Disegno Criminoso: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Continuazione tra Reati
L’istituto del disegno criminoso rappresenta un concetto fondamentale nel diritto penale, capace di influenzare notevolmente l’entità della pena finale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i rigidi criteri per il suo riconoscimento, dichiarando inammissibile il ricorso di un condannato che mirava a unificare le sanzioni per reati eterogenei. Analizziamo la decisione per comprendere quando più crimini possono essere considerati parte di un unico progetto.
I Fatti del Caso
Un soggetto, condannato con sentenze distinte, presentava ricorso alla Corte di Appello chiedendo il riconoscimento del vincolo della continuazione. I reati in questione erano di natura molto diversa:
* Acquisto e spendita di banconote false, commessi nel 2015 in concorso con altri soggetti.
* Estorsione e usura, commessi tra il 2008 e il 2009 in concorso con un complice diverso.
Il ricorrente sosteneva che tutti i fatti delittuosi rientrassero in un medesimo disegno criminoso, finalizzato al profitto e al mantenimento dell’egemonia sul territorio, evidenziando presunti collegamenti con organizzazioni criminali locali e l’uso di modalità intimidatorie simili.
La Corte di Appello, tuttavia, respingeva l’istanza, non ravvisando alcun elemento concreto che potesse unificare condotte così distanti nel tempo, diverse per tipologia e commesse con complici differenti.
La Decisione della Cassazione sul Disegno Criminoso
La Suprema Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, dichiarando il ricorso inammissibile. I magistrati hanno sottolineato che per riconoscere un unico disegno criminoso non è sufficiente affermare un generico fine di lucro o di controllo territoriale. È necessario, invece, provare l’esistenza di un programma criminoso unitario, deliberato fin dall’inizio, che abbracci tutte le condotte illecite.
Nel caso specifico, la Corte ha evidenziato l’assenza totale di tale programma. Gli elementi che hanno portato all’esclusione del vincolo della continuazione sono stati:
* Natura dei reati: I crimini erano eterogenei (contraffazione contro reati contro il patrimonio e la persona).
* Lasso temporale: Vi era una significativa distanza temporale tra i fatti (2008-2009 contro 2015).
* Diversità dei complici: I soggetti coinvolti nei due gruppi di reati non erano gli stessi.
La Corte ha inoltre ritenuto irrilevante il riferimento del ricorrente a una presunta associazione a delinquere, poiché risultava cessata già nel 1996, ben prima della commissione dei fatti.
Le motivazioni
La motivazione della Corte si fonda sulla necessità di distinguere tra una generica inclinazione a delinquere e un vero e proprio disegno criminoso. Quest’ultimo richiede una programmazione iniziale che leghi finalisticamente i vari reati, i quali devono apparire come singole tappe di un progetto complessivo. La semplice reiterazione di condotte illecite, anche se motivate da un fine di guadagno, non è sufficiente a integrare la continuazione. La diversità dei fatti, dei tempi e dei partner criminali ha reso impossibile, secondo i giudici, ricondurre le condotte a una matrice unitaria e premeditata. Di conseguenza, l’appello è stato ritenuto manifestamente infondato, portando alla sua inammissibilità e alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
Le conclusioni
Questa ordinanza riafferma un principio consolidato: il riconoscimento del vincolo della continuazione è subordinato a una rigorosa verifica fattuale. Gli avvocati e i loro assistiti devono fornire elementi concreti e specifici che dimostrino l’esistenza di un unico e preordinato disegno criminoso. L’ampio divario temporale, la diversità della natura dei reati e la variazione dei complici sono ostacoli difficilmente superabili. La decisione serve come monito: l’applicazione di un istituto di favore come la continuazione non può basarsi su mere congetture o su un generico movente criminale, ma esige la prova di un progetto unitario che leghi indissolubilmente i diversi episodi delittuosi.
Che cos’è il disegno criminoso e perché è importante?
È un piano criminale unitario e preordinato che collega più reati. La sua esistenza è importante perché consente l’applicazione del ‘vincolo della continuazione’, un trattamento sanzionatorio più favorevole che prevede la pena per il reato più grave aumentata, anziché la somma delle singole pene.
Perché la Corte ha negato l’esistenza di un unico disegno criminoso in questo caso?
La Corte lo ha negato perché i reati erano troppo diversi tra loro (contraffazione di banconote contro estorsione e usura), commessi in un arco temporale molto distante (2015 contro 2008-2009) e con complici differenti. Mancava quindi un programma criminoso unitario che li collegasse.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta che la Corte non esamina il merito della questione. Ai sensi dell’art. 616 c.p.p., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla cassa delle ammende a causa della manifesta infondatezza dei motivi.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 45935 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 45935 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 24/10/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a TARANTO il 02/03/1999
avverso l’ordinanza del 13/03/2024 della CORTE APPELLO SEZ.DIST. di TARANTO
dato avviso alle parti;
RITENUTO IN FATTO
La Corte di Appello di Lecce, sez. dist. di Taranto, con l’ordinanza in data 13 marzo 254 rigettava l’istanza presentata nell’interesse di NOME Giuseppe e volta al riconoscimento del vincolo della continuazione fra una pluralità di sentenze di condanna, partitamente elencate nell’istanza.
Avverso detta ordinanza presentava ricorso il condannato tramite il difensore, lamentando violazione di legge e manifesta illogicità della motivazione in relazione al mancato riconoscimento del medesimo disegno criminoso.
Il ricorrente rilevava come fra la sentenza di cui al punto 8) e di cui al punto 9) fosse intercorso un notevole lasso di tempo, in quanto nel frattempo NOME era stato detenuto.
Rilevava come le condotte fossero tutte state poste in essere con i medesimi complici, con le stesse modalità intimidatorie, promananti anche dai collegamenti con le organizzazioni criminose locali e come si trattasse di reati con fine di lucro e finalizzati a mantenere l’egemonia sul territorio.
CONSIDERATO IN DIRITTO
1. Il ricorso è inammissibile.
Come chiarito nell’impugnato provvedimento, i fatti che il ricorrente chiede vengano messi in continuazione sono condotte di acquisto e spedita di banconote false in concorso con altri nell’anno 2015, di cui alla sentenza della Corte di Appello di Taranto n. 122/2018 e fatti di estorsione e usura posti in essere negli anni 20082009 in concorso con un soggetto diverso, di cui alla sentenza della Corte di Appello di Taranto n. 927/2022.
La Corte di Appello ha sottolineato come fra i fatti indicati non sussista alcun elemento che possa farli ritenere unificati dal medesimo disegno criminoso, anche in ragione del fatto che l’associazione a delinquere cui – secondo il ricorrentedovrebbero latamente ricondursi risulta cessata nel 1996.
All’inammissibilità del ricorso consegue, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e – alla luce della sentenza 13 giugno 2000, n. 186 della Corte costituzionale e in mancanza di elementi per ritenere che «la parte abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità» – della somma di euro 3000 a favore della cassa delle ammende, tenuto conto dell’evidente inammissibilità dei motivi di impugnazione
PQM
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 24/10/2024