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Disegno criminoso: quando è escluso per reati?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento del disegno criminoso tra vari reati di spaccio. La Corte ha confermato la decisione di merito, la quale aveva escluso che i singoli episodi di spaccio, anche familiari, fossero riconducibili a un unico programma criminoso legato a un’associazione, ritenendoli piuttosto espressione dello ‘stile di vita’ del soggetto.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso e ‘Stile di Vita’: Quando la Continuazione non si Applica

L’applicazione del disegno criminoso, istituto previsto dall’art. 81 del codice penale, è un tema cruciale in fase esecutiva, poiché consente di unificare più condanne sotto un’unica pena più favorevole. Tuttavia, non basta che i reati siano simili o commessi in un certo arco temporale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che l’unicità del programma criminoso deve essere provata fin dal primo reato, escludendola quando i fatti sembrano piuttosto rientrare in uno ‘stile di vita’ delinquenziale.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato con tre diverse sentenze per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti, commessi tra il 2014 e il 2018, aveva richiesto alla Corte d’Appello, in qualità di giudice dell’esecuzione, di applicare la disciplina della continuazione. La sua tesi era che tutti i reati fossero stati commessi nel contesto di un’unica associazione criminale, e quindi facessero parte di un medesimo disegno criminoso.

La Corte d’Appello, tuttavia, rigettava la richiesta. Avverso tale decisione, il condannato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge, insistendo sul fatto che le diverse cessioni di stupefacenti fossero tutte esecuzione di un unico programma associativo.

La Decisione della Corte e l’esclusione del disegno criminoso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le doglianze manifestamente infondate. Gli Ermellini hanno confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello, la quale aveva adeguatamente motivato le ragioni per cui non era possibile riconoscere un unico disegno criminoso.

Il punto centrale della decisione è che l’unicità del programma criminale deve essere rintracciabile sin dal momento della commissione del primo reato. Non è sufficiente che i reati siano omogenei o che si inseriscano in un contesto associativo più ampio. È necessario dimostrare che l’agente avesse pianificato, fin dall’inizio, la sequenza di illeciti come parte di un unico progetto.

Le Motivazioni

La Corte ha evidenziato come, nel caso di specie, mancassero elementi concreti per desumere tale unicità di programmazione. In particolare, alcuni episodi di spaccio, come la cessione di droga al fratello e la detenzione con la moglie, non emergevano dagli atti come parte integrante del piano dell’associazione criminale. Piuttosto, secondo i giudici, tali condotte apparivano come espressione di uno ‘stile di vita’ del condannato, slegate da una programmazione unitaria e preordinata.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato, citando anche le Sezioni Unite: l’identità del disegno criminoso non può essere presunta, ma deve essere rigorosamente provata. Il ricorso, secondo la Corte, si limitava a sollecitare una rilettura dei fatti, non consentita in sede di legittimità, senza evidenziare reali difetti di motivazione nel provvedimento impugnato.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante spunto di riflessione sui limiti dell’istituto della continuazione. La decisione sottolinea che per l’applicazione del disegno criminoso non è sufficiente un generico contesto criminale o la ripetizione di reati dello stesso tipo. È indispensabile la prova di un’originaria e unitaria deliberazione che abbracci tutti gli episodi delittuosi. Laddove i reati appaiano come scelte estemporanee o espressione di una consuetudine illecita (‘stile di vita’), il beneficio della continuazione deve essere negato. Di conseguenza, la difesa deve fornire elementi specifici che dimostrino, fin dal primo reato, l’esistenza di un programma criminoso unitario e predeterminato.

Quando può essere riconosciuto il disegno criminoso tra più reati?
Per riconoscere il disegno criminoso è necessario che l’identità del programma illecito sia rintracciabile sin dalla commissione del primo reato. Non è sufficiente che i reati siano simili o commessi in un arco temporale ravvicinato.

Perché la Corte ha negato l’applicazione del disegno criminoso in questo caso specifico?
La Corte l’ha negata perché dagli atti non emergeva che i singoli episodi di spaccio (in particolare quelli a un familiare e quelli commessi con la moglie) facessero parte di un unico piano criminoso legato all’associazione, ma apparivano piuttosto come espressione dello ‘stile di vita’ del condannato.

Il fatto che i reati siano della stessa natura e commessi nell’ambito di un’associazione criminale è sufficiente a dimostrare un unico disegno criminoso?
No, secondo l’ordinanza non è sufficiente. È necessario dimostrare che i singoli fatti illeciti siano stati specificamente pianificati come esecuzione di un medesimo e originario programma associativo, cosa che in questo caso non è stata provata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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