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Disegno criminoso: quando i reati non sono uniti

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di un giudice dell’esecuzione che negava il riconoscimento del vincolo della continuazione tra tre diverse condanne. La Corte ha stabilito che la notevole distanza temporale, la diversità dei luoghi, delle modalità esecutive, dei complici e dei beni giuridici tutelati (patrimonio e fede pubblica) impediscono di configurare un medesimo disegno criminoso. Per la sussistenza di tale istituto, è necessario che i reati successivi siano stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, già al momento della commissione del primo, non essendo sufficiente una generica propensione a delinquere.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno criminoso: quando i reati non sono uniti

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, fornisce chiarimenti cruciali sulla corretta applicazione del disegno criminoso, un concetto fondamentale per determinare la pena in caso di reati multipli. Nell’ambito del diritto penale, il riconoscimento della “continuazione” tra più illeciti può portare a un trattamento sanzionatorio più favorevole per il condannato. Tuttavia, come dimostra questo caso, i giudici richiedono prove concrete di un piano unitario e non si accontentano di una mera successione di delitti.

I Fatti del Caso

Una persona condannata con tre sentenze definitive ha presentato istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere il riconoscimento del vincolo della continuazione tra i reati.
Le condanne erano relative a:
1. Un furto, giudicato dal Tribunale di Lecce.
2. Due rapine, giudicate dalla Corte di Appello di Lecce.
3. Il possesso di un documento falso, giudicato dal GIP del Tribunale di Treviso.

Il giudice dell’esecuzione ha rigettato la richiesta, evidenziando le significative differenze tra i reati. In particolare, ha sottolineato la diversità del bene giuridico protetto tra il reato di falso (fede pubblica) e i reati contro il patrimonio (furto e rapina), oltre alla diversa localizzazione geografica. Per quanto riguarda il furto e le rapine, pur essendo tutti reati contro il patrimonio, il giudice ha rilevato una considerevole distanza temporale (oltre un anno e mezzo), modalità di esecuzione differenti e la presenza di correi diversi, elementi ritenuti sufficienti per escludere un piano criminoso unitario.

La Decisione della Corte di Cassazione e il concetto di disegno criminoso

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del giudice dell’esecuzione, rigettando il ricorso dell’imputato. La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia di disegno criminoso, distinguendolo nettamente da un generico stile di vita delinquenziale.

L’eterogeneità dei Reati

I giudici hanno innanzitutto confermato che la diversità del bene giuridico tutelato è un forte indicatore contro l’esistenza di un piano unitario. Il possesso di un documento falso a Treviso e i reati contro il patrimonio commessi a Lecce sono stati considerati episodi distinti, non solo per la distanza geografica ma anche per la natura intrinsecamente diversa degli illeciti, che difficilmente possono essere ricondotti a una programmazione iniziale comune.

La Distanza Temporale e le Diverse Modalità

Anche per i reati contro il patrimonio (furto e rapine), la Corte ha ritenuto corretta la valutazione del giudice di merito. Un lasso di tempo di oltre diciotto mesi, unito a modalità operative non sovrapponibili e al coinvolgimento di complici diversi, sono stati interpretati come la prova che i reati non erano stati pianificati sin dall’inizio, ma erano piuttosto il frutto di decisioni estemporanee, prese cogliendo le singole occasioni.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine: l’identità del disegno criminoso non coincide con un generico “programma di vita delinquenziale”. Non basta che una persona decida di vivere commettendo reati; è necessario che, al momento della commissione del primo reato, l’agente si sia già rappresentato e abbia deliberato di compiere una serie specifica di ulteriori crimini, programmandoli almeno nelle loro linee essenziali (luogo, tempo, modalità, tipo di reato).

Citando importanti precedenti, tra cui una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 28659/2017), la Corte ha specificato che il riconoscimento della continuazione richiede una verifica approfondita di indicatori concreti, quali:
– L’omogeneità delle violazioni e del bene protetto.
– La contiguità spazio-temporale.
– Le modalità della condotta e la sistematicità.

Se i reati successivi appaiono frutto di determinazioni estemporanee, nate da occasioni contingenti, il vincolo della continuazione non può essere riconosciuto, anche in presenza di alcuni degli indici sopra menzionati.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce la necessità di un’analisi rigorosa e fattuale per l’applicazione dell’istituto della continuazione. Per i professionisti del diritto e per i loro assistiti, emerge chiaramente che per sostenere con successo una richiesta di riconoscimento del disegno criminoso è indispensabile fornire elementi concreti che dimostrino una pianificazione originaria e unitaria. La sola vicinanza temporale o la somiglianza dei reati non sono, di per sé, elementi sufficienti. I giudici valuteranno ogni circostanza per distinguere un piano criminoso preordinato da una semplice, seppur costante, inclinazione a delinquere.

Cosa si intende per medesimo disegno criminoso secondo la Corte di Cassazione?
Per medesimo disegno criminoso si intende un piano in cui l’agente si è preventivamente rappresentato e ha deliberato unitariamente una serie di condotte criminose. Non è sufficiente una generica propensione a delinquere, ma è necessaria una programmazione dei reati successivi, almeno nelle loro linee essenziali, già al momento della commissione del primo.

Perché è stata negata la continuazione tra il reato di falso e quelli contro il patrimonio?
La continuazione è stata negata a causa della diversità (eterogeneità) del bene giuridico tutelato (fede pubblica per il falso, patrimonio per furto e rapina) e della diversità del luogo di commissione. Questi elementi sono stati ritenuti decisivi per escludere che i reati facessero parte di un unico piano iniziale.

La distanza temporale tra i reati è un fattore decisivo per escludere il disegno criminoso?
Sì, la considerevole distanza temporale (in questo caso, oltre un anno e mezzo tra il furto e le rapine), unita ad altri elementi come le diverse modalità di esecuzione e la presenza di complici differenti, è un fattore fondamentale. Suggerisce che i reati non sono stati commessi in esecuzione di un piano unitario, ma sono il risultato di determinazioni autonome ed estemporanee.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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