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Disegno criminoso: quando è escluso dalla Cassazione?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo che chiedeva il riconoscimento di un unico disegno criminoso per due rapine commesse a quasi tre mesi di distanza. La Corte ha stabilito che la somiglianza dei reati e il comune fine di profitto non sono sufficienti a dimostrare l’esistenza di un piano unitario preordinato, confermando la decisione del Tribunale di Milano.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: i Criteri della Cassazione per la sua Esclusione

L’applicazione della disciplina del reato continuato, che prevede un trattamento sanzionatorio più mite, dipende dalla dimostrazione di un disegno criminoso unitario che leghi i diversi reati commessi. Ma quali sono gli elementi concreti per provarlo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali, stabilendo che la semplice somiglianza dei reati e il comune fine di profitto non sono, da soli, sufficienti a configurare un’unica ideazione criminosa.

Il Caso in Analisi: Due Rapine e la Richiesta di Continuazione

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un ricorso presentato da un individuo condannato per due rapine, commesse a una distanza di quasi tre mesi l’una dall’altra. L’imputato aveva richiesto al Tribunale, in fase di esecuzione, il riconoscimento del vincolo della continuazione tra i due reati, sostenendo che fossero parte di un medesimo disegno criminoso. L’obiettivo era ottenere una rideterminazione della pena complessiva in senso più favorevole.

Il giudice dell’esecuzione aveva respinto l’istanza, osservando che, nonostante una certa omogeneità nelle modalità delle violazioni, dall’esame delle sentenze non emergeva alcun elemento unificante che andasse oltre il generico intento di conseguire un profitto. Contro questa decisione, l’interessato ha proposto ricorso per cassazione.

L’Ordinanza della Cassazione e il concetto di disegno criminoso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo gli argomenti del ricorrente manifestamente infondati e in contrasto con la consolidata giurisprudenza. I giudici di legittimità hanno ribadito che la configurabilità del reato continuato richiede la prova di un’unica ideazione criminosa, una programmazione preventiva che abbracci tutti gli episodi delittuosi, almeno nelle loro linee essenziali.

Questo piano deve precedere l’inizio dell’esecuzione del primo reato e non può essere confuso con la semplice attitudine a delinquere o con scelte di vita orientate alla commissione sistematica di illeciti.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha evidenziato come il ricorrente non avesse fornito alcun elemento concreto a sostegno della sua tesi. Il semplice riferimento alla contiguità cronologica (peraltro relativa, dato il lasso temporale di quasi tre mesi) o all’analogia dei reati commessi non è sufficiente. Questi indici, secondo la Cassazione, possono essere sintomatici di un’abitualità criminosa piuttosto che di un progetto unitario.

Un punto centrale della motivazione è la distinzione tra il generico movente (come il fine di lucro o di profitto) e l’unicità del disegno criminoso. Mentre il primo può essere comune a innumerevoli reati non collegati, il secondo implica una deliberazione iniziale che comprende programmaticamente le future violazioni. Nel caso di specie, mancava la prova di questa programmazione iniziale. Il ricorso, pertanto, si risolveva in una richiesta di nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’onere di allegare e provare gli elementi specifici e concreti da cui desumere l’esistenza di un unico disegno criminoso grava su chi lo invoca. Non basta affermare l’esistenza di un legame tra i reati; è necessario dimostrare che essi sono la realizzazione di un piano concepito a monte.

Di conseguenza, la difesa che intende ottenere il riconoscimento della continuazione deve andare oltre la mera somiglianza dei fatti e fornire alla corte elementi concreti che dimostrino una programmazione unitaria. In assenza di tale prova, i reati verranno considerati episodi distinti, con le relative conseguenze sul calcolo della pena.

Quando due o più reati possono essere considerati parte di un unico disegno criminoso?
Quando è dimostrato che sono frutto di una programmazione unitaria e preventiva, decisa prima della commissione del primo reato, e non di decisioni estemporanee o di una generica inclinazione a delinquere.

Il fatto che due reati siano dello stesso tipo e commessi per profitto è sufficiente a provare un disegno criminoso?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la somiglianza dei reati o l’identità del movente (es. il profitto) non sono elementi sufficienti. Possono indicare un’abitualità nel commettere reati, ma non provano di per sé l’esistenza di un piano unitario preordinato.

Su chi ricade l’onere di dimostrare l’esistenza del disegno criminoso?
L’onere della prova spetta alla parte che ne chiede il riconoscimento (solitamente l’imputato o il condannato). Questa deve fornire elementi specifici e concreti che supportino l’esistenza di un piano criminoso unitario, non potendosi limitare a indicare la vicinanza temporale o l’analogia dei reati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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