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Disegno criminoso: quando i reati non sono uniti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo che chiedeva il riconoscimento di un unico disegno criminoso per reati commessi in un arco temporale di quattro anni, in luoghi diversi e con modalità differenti. La Corte ha confermato la decisione del giudice dell’esecuzione, sottolineando che la mancanza di vicinanza cronologica e l’eterogeneità delle condotte escludono l’esistenza di un piano unitario, requisito fondamentale per l’applicazione dell’istituto della continuazione.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato: Quando Manca l’Unicità del Disegno Criminoso

L’istituto del reato continuato, disciplinato dall’articolo 81 del codice penale, rappresenta una figura giuridica di fondamentale importanza, poiché consente di mitigare il trattamento sanzionatorio per chi commette più reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede la prova rigorosa di un piano unitario e preordinato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini di questo concetto, negando il vincolo della continuazione per reati commessi in un ampio arco temporale e con modalità eterogenee.

Il Caso: Reati Eterogenei e la Richiesta di Continuazione

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato per una serie di reati commessi tra il 2014 e il 2018. Le condotte illecite erano state poste in essere in luoghi geografici differenti, con modalità esecutive diverse e, in alcuni casi, con l’ausilio di complici diversi. L’interessato aveva presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere il riconoscimento del vincolo della continuazione tra i vari reati, sostenendo che fossero tutti parte di un unico disegno criminoso.

La Decisione della Cassazione sul Disegno Criminoso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando pienamente la valutazione del giudice dell’esecuzione. Secondo gli Ermellini, l’istanza del ricorrente era priva della prova fondamentale richiesta dalla legge: la sussistenza di un’unica programmazione deliberata fin dall’origine.

Gli Indici Sintomatici del Disegno Criminoso

Per stabilire l’esistenza di un disegno criminoso, la giurisprudenza ha individuato una serie di elementi sintomatici che devono essere valutati nel loro complesso. Tra questi figurano:

* La vicinanza cronologica tra i fatti.
* L’omogeneità della causale e delle condizioni di tempo e luogo.
* La somiglianza nelle modalità delle condotte.
* La tipologia dei reati e del bene giuridico tutelato.

Nel caso di specie, questi elementi mancavano completamente. L’ampio lasso temporale (quattro anni), la diversità dei luoghi, delle modalità esecutive e dei complici coinvolti dimostravano, al contrario, che le azioni del condannato erano state determinate dalle contingenze del momento piuttosto che da un piano preordinato.

Le Motivazioni

La Corte ha sottolineato come la decisione del giudice dell’esecuzione fosse logica, coerente e giuridicamente corretta. I giudici di merito avevano correttamente evidenziato che i reati, commessi in tempi e con modalità differenti, non potevano essere legati dal vincolo della continuazione. La motivazione del provvedimento impugnato non era né apparente né manifestamente illogica, ma fondata su una corretta interpretazione dell’articolo 81, secondo comma, del codice penale e sui consolidati principi giurisprudenziali in materia. La Suprema Corte ha ribadito che l’unicità del disegno criminoso ricorre solo quando i singoli reati sono parte integrante di un unico programma deliberato fin dall’inizio, a cui si aggiunge di volta in volta solo l’elemento volitivo necessario per l’attuazione.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza riafferma il principio secondo cui per il riconoscimento del reato continuato non è sufficiente una generica inclinazione a delinquere, ma è necessaria la prova concreta di un’unica e preventiva deliberazione criminosa. La conseguenza diretta per il ricorrente è stata non solo la conferma della decisione sfavorevole, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro. Questa decisione serve da monito sull’importanza di fondare i ricorsi su basi solide, poiché l’assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità non è presunta e deve essere dimostrata.

Quando si può parlare di un unico ‘disegno criminoso’ tra più reati?
Si può parlare di un unico disegno criminoso quando i singoli reati costituiscono parte integrante di un programma deliberato fin dall’origine nelle sue linee essenziali per conseguire un determinato fine. Gli indici che ne rivelano la sussistenza sono la vicinanza cronologica, l’identità della causale, le condizioni di tempo e luogo, le modalità delle condotte e l’omogeneità delle violazioni.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la decisione del giudice dell’esecuzione era considerata logica, coerente e non manifestamente illogica. Il giudice aveva correttamente escluso la continuazione, dato che i reati erano stati commessi in un ampio arco temporale (2014-2018), in luoghi diversi e con modalità eterogenee, elementi che contraddicono l’esistenza di un piano unitario iniziale.

Quali sono le conseguenze per chi propone un ricorso dichiarato inammissibile in queste circostanze?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della cassa delle ammende, in quanto non sono emersi elementi per ritenere che il ricorso fosse stato proposto senza colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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