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Disegno criminoso: quando i reati non sono uniti

Un soggetto condannato per diverse truffe online ha richiesto il riconoscimento di un unico disegno criminoso per ottenere una pena più mite. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la notevole distanza temporale tra i reati (mesi o anche un anno) è un elemento decisivo per escludere l’esistenza di un piano unitario iniziale. Nonostante le modalità simili, i crimini sono stati considerati frutto di decisioni separate e successive, non di un’unica programmazione, rendendo il ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno criminoso: quando la distanza temporale tra reati esclude la continuazione

Il concetto di disegno criminoso unico è fondamentale nel diritto penale, poiché consente di applicare il più favorevole istituto della continuazione, evitando la somma aritmetica delle pene per ogni singolo reato. Tuttavia, la sua sussistenza non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce quali elementi, in particolare la distanza temporale, siano decisivi per escluderlo, anche in presenza di reati della stessa natura.

I fatti del caso

Un individuo, condannato per una serie di truffe online commesse in un arco temporale di circa due anni (2018-2019), aveva presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere il riconoscimento della continuazione tra i vari reati. A sostegno della sua richiesta, evidenziava l’omogeneità delle condotte e il medesimo modus operandi. Il Tribunale di Catanzaro aveva rigettato l’istanza, spingendo l’interessato a ricorrere in Cassazione, lamentando una violazione della giurisprudenza consolidata in materia.

L’importanza della distanza temporale nel disegno criminoso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. La pronuncia ribadisce un principio cruciale: per riconoscere la continuazione, è necessaria una verifica rigorosa che dimostri come i reati successivi al primo fossero stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, fin dall’inizio. L’omogeneità delle condotte e la vicinanza temporale sono solo indici, non prove assolute.

Nel caso specifico, l’elemento determinante per escludere l’unicità del piano è stata proprio la distanza temporale tra i vari episodi delittuosi, variabile da alcuni mesi fino a un anno. Secondo la Suprema Corte, un intervallo così ampio è sintomo di un programma delinquenziale a carattere “indeterminato” e “indefinito”, incompatibile con un’unica e antecedente risoluzione criminosa.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che, quando i reati sono commessi a notevole distanza l’uno dall’altro, si deve presumere, salvo prova contraria, che la commissione dei fatti successivi non fosse stata specificamente progettata al momento del primo reato. La serialità delle azioni, pur presente, non implica di per sé una programmazione unitaria. Al contrario, suggerisce che ogni crimine sia legato a circostanze contingenti e occasionali, frutto di ideazioni successive piuttosto che di un unico piano deliberato in partenza.

Il giudice di merito, secondo la Cassazione, ha correttamente valutato questi aspetti, concludendo che le caratteristiche dei reati erano espressive di “estemporaneità e originaria imprevedibilità”, e non di una deliberazione di fondo. Il ricorso dell’imputato si limitava a insistere sulla mera comunanza del tipo di illecito, un elemento ritenuto non significativo da solo per dimostrare un’unica volizione antecedente.

Conclusioni

La decisione riafferma che il riconoscimento del disegno criminoso non può basarsi solo sulla somiglianza dei reati commessi. La distanza temporale tra gli illeciti assume un ruolo centrale nella valutazione: un intervallo significativo tra un reato e l’altro costituisce una forte presunzione contraria all’esistenza di un piano unitario. Questa pronuncia serve da monito: la semplice ripetizione di un’attività criminale nel tempo non è sufficiente per beneficiare della continuazione, se non si dimostra che ogni azione era parte di un progetto concepito fin dall’origine.

Commettere più reati dello stesso tipo significa che esiste un unico disegno criminoso?
No, la sola omogeneità dei reati (es. più truffe online) e del modus operandi non è sufficiente. È necessario dimostrare che i reati successivi erano stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, già al momento della commissione del primo.

Qual è l’importanza della distanza temporale tra i reati per il riconoscimento della continuazione?
È un elemento decisivo. Secondo la Corte, una notevole distanza temporale (da alcuni mesi a un anno) tra i reati fa presumere, salvo prova contraria, che non ci sia un unico disegno criminoso, ma piuttosto una serie di decisioni autonome e successive.

Cosa si intende per programma criminale “indeterminato”?
Significa che non esiste un piano unico e definito fin dall’inizio, ma piuttosto una generica propensione a delinquere che si manifesta in occasioni diverse e contingenti. Questa condizione è incompatibile con il riconoscimento della continuazione tra i reati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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