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Disegno criminoso: quando i reati non sono uniti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 5231/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento del disegno criminoso tra due estorsioni. La Corte ha stabilito che la somiglianza dei reati e la vicinanza temporale non sono sufficienti. È necessario dimostrare che il secondo reato fosse parte di un piano originario, non una conseguenza di circostanze nuove e occasionali, come in questo caso, dove era nato dalla necessità di riequilibrare i rapporti tra clan rivali.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso Unico: Non Bastano Reati Simili

Il concetto di disegno criminoso unico è fondamentale nel diritto penale, poiché consente di applicare l’istituto della continuazione e, di conseguenza, un trattamento sanzionatorio più mite per chi commette più reati. Tuttavia, la sua sussistenza non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che la somiglianza delle condotte e la vicinanza temporale non sono sufficienti a provarlo, se i reati successivi nascono da circostanze occasionali e non da un piano deliberato fin dall’inizio.

Il Caso in Esame: Richiesta di Continuazione per Due Estorsioni

Un soggetto, condannato per due distinti episodi di estorsione aggravata dal metodo mafioso, si era rivolto al giudice dell’esecuzione per chiedere il riconoscimento della continuazione tra i due reati. A sostegno della sua tesi, evidenziava l’omogeneità dei crimini, la loro vicinanza temporale (cinque mesi) e il fatto che la vittima fosse la stessa. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto l’istanza, spingendo il condannato a presentare ricorso in Cassazione.

La Valutazione del Giudice sul Disegno Criminoso

Il ricorrente lamentava che il giudice di merito avesse ignorato i principi consolidati della giurisprudenza di legittimità. Sosteneva che gli elementi da lui indicati fossero prova inequivocabile di un unico disegno criminoso. La Corte d’Appello, però, aveva offerto una motivazione differente, ritenuta logica e coerente dalla Cassazione. Pur riconoscendo la stessa indole dei reati, aveva individuato un elemento decisivo per escludere l’unicità del piano: il carattere occasionale ed estemporaneo della seconda azione criminale.

I Principi della Cassazione sul Disegno Criminoso

La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire i criteri per l’identificazione di un unico disegno criminoso, applicabili sia in fase di cognizione che di esecuzione.

Gli Indici Rivelatori non sono Prove Assolute

L’omogeneità delle violazioni, la tutela dello stesso bene giuridico e la contiguità spazio-temporale sono considerati semplici indici. Essi possono suggerire una generica inclinazione a delinquere, ma non dimostrano, di per sé, che i reati siano frutto di un’unica e originaria deliberazione. Per accertare la continuazione è necessaria una verifica rigorosa e approfondita, volta a stabilire se, al momento del primo reato, i successivi fossero già stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali.

La Necessità di un Piano Unitario “Ab Origine”

L’elemento chiave è l’esistenza di un’unica risoluzione criminosa antecedente alla commissione del primo reato. Un programma delinquenziale a carattere indeterminato e temporalmente indefinito è incompatibile con questa nozione. Se il secondo reato non è programmabile fin dall’origine perché legato a eventi contingenti e occasionali, non può essere ricondotto a un piano unitario.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello, ritenendola ben motivata e priva di vizi logici. Il giudice dell’esecuzione aveva correttamente evidenziato che la seconda estorsione non era parte del piano iniziale, ma era scaturita dalla “necessità sopravvenuta di un accordo tra clan per il riequilibrio dei rapporti tra gli stessi al fine di garantirne la coesistenza nel medesimo territorio”. Questa circostanza dimostrava che il secondo reato era il frutto di una nuova e autonoma determinazione volitiva, dettata da contingenze non prevedibili al momento del primo delitto. Di conseguenza, mancava quel piano unitario e preordinato che costituisce il presupposto indispensabile per l’applicazione della continuazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un principio cruciale: per ottenere il riconoscimento della continuazione non basta elencare le somiglianze tra i reati commessi. È onere del richiedente dimostrare, con elementi concreti, che tutti gli episodi criminali erano stati concepiti all’interno di un unico progetto iniziale. Se emergono circostanze che indicano come un reato sia stato occasionato da eventi nuovi e imprevedibili, la tesi del disegno criminoso unico è destinata a fallire. La decisione sottolinea l’importanza di un’analisi fattuale approfondita da parte del giudice di merito, il cui apprezzamento, se logicamente motivato, è insindacabile in sede di legittimità.

Quando si può riconoscere la continuazione tra più reati?
La continuazione si può riconoscere quando è provato che, al momento della commissione del primo reato, i successivi fossero già stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, come parte di un’unica deliberazione criminosa.

La somiglianza dei reati e la vicinanza nel tempo sono sufficienti a dimostrare un unico disegno criminoso?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’omogeneità delle condotte, la vicinanza temporale e l’identità della vittima sono solo indici rivelatori. Da soli, non sono sufficienti a provare l’esistenza di un’unica programmazione iniziale, se non supportati da altri elementi.

Perché in questo caso è stato escluso il disegno criminoso?
È stato escluso perché la seconda estorsione non era parte di un piano originario. La sua genesi è stata ricondotta a una necessità sopravvenuta e occasionale, ovvero la necessità di riequilibrare i rapporti tra clan rivali. Questo dimostra che si è trattato di una nuova e autonoma decisione criminale, non di un’attuazione di un piano preesistente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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