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Disegno criminoso: quando escludere la continuazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva il riconoscimento di un unico disegno criminoso tra reati di spaccio e spendita di monete false. La Corte ha confermato che la distanza temporale e la diversa natura dei reati ostacolano l’applicazione della continuazione.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: La Cassazione Nega la Continuazione tra Reati Diversi

L’istituto del reato continuato, fondato sull’esistenza di un unico disegno criminoso, rappresenta un pilastro del nostro sistema sanzionatorio, consentendo di mitigare la pena per chi commette più reati in esecuzione di un medesimo programma. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una rigorosa verifica dei presupposti. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce i confini di tale istituto, chiarendo quando la diversità dei reati e la distanza temporale tra le condotte impediscono di riconoscere una programmazione unitaria.

Il Caso in Analisi: Tre Condanne e la Richiesta di Unificazione

Il caso sottoposto alla Suprema Corte riguarda un individuo condannato con tre sentenze distinte. Le prime due condanne erano relative a violazioni della legge sugli stupefacenti, commesse a distanza di circa quattro mesi l’una dall’altra. La terza condanna, invece, riguardava il reato di spendita di monete falsificate.

L’imputato, attraverso il suo ricorso, chiedeva al Giudice dell’esecuzione di riconoscere la sussistenza di un unico disegno criminoso che legasse tutti e tre gli episodi, al fine di ottenere l’applicazione del più favorevole regime del reato continuato. Il giudice di merito, tuttavia, respingeva la richiesta, ritenendo insussistenti gli elementi per affermare l’unitarietà della programmazione criminale. In particolare, il giudice valorizzava due aspetti: il lasso temporale di quattro mesi tra i reati in materia di stupefacenti e la palese disomogeneità tra questi e il reato di spendita di monete false.

La Decisione della Cassazione e il concetto di disegno criminoso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicando gli argomenti proposti come manifestamente infondati e volti a ottenere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La decisione si fonda su principi giurisprudenziali consolidati.

Le Motivazioni: Assenza di un Programma Preventivo e Unitario

La Corte ha sottolineato che per la configurabilità di un unico disegno criminoso non è sufficiente una generica inclinazione a delinquere, né la mera contiguità spazio-temporale o un nesso funzionale tra i reati. È invece indispensabile provare l’esistenza di un programma deliberato fin dall’inizio, almeno nelle sue linee essenziali, volto al conseguimento di un fine determinato. Le singole violazioni devono apparire come tappe di un percorso criminale unitario e non come episodi occasionali.

Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto corretta la valutazione del tribunale di merito. L’intervallo temporale di quattro mesi tra i due episodi di spaccio, unito alla totale diversità (disomogeneità) del reato di falso nummario, rendeva implausibile l’ipotesi di un piano criminoso concepito in origine. La successione dei crimini, secondo la Corte, evidenziava piuttosto l’occasionalità delle condotte, anziché l’attuazione di un progetto unitario.

Conclusioni: L’Onere di Provare il Disegno Criminoso

L’ordinanza riafferma un principio fondamentale: il riconoscimento della continuazione non è un automatismo. La difesa ha l’onere di fornire elementi concreti da cui desumere l’esistenza di un’unica volizione che precede e programma i vari episodi delittuosi. La semplice omogeneità dei reati o la loro vicinanza nel tempo possono essere indizi, ma non sono di per sé sufficienti, specialmente se altri fattori, come la diversità della natura dei crimini, suggeriscono una frammentazione della volontà criminale. Questa decisione serve da monito sulla necessità di una analisi rigorosa e fattuale per l’applicazione di un istituto che, pur avendo finalità di equità, non può prescindere dalla prova di una reale e preventiva programmazione.

Quando si può riconoscere un unico disegno criminoso tra più reati?
Per riconoscere un unico disegno criminoso è necessario che le singole violazioni costituiscano parte integrante di un programma deliberato fin dall’inizio per conseguire un determinato fine. La mera successione di episodi criminosi, anche se vicini nel tempo, non è sufficiente se emerge l’occasionalità delle condotte.

La diversa natura dei reati (es. spaccio e falso) impedisce la continuazione?
Sì, secondo la Corte, la disomogeneità dei reati (come la violazione della legge sugli stupefacenti e la spendita di monete false) è un elemento rilevante che, insieme ad altri fattori, può portare a escludere l’unitarietà della programmazione criminosa e quindi la continuazione.

Un intervallo di tempo di alcuni mesi tra due reati simili esclude il disegno criminoso?
Nel caso di specie, un lasso temporale di quattro mesi tra due condotte simili (violazione della legge sugli stupefacenti) è stato considerato un elemento a sfavore del riconoscimento della continuazione, contribuendo a far ritenere insussistente un unico impulso psichico criminoso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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