La decisione impone ai giudici di merito un’indagine concreta e specifica sulla natura dei sodalizi, sulla loro operatività, sulla loro continuità nel tempo e sul ruolo effettivo ricoperto dall’imputato. L’appartenenza successiva a distinte organizzazioni, anche se operanti nello stesso settore criminale, difficilmente potrà essere unificata sotto un unico disegno criminoso se la seconda rappresenta una nuova iniziativa imprenditoriale-criminale, nata da autonome volizioni e non da un piano originario.

Partecipare a due diverse associazioni criminali può essere considerato un unico disegno criminoso?
No, di regola non è possibile se le due associazioni sono distinte per composizione, struttura, periodo storico e finalità, e se non vi è prova di un’unica programmazione iniziale che le comprenda entrambe.

Cosa si intende per ‘medesimo disegno criminoso’ ai fini della continuazione tra reati?
Si intende una programmazione iniziale e una deliberazione unitaria di compiere una pluralità di reati, finalizzati al conseguimento di un unico scopo. Non è sufficiente una generica tendenza a delinquere o una scelta di vita criminale.

Quali elementi ha considerato la Corte per escludere il disegno criminoso nel caso di specie?
La Corte ha considerato la diversità dei contesti associativi, la differente composizione soggettiva delle due organizzazioni, la significativa divergenza di ruolo del ricorrente (da collaboratore a vertice) e l’assenza di prova che la seconda associazione fosse uno sviluppo logico e preventivato della prima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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