Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 3835 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7   Num. 3835  Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 28/09/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a LAMEZIA TERME il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 20/04/2023 del TRIBUNALE di CATANZARO
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Considerato che NOME COGNOME ricorre per cassazione avverso l’ordinanza in preambolo, con la quale il Tribunale di Catanzaro, in funzione di giudice dell’esecuzione, ha rigettato la sua istanza, intesa al riconoscimento della continuazione, ai sensi dell’art. 671 cod. proc. pen., in relazione a reati separatamente giudicati in sede di cognizione e, con un unico motivo di ricorso, deduce che il giudice a quo avrebbe disatteso l’uniforme giurisprudenza di legittimità, richiamata nel ricorso, in materia di criteri identificativi dell’uni disegno criminoso, sicuramente ravvisabile, poste l’omogeneità delle condotte (truffe on line), la loro commissione in un ristretto arco temporale (biennio 2018/2019) e con il medesimo modus operandi;
rilevato, preliminarmente, che non può prendersi in considerazione la memoria difensiva a firma dell’AVV_NOTAIO, pervenuta in data 22 settembre 2023, dunque tardivamente, ovvero oltre il termine di quindici giorni liberi di cui all’art. 611 cod. proc. pen.;
ribadito il principio secondo cui, il riconoscimento della continuazione necessita, anche in sede di esecuzione, non diversamente che nel processo di cognizione, di un’approfondita e rigorosa verifica, onde riscontrare se effettivamente, al momento della commissione del primo reato, i successivi fossero stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali (Sez. U, n. 28659 del 18/05/2017, Gargiulo, Rv. 270074-01) e che l’omogeneità delle violazioni e del bene protetto, nonché la contiguità spazio-temporale degli illeciti, rappresentano solo alcuni degli indici in tal senso rivelatori, i quali, seppur indicativi di una determinata scelta delinquenziale, non consentono, di per sé soli, di ritenere che gli illeciti stessi siano frutto di determinazioni vo risalenti ad un’unica deliberazione di fondo (Sez. 3, n. 3111 del 20/11/2013, dep. 2014, P., Rv. 259094-01);
ricordato che il riscontro della serie di elementi rilevanti al fine di stabi l’unicità di disegno criminoso – serie potenzialmente includente le singole causali, le modalità della condotta, la sistematicità delle azioni in rapporto all abitudini di vita, e ogni altro aspetto in grado di riflettere l’unicità o plu delle originarie determinazioni – è rimesso all’apprezzamento del giudice di merito, insindacabile in sede di legittimità, quando il convincimento del giudice sia sorretto da una motivazione adeguata e congrua, senza vizi logici e travisamenti di fatto (Sez. 1, n. 354 del 28/01/1991, COGNOME, Rv. 187740-01);
ritenuto che, nel caso di specie, il giudice dell’esecuzione ha fatto buon governo degli anzidetti principi e ha dato articolato conto della loro applicazione e, pur rilevando la medesima natura dei reati giudicati (truffe on line), ha
evidenziato in maniera esente da illogicità e incongruenze, gli elementi decisivi per escludere l’unicità di disegno criminoso e, segnatamente, la distanza temporale (variabile da alcuni mesi ad un anno), a dimostrazione dell’esistenza di un programma delinquenziale a carattere indetermiNOME, nonché temporalmente indefinito, ritenuto incompatibile con un’unica, antecedente, risoluzione criminosa;
ritenuto che tale motivazione si appalesa perfettamente in linea con la giurisprudenza della Corte secondo cui «caso di reati commessi a distanza temporale l’uno dell’altro, si deve presumere, salvo prova contraria, che la commissione d’ulteriori fatti, anche analoghi per modalità e nomen juris, non poteva essere progettata specificamente al momento di commissione del fatto originario, e deve quindi negarsi la sussistenza della continuazione» (Cass. Sez. 4, n. 34756 del 17/052012, Madonia, Rv. 253664; Sez. 1, 3747 del 16/01/2009, Gargiulo Rv. 242537);
rilevato che – a fronte di tale motivazione non manifestamente illogica – il ricorso non prospetta alcun indice, diverso dalla mera comunanza del tipo d’illecito, di per sé non significativo come sopra osservato, che induca a ritenere erronee, sul punto dell’esistenza di una congiunta antecedente volizione, le conclusioni già attinte ed escluso che detta comunanza possa ritenersi espressa attraverso il carattere seriale dei delitti medesimi, poiché tale circostanza non presuppone affatto che gli stessi fossero stati necessariamente programmati in modo unitario e non esclude, per contro, che ciascuno di essi si leghi a circostanze ed eventi contingenti e occasionali o, comunque, frutto di ideazioni successive;
considerato che va, pertanto, condivisa l’affermazione contenuta nella ordinanza secondo cui tali caratteristiche sono espressive di una estemporaneità e originaria imprevedibilità di ciascuna deliberazione criminosa, piuttosto che costituire la prova di determinazioni volitive risalenti a un’unica deliberazione di fondo;
ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e per i profili di colpa connessi all’irritualità dell’impugnazione (Corte cost. n. 18 del 2000) – di una somma in favore della Cassa delle ammende che si stima equo determinare, in rapporto alle questioni dedotte, in euro tremila;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 28 settembre 2023
Il Consigliere estensore
Il Presidente