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Disegno criminoso: quando i reati non sono uniti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva il riconoscimento del disegno criminoso per una serie di furti. I reati, commessi in un arco temporale di otto anni, in luoghi diversi e con modalità differenti, non sono stati ritenuti parte di un unico piano premeditato, ma espressione di uno stile di vita delinquenziale, che non è sufficiente a integrare l’istituto della continuazione.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: La Cassazione Spiega Quando Più Reati Non Fanno un Piano Unico

L’istituto della continuazione, che si fonda sul concetto di disegno criminoso unitario, permette di mitigare il trattamento sanzionatorio per chi commette più reati in attuazione di un medesimo progetto. Tuttavia, non sempre una serie di illeciti, anche se dello stesso tipo, può essere ricondotta a un’unica pianificazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con chiarezza i criteri per distinguere un vero piano criminale da una semplice inclinazione a delinquere, dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo che aveva presentato ricorso contro la decisione della Corte d’Appello, la quale aveva negato l’applicazione della continuazione tra diversi reati. Nello specifico, l’imputato era stato condannato per una serie di furti commessi in un ampio arco temporale, tra il 2013 e il 2021.

Gli elementi che hanno caratterizzato la vicenda sono stati determinanti per la decisione dei giudici:

Distanza temporale: I reati erano stati perpetrati lungo un periodo di otto anni.
Distanza geografica: I furti erano avvenuti in diverse località (Acquaviva Platani, Centuripe, Caltagirone, Lentini e Ragusa).
Modalità diverse: Le modalità esecutive, i complici coinvolti e gli oggetti materiali dei furti cambiavano di volta in volta.

Di fronte a questo quadro, il ricorrente sosteneva l’esistenza di un unico disegno criminoso, ma i giudici di merito prima, e la Cassazione poi, hanno respinto questa tesi.

Il Giudizio e l’Importanza del Disegno Criminoso

Il giudice dell’esecuzione aveva già sottolineato come mancasse la prova fondamentale dell’unicità del piano criminale. Per aversi un disegno criminoso, infatti, è necessario che i singoli reati siano parte integrante di un programma deliberato sin dall’inizio, con un fine preciso. Non è sufficiente una generica abitudine a commettere reati.

La Corte di Cassazione, confermando questa linea, ha ritenuto il ricorso inammissibile, poiché la decisione impugnata era logica, coerente e basata su principi giuridici consolidati.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha articolato le sue motivazioni distinguendo nettamente tra un piano criminale e uno stile di vita delinquenziale. La decisione si fonda su alcuni punti cardine:

La Differenza tra Piano Delinquenziale e Stile di Vita Criminale

I giudici hanno chiarito che un generico programma di attività illecita o un ‘sistema di vita’ orientato alla delinquenza non possono essere considerati elementi sufficienti per integrare la continuazione. Questi aspetti, semmai, possono rilevare ai fini della valutazione della recidiva o dell’abitualità a delinquere, che sono concetti diversi e con finalità negative per l’imputato.

Il disegno criminoso, al contrario, richiede una programmazione iniziale, almeno nelle sue linee essenziali, di tutti i reati che verranno poi commessi. Deve esistere un progetto unitario che precede l’azione.

Gli Indici Sintomatici Assenti nel Caso di Specie

La giurisprudenza ha individuato una serie di ‘indici sintomatici’ per verificare la sussistenza della continuazione. Tra questi figurano:

– La vicinanza cronologica tra i fatti.
– La medesima causale o movente.
– Le simili condizioni di tempo e luogo.
– L’analogia nelle modalità delle condotte.
– L’omogeneità delle violazioni.

Nel caso in esame, tutti questi elementi mancavano. L’ampio lasso di tempo, la varietà dei luoghi, dei complici e delle modalità esecutive hanno portato la Corte a escludere che i reati potessero essere ricompresi in un piano criminoso unitario e preordinato.

Le Conclusioni: Inammissibilità e Condanna alle Spese

Sulla base di queste considerazioni, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La conseguenza, prevista dall’articolo 616 del codice di procedura penale, è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La pronuncia ribadisce un principio fondamentale: per beneficiare dell’istituto della continuazione, non basta commettere reati simili, ma è necessario dimostrare che essi siano stati l’attuazione di un progetto criminale specifico, concepito sin dall’inizio.

Quando più reati possono essere considerati parte di un unico disegno criminoso?
Quando costituiscono parte integrante di un unico programma deliberato fin dall’origine nelle sue linee essenziali per conseguire un determinato fine. Una generica deliberazione di reiterare comportamenti illeciti non è sufficiente.

Quali sono gli elementi che indicano l’esistenza di un disegno criminoso?
Gli elementi sintomatici individuati dalla giurisprudenza includono la vicinanza cronologica tra i fatti, la causale, le condizioni di tempo e luogo, le modalità delle condotte, la tipologia dei reati e l’omogeneità delle violazioni.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, in questo caso fissata in 3.000 euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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