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Disegno criminoso: quando è escluso dalla Cassazione

Un soggetto ha presentato ricorso in Cassazione contro il diniego di riconoscimento di un unico disegno criminoso per vari reati, sostenendo fossero tutti legati alla necessità di finanziare la propria tossicodipendenza. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che atti criminali separati nel tempo e derivanti da un mero ‘stile di vita’ non costituiscono un disegno criminoso unitario, ma sono il risultato di decisioni estemporanee e distinte.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: La Differenza tra Piano Unitario e ‘Stile di Vita’ Secondo la Cassazione

L’ordinanza in esame offre un’importante chiarificazione sul concetto di disegno criminoso e sulla sua distinzione da un generico ‘stile di vita’ dedito al crimine. La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile un ricorso, ha ribadito i criteri rigorosi per l’applicazione dell’istituto della continuazione, sottolineando che non basta una generica motivazione di fondo a unificare più reati commessi nel tempo.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo contro un’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Bologna. Il ricorrente chiedeva il riconoscimento della continuazione tra diversi reati per i quali era stato condannato. La sua tesi difensiva si basava sull’idea che tutti i delitti fossero stati commessi sotto l’impulso di un unico movente: la necessità di reperire risorse economiche per soddisfare il proprio bisogno di sostanze stupefacenti. A sostegno di questa tesi, venivano evidenziati elementi come la medesima indole dei fatti, l’omogeneità delle condotte e la vicinanza delle circostanze di tempo e luogo.

L’Analisi del Concetto di Disegno Criminoso

L’istituto del reato continuato, disciplinato dall’articolo 671 del codice di procedura penale, permette di applicare un trattamento sanzionatorio più mite quando più reati sono stati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Questo concetto, tuttavia, richiede una prova rigorosa: non è sufficiente che i reati siano accomunati da un generico movente, ma è necessario dimostrare che siano stati concepiti e programmati come parte di un piano unitario fin dall’inizio.

La difesa del ricorrente ha tentato di far leva proprio su questo punto, ma la sua argomentazione è stata ritenuta dalla Corte una mera doglianza generica e confutativa, basata su una rilettura dei fatti non consentita in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Cassazione e la Negazione del Disegno Criminoso

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando pienamente la valutazione del GIP. La decisione si fonda su diversi punti chiave:

1. Scollegamento Ontologico: I giudici hanno rilevato che i fatti contestati erano ‘del tutto slegati sotto il profilo ontologico’. Questo significa che, al di là del movente, mancava un nesso strutturale e logico tra di essi.
2. Lasso Temporale: Un ‘considerevole lasso temporale’ separava i vari episodi delittuosi, un elemento che indebolisce l’ipotesi di un piano unitario e suggerisce piuttosto la presenza di decisioni criminali prese di volta in volta.
3. Volizioni Separate ed Estemporanee: Di conseguenza, i reati sono stati considerati il frutto di ‘separate ed estemporanee volizioni’ e non l’attuazione di una ‘preventiva ideazione unitaria’.
4. Stile di Vita vs. Disegno Criminoso: Il punto cruciale della motivazione è la distinzione tra un vero piano criminale e uno ‘stile di vita complessivo’. La Corte ha stabilito che la serialità dei reati, motivata da un bisogno persistente come la tossicodipendenza, delinea un modus vivendi, non un disegno criminoso unitariamente programmato. La motivazione del giudice di merito è stata giudicata logica, coerente e priva di contraddizioni.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: per aversi continuazione, è indispensabile la prova di una deliberazione iniziale che abbracci tutti i futuri reati, anche solo nelle loro linee essenziali. Una semplice inclinazione a delinquere o la reiterazione di condotte illecite per soddisfare un bisogno cronico non sono sufficienti a configurare l’unicità del disegno criminoso. La decisione ha comportato la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Quando più reati possono essere considerati parte di un unico disegno criminoso?
Secondo l’ordinanza, non possono essere considerati tali quando i fatti sono slegati tra loro sotto il profilo ontologico, separati da un considerevole lasso di tempo e risultano essere il frutto di volizioni separate ed estemporanee, anziché di una preventiva ideazione unitaria.

Uno ‘stile di vita’ criminale è sufficiente a dimostrare un disegno criminoso unitario?
No, la Corte chiarisce che uno ‘stile di vita complessivo’, anche se caratterizzato dalla commissione di più reati, non è sufficiente a integrare un disegno criminoso. Quest’ultimo richiede una programmazione unitaria e preventiva dei delitti, non una semplice tendenza a delinquere.

Quali sono le conseguenze di un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata determinata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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