Disegno Criminoso: La Cassazione Nega la Continuazione tra Reati Distanti nel Tempo
Nel diritto penale, il concetto di disegno criminoso è fondamentale per stabilire se più reati, commessi anche in momenti diversi, possano essere considerati come un’unica violazione continuata. Recentemente, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27896/2025, è tornata su questo tema, chiarendo i criteri per negare tale unicità. La Corte ha stabilito che un consistente intervallo temporale tra le condotte illecite è un elemento chiave che può smontare la tesi di un piano unitario, anche in presenza di fattori personali come la tossicodipendenza.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto contro un’ordinanza del Tribunale. Quest’ultimo, in qualità di giudice dell’esecuzione, aveva negato la sussistenza di un unico disegno criminoso che legasse diverse condotte delittuose per le quali il ricorrente era stato condannato. L’imputato sosteneva che i suoi reati fossero parte di un unico progetto, chiedendo di conseguenza l’applicazione del più favorevole istituto della continuazione, che avrebbe unificato le pene. La sua difesa faceva leva anche sulla sua condizione di tossicodipendenza, presentata come il motore unificante delle sue azioni criminali.
La Valutazione del Disegno Criminoso da Parte della Cassazione
La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, lo ha dichiarato inammissibile. I giudici hanno confermato la correttezza della valutazione effettuata dal Tribunale, sottolineando come la decisione fosse ben motivata, logica e aderente alla normativa vigente. Secondo la Corte, l’esclusione di un’anticipata e unitaria deliberazione da parte del ricorrente era un apprezzamento di fatto, insindacabile in sede di legittimità se, come in questo caso, adeguatamente motivato.
Le Motivazioni
Le motivazioni della Corte si sono concentrate su tre punti principali:
1. L’Intervallo Temporale: Il fattore decisivo è stato il “consistente intervallo temporale” che separava le diverse condotte delittuose. Questo elemento, secondo i giudici, rivelava la natura “estemporanea” dei reati, ovvero il fatto che fossero stati commessi occasionalmente e non in esecuzione di un piano prestabilito. La distanza nel tempo tra un’azione e l’altra è stata considerata una prova contro l’esistenza di un’unica ideazione criminale.
2. L’Irrilevanza della Tossicodipendenza: La Corte ha ritenuto che lo stato di tossicodipendenza del ricorrente non avesse avuto una “non rilevante incidenza” sull’ideazione criminosa. In altre parole, la dipendenza non è stata considerata un elemento sufficiente a dimostrare che tutti i reati fossero il frutto di un unico progetto finalizzato, ad esempio, a procurarsi i mezzi per acquistare sostanze stupefacenti. La valutazione del giudice di merito, che aveva già considerato e ridimensionato questo aspetto, è stata ritenuta “congruamente apprezzata”.
3. La Logicità della Valutazione di Merito: La Cassazione ha ribadito il principio secondo cui la valutazione sull’esistenza o meno di un disegno criminoso è un giudizio di fatto che spetta al giudice dell’esecuzione. Tale giudizio, se basato su una valutazione logica e aderente ai dati processuali, non può essere messo in discussione in sede di legittimità.
Le Conclusioni
In conclusione, con questa ordinanza, la Corte di Cassazione rafforza un principio consolidato: per poter parlare di disegno criminoso non è sufficiente che i reati siano dello stesso tipo o motivati da una condizione personale come la tossicodipendenza. È necessario dimostrare l’esistenza di un piano unitario e deliberato a priori. Un lungo lasso di tempo tra i reati è un forte indicatore contrario. La decisione comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, confermando di fatto la separazione delle pene originarie.
Un lungo intervallo di tempo tra due reati può escludere il disegno criminoso?
Sì. Secondo la Corte, un consistente intervallo temporale è un forte indicatore della natura estemporanea e non pianificata delle condotte, rendendo difficile sostenere l’esistenza di un unico piano criminale.
Lo stato di tossicodipendenza è sufficiente per dimostrare l’esistenza di un disegno criminoso?
No. Nell’ordinanza si chiarisce che la tossicodipendenza, pur essendo un elemento da considerare, non è di per sé sufficiente a provare un’unica ideazione criminosa, specialmente se altri elementi, come il tempo trascorso tra i reati, depongono in senso contrario.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non entra nel merito della questione. La decisione impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, a una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 27896 Anno 2025
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
Penale Ord. Sez. 7 Num. 27896 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 05/06/2025
Composta da
– Presidente –
NOME COGNOME
CC – 05/06/2025
R.G.N. 8409/2025
ALESSANDRO CENTONZE
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a XXXXXXXX il 09/06/1979
avverso l’ordinanza del 20/01/2025 del TRIBUNALE di XXXXXX
Dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Visti gli atti e l’ordinanza impugnata;
esaminato il ricorso;
Ritenuto che esso Ł manifestamente infondato, in quanto inerente al tema della unicità di disegno criminoso, esclusa dal giudice dell’esecuzione alla stregua di valutazione logica e aderente al dato normativo;
che tale valutazione Ł saldamente ancorata all’ineccepibile rilievo della ravvisata estemporaneità delle condotte delittuose in pretesa continuazione, rivelata dal consistente intervallo temporale che le separa;
che la non rilevante incidenza, sull’ideazione criminosa, dello stato di tossicodipendenza Ł stata congruamente apprezzata;
che l’esclusione di un’anticipata e unitaria deliberazione Ł frutto di apprezzamento che, all’evidenza dunque, risulta incensurabile in sede di legittimità;
Considerato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. IN CASO DI DIFFUSIONE DEL PRESENTE PROVVEDIMENTO OMETTERE LE GENERALITA’ E GLI ALTRI DATI IDENTIFICATIVI A NORMA DELL’ART. 52 D.LGS. 196/03 E SS.MM.
Così Ł deciso, 05/06/2025
Il Consigliere estensore NOME COGNOME
Il Presidente NOME COGNOME