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Disegno criminoso: quando i reati non sono uniti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 46883/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva l’applicazione del reato continuato per due diverse sentenze. La Corte ha ribadito che il riconoscimento di un unico disegno criminoso spetta al giudice di merito e non può essere rivalutato in sede di legittimità se la motivazione è logica e congrua. Nel caso specifico, l’adesione a un’associazione per delinquere in un momento successivo alla commissione di un reato di spaccio ha escluso l’esistenza di un piano unitario originario.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: La Cassazione Chiarisce i Limiti per il Riconoscimento

L’istituto del disegno criminoso, previsto dall’articolo 81 del codice penale, è uno strumento fondamentale per mitigare il trattamento sanzionatorio quando più reati sono legati da un’unica programmazione. Tuttavia, la sua applicazione, specialmente in fase esecutiva, è soggetta a rigorosi criteri. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione torna a delineare i confini tra un piano criminale unitario e una semplice propensione a delinquere, stabilendo che la valutazione dei fatti spetta insindacabilmente al giudice di merito, se la sua motivazione è immune da vizi logici.

I Fatti del Caso

Un soggetto, già condannato con due distinte sentenze, presentava un’istanza alla Corte d’Appello, in funzione di giudice dell’esecuzione, per ottenere il riconoscimento della continuazione tra i reati giudicati. La richiesta mirava a unificare le pene sotto un unico disegno criminoso. La Corte d’Appello rigettava l’istanza, motivando che l’adesione del soggetto a un’associazione dedita al narcotraffico era avvenuta in un’epoca successiva alla commissione del singolo reato di spaccio di stupefacenti. Inoltre, veniva evidenziata l’eterogeneità dei contesti in cui i due reati erano stati commessi, elementi che, nel loro complesso, escludevano la sussistenza di un’originaria e unitaria programmazione criminale. Avverso tale decisione, l’interessato proponeva ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici di legittimità hanno sottolineato che il ricorso si basava su censure di tipo “confutativo”, ovvero tentava di ottenere una nuova e diversa valutazione degli elementi di fatto, attività preclusa in sede di Cassazione. Il ruolo della Corte, infatti, non è quello di riesaminare il merito della vicenda, ma di verificare la correttezza logico-giuridica della decisione impugnata.

I Criteri per il Riconoscimento del Disegno Criminoso

La Corte ha colto l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia. Per riconoscere il disegno criminoso è necessario che l’agente si sia rappresentato e abbia deliberato, fin dall’inizio, una serie di condotte criminose, concepite almeno nelle loro caratteristiche essenziali. Questo non va confuso con un generico “programma di vita delinquenziale”, che esprime solo una propensione alla devianza. Gli indicatori per accertare l’unicità del piano includono:

* L’omogeneità delle violazioni e dei beni giuridici protetti.
* La contiguità spaziale e temporale dei fatti.
* Le modalità della condotta e le causali.
* La sistematicità e le abitudini di vita.

Non è necessario che tutti questi indicatori siano presenti contemporaneamente, ma quelli presenti devono essere significativi.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio cardine del processo penale: la netta separazione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Il giudice dell’esecuzione (in questo caso la Corte d’Appello) ha il compito di apprezzare i fatti e gli indici concreti per decidere se sussista o meno un disegno criminoso. Questa valutazione è discrezionale e, se sorretta da una motivazione adeguata, congrua e priva di vizi logici o travisamenti dei fatti, diventa insindacabile in Cassazione.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione lineare e coerente, escludendo l’unicità del piano criminale sulla base della successione temporale dei reati e della diversità dei contesti. Il ricorso, invece di evidenziare vizi logici nella decisione, si limitava a proporre una lettura alternativa degli stessi fatti, cercando di sostituire l’apprezzamento del giudice di merito con quello della parte. Tale approccio è stato ritenuto inammissibile, in quanto si traduce in una richiesta di rilettura del fatto, estranea alle funzioni della Corte di Cassazione. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: il riconoscimento del disegno criminoso non è automatico ma richiede una rigorosa prova di un’originaria e unitaria programmazione dei reati. La valutazione di tale prova è di competenza esclusiva del giudice di merito. Per chi intende impugnare una decisione negativa in Cassazione, non è sufficiente proporre una diversa interpretazione dei fatti; è necessario dimostrare che la decisione del giudice inferiore è viziata da illogicità manifesta o da un errore macroscopico nell’interpretazione delle prove, un onere probatorio estremamente difficile da assolvere.

Cosa si intende per ‘disegno criminoso’ ai fini della continuazione dei reati?
Per disegno criminoso si intende un piano unitario in cui l’agente si rappresenta e delibera fin dall’inizio una serie di condotte illecite per conseguire un determinato fine. Non è sufficiente una generica propensione a delinquere, ma è necessaria una programmazione originaria dei reati, almeno nelle loro linee essenziali.

Può la Corte di Cassazione rivalutare i fatti per accertare l’esistenza di un disegno criminoso?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito gli elementi di fatto. Il suo compito è verificare la correttezza logico-giuridica della motivazione del giudice di merito. L’accertamento degli indici che provano il disegno criminoso è insindacabile in sede di legittimità se la decisione è sorretta da una motivazione adeguata e priva di vizi logici.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che il ricorso non venga esaminato nel merito. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, in assenza di elementi che escludano la sua colpa, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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