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Disegno criminoso: quando i furti sono reati distinti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata che chiedeva il riconoscimento del disegno criminoso per una serie di furti. Secondo i giudici, la ripetizione di condotte predatorie con modalità simili non basta a configurare un’unica programmazione, ma rivela piuttosto un’abitualità nel delinquere e un’indole criminale basata su azioni occasionali e contingenti.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso vs. Abitualità: La Cassazione Traccia il Confine

Il concetto di disegno criminoso rappresenta un punto cardine nel diritto penale, capace di modificare significativamente l’entità della pena per chi commette una serie di reati. Tuttavia, non sempre la ripetizione di illeciti configura automaticamente un’unica programmazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questa distinzione, chiarendo quando una serie di furti debba essere considerata espressione di un’abitudine a delinquere piuttosto che di un piano unitario.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato riguarda una persona condannata con sei sentenze definitive per una serie di furti. La difesa aveva presentato ricorso chiedendo l’applicazione della continuazione tra i reati, sostenendo che fossero tutti parte di un unico disegno criminoso. A supporto di questa tesi, veniva evidenziata l’unicità del modus operandi e l’area geografica circoscritta (tra Toscana e Calabria) in cui i reati erano stati commessi. Secondo la difesa, questi elementi sarebbero stati indici rivelatori di un’unica programmazione criminale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile e manifestamente infondato. I giudici hanno confermato la decisione della Corte d’Appello di Reggio Calabria, la quale aveva già negato la sussistenza di un collegamento ideativo tra i vari episodi delittuosi. Per la Cassazione, le censure sollevate erano semplici riproposizioni di argomenti già correttamente vagliati e disattesi nel precedente grado di giudizio.

Le Motivazioni: Assenza di un vero disegno criminoso

Il cuore della decisione risiede nell’analisi delle motivazioni. La Corte ha spiegato in modo dettagliato perché gli elementi portati dalla difesa non fossero sufficienti a provare un disegno criminoso.

Anzi, secondo i giudici, quegli stessi elementi muovevano in direzione contraria. Vediamo i punti chiave:

1. Natura Occasionale e Contingente: Le condotte illecite, di tipo predatorio, erano prive di un qualsiasi collegamento programmatico. Si trattava di una “impudente reiterazione di azioni criminose” dettata da fattori contingenti e occasionali, legati più a una spiccata “proclività a delinquere” che a una pianificazione unitaria.

2. Varietà dei Beni Sottratti: La tipologia di beni rubati di volta in volta (prodotti alimentari, detersivi, articoli per l’igiene personale, utensili, abbigliamento) confortava la conclusione dei giudici. Questa varietà dimostrava l’occasionalità e la contingenza della condotta, non l’esecuzione di un piano mirato a ottenere uno specifico tipo di refurtiva.

3. Modus Operandi e Territorio: Lungi dal provare un piano unitario, la ripetizione delle modalità operative in un territorio ampio palesava, al contrario, una “inusuale pervicacia nel delinquere”. Era l’indice di un’indole criminale e di un’abitudine a commettere reati, non di un progetto specifico e preordinato.

In sostanza, la Corte ha distinto nettamente tra una seriazione di reati frutto di una progettazione unitaria e una serie di reati che sono piuttosto il risultato di un’inclinazione criminale che si manifesta ogni qualvolta se ne presenti l’occasione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: per il riconoscimento del disegno criminoso non è sufficiente la semplice ripetizione di reati simili. È necessario dimostrare l’esistenza di un piano iniziale, unico e deliberato, che abbracci tutte le violazioni di legge. L’onere della prova ricade su chi invoca l’istituto della continuazione. In assenza di tale prova, i reati vengono considerati autonomi e puniti singolarmente, con un conseguente inasprimento della pena complessiva. La decisione sottolinea come l’analisi debba andare oltre le apparenze, scrutando la reale natura delle condotte per distinguere una scelta di vita criminale da uno specifico progetto delittuoso.

Commettere più furti con le stesse modalità significa agire secondo un unico disegno criminoso?
No. Secondo la Corte, la ripetizione di un medesimo modus operandi può, al contrario, indicare una semplice abitudine e pervicacia nel delinquere, piuttosto che l’esecuzione di un piano unitario e preordinato.

Cosa distingue un disegno criminoso da una semplice abitudine a delinquere?
Il disegno criminoso richiede un’unica programmazione iniziale che colleghi ideativamente tutti i reati. L’abitudine a delinquere, invece, si manifesta in una serie di reati occasionali e contingenti, non legati da un piano preventivo ma derivanti da una generale proclività a commettere illeciti.

Perché la varietà dei beni rubati è stata considerata importante dalla Corte?
La varietà dei beni (cibo, detersivi, vestiti) è stata vista come una prova dell’occasionalità e della contingenza dei furti. Dimostrava che l’imputata agiva in base alle opportunità del momento, anziché seguire un piano specifico mirato a un determinato tipo di bene, rafforzando così la tesi dell’assenza di un disegno criminoso unitario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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