LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Disegno criminoso: quando la distanza temporale lo esclude

La Corte di Cassazione conferma la decisione di un tribunale che negava il riconoscimento della continuazione tra reati a causa della notevole distanza temporale tra di essi. L’ordinanza chiarisce che l’omogeneità dei reati non è sufficiente a provare un unico disegno criminoso, specialmente quando gli illeciti sono commessi a distanza di mesi o anni, elemento che fa presumere l’assenza di un piano unitario iniziale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso e Reato Continuato: La Cassazione Sottolinea l’Importanza della Distanza Temporale

Il concetto di disegno criminoso è fondamentale nel diritto penale per l’applicazione dell’istituto del reato continuato, che permette di unificare sotto un’unica pena più violazioni della legge penale. Tuttavia, non basta che i reati siano simili per natura. Con l’ordinanza n. 5273/2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: una significativa distanza temporale tra i reati fa presumere l’assenza di un’unica programmazione iniziale, a meno di prove contrarie.

I Fatti del Caso

Un soggetto si rivolgeva al giudice dell’esecuzione per ottenere il riconoscimento della continuazione tra diversi reati contro il patrimonio, per i quali era stato giudicato separatamente. L’obiettivo era ottenere una pena complessiva più mite, unificando i reati sotto un unico disegno criminoso. Il Tribunale di Biella, tuttavia, accoglieva solo parzialmente la richiesta, escludendo la continuazione per alcuni dei reati contestati. Contro questa decisione, l’interessato proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che il giudice avesse ignorato l’omogeneità delle condotte e la loro sostanziale contiguità, elementi che, a suo dire, avrebbero dovuto comprovare l’esistenza di un piano unitario.

L’Analisi della Corte di Cassazione sul Disegno Criminoso

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo un’importante lezione sui criteri per l’identificazione del disegno criminoso. I giudici hanno chiarito che, anche in fase esecutiva, il riconoscimento della continuazione richiede una verifica approfondita e rigorosa. Non è sufficiente una valutazione superficiale basata su meri indici.

La Corte ha specificato che l’omogeneità dei reati (tutti contro il patrimonio) e la contiguità spazio-temporale sono solo alcuni degli elementi rivelatori. Questi indici, sebbene indicativi di una certa scelta delinquenziale, non bastano da soli a dimostrare che tutti gli illeciti siano frutto di un’unica deliberazione iniziale. È necessario provare che, al momento della commissione del primo reato, i successivi fossero già stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali.

La Presunzione di Pluralità di Intenti

Il punto centrale della decisione riguarda il fattore tempo. La Corte ha dato pieno supporto alla valutazione del giudice di merito, che aveva negato la continuazione evidenziando la ‘cesura temporale’ tra i reati, commessi a distanza variabile ‘da mesi ad anni’.

Secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale citato nell’ordinanza, quando i reati sono commessi a notevole distanza l’uno dall’altro, si deve presumere, salvo prova contraria, che la commissione dei fatti successivi non potesse essere stata progettata specificamente al momento del primo reato. Questa presunzione di pluralità di intenti criminali fa venir meno il presupposto stesso della continuazione.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano sulla coerenza e logicità della decisione del giudice dell’esecuzione. Quest’ultimo ha correttamente applicato i principi di diritto, individuando elementi decisivi per escludere l’unicità del disegno criminoso. La notevole distanza temporale, unita all’assenza di altri elementi probatori a sostegno della tesi del ricorrente, ha dimostrato l’esistenza di un programma delinquenziale a carattere ‘indeterminato e temporalmente indefinito’. Un simile programma, che si adatta alle circostanze del momento piuttosto che seguire un piano prestabilito, è incompatibile con la nozione di un’unica e antecedente risoluzione criminosa richiesta dall’art. 671 del codice di procedura penale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale per la difesa in ambito penale. Per ottenere il riconoscimento del reato continuato, non è sufficiente evidenziare la somiglianza tra i crimini commessi. È indispensabile fornire elementi concreti che dimostrino un’unica programmazione originaria. Quando i fatti sono separati da un lungo intervallo di tempo, l’onere della prova a carico di chi invoca la continuazione diventa significativamente più gravoso. La decisione sottolinea che un’attività criminale protratta nel tempo viene più facilmente interpretata come una scelta di vita delinquenziale, caratterizzata da decisioni estemporanee, piuttosto che come l’attuazione di un singolo piano iniziale.

Perché la somiglianza tra più reati non è sempre sufficiente per riconoscere il disegno criminoso unico?
Secondo la Corte, l’omogeneità delle condotte e la vicinanza temporale sono solo indici, ma non prove conclusive. È necessaria una verifica rigorosa per accertare che i reati successivi fossero stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, già al momento della commissione del primo.

Qual è il ruolo della distanza temporale tra i reati nella valutazione del disegno criminoso?
Una significativa distanza temporale tra i reati (mesi o anni) crea una presunzione contraria all’esistenza di un unico disegno criminoso. Si presume, salvo prova contraria, che i reati successivi non fossero stati specificamente pianificati all’inizio, ma derivino da nuove e distinte risoluzioni criminali.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Significa che il ricorso non possiede i requisiti legali per essere esaminato nel merito. Di conseguenza, la decisione del giudice precedente viene confermata e il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria per aver presentato un’impugnazione non consentita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati