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Disegno criminoso: no alla continuazione tra reati

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una donna che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra due rapine commesse a tre anni e mezzo di distanza. Secondo la Corte, un lasso di tempo così ampio fa presumere l’assenza di un unico disegno criminoso, e lo stato di bisogno economico non è sufficiente a dimostrare il contrario, rappresentando un mero movente e non un progetto criminoso unitario.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso e Distanza Temporale: Quando non si applica la Continuazione

L’istituto della continuazione nel reato, previsto dall’articolo 671 del codice di procedura penale, permette di unificare più condotte criminose sotto un unico disegno criminoso, con notevoli benefici sul trattamento sanzionatorio. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione rigorosa da parte del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione su uno degli elementi chiave di questa valutazione: la distanza temporale tra i reati.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda il ricorso presentato da una donna avverso un’ordinanza del Giudice dell’esecuzione del Tribunale di Cosenza. Quest’ultimo aveva rigettato la sua richiesta di riconoscere la continuazione tra diversi reati (nello specifico, rapine) per i quali era stata giudicata separatamente. La ricorrente sosteneva che, nonostante la distanza temporale tra i fatti, sussistesse un unico disegno criminoso. A supporto della sua tesi, indicava la medesimezza del modus operandi e, soprattutto, una comune causale: la necessità di soddisfare bisogni primari a causa di precarie condizioni economiche.

La Decisione della Corte e il Ruolo del Disegno Criminoso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La decisione si basa su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: una notevole distanza temporale tra i reati crea una presunzione contraria all’esistenza di un unico disegno criminoso.

Nel caso di specie, i reati erano stati commessi a tre anni e sei mesi di distanza l’uno dall’altro. Secondo gli Ermellini, un intervallo così lungo rende improbabile che il secondo reato fosse stato programmato e deliberato già al momento della commissione del primo. Il giudice dell’esecuzione, pertanto, ha correttamente utilizzato questo fattore come elemento decisivo per escludere la continuazione, pur in presenza di reati omogenei come le rapine.

Le motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni della ricorrente. Innanzitutto, ha ribadito che, in presenza di reati commessi a distanza di tempo, si presume, salvo prova contraria, che la commissione di ulteriori fatti non fosse stata progettata specificamente al momento del primo crimine. La prova di un’unitaria e anticipata ideazione spetta a chi invoca il beneficio della continuazione.

In secondo luogo, e con particolare enfasi, la Cassazione ha chiarito la distinzione fondamentale tra il disegno criminoso e il movente del reato. L’affermato stato di bisogno economico, addotto dalla ricorrente come “comune causale”, non configura un disegno criminoso. Esso rappresenta il movente, ovvero la spinta psicologica all’azione, ma non il progetto criminoso unitario. La Corte ha specificato che un generico proposito di commettere reati o la scelta di una condotta di vita basata sul delitto non possono essere confusi con la pianificazione anticipata di una serie specifica di violazioni della legge penale, che è il requisito essenziale per la continuazione.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale per l’applicazione della continuazione: la distanza temporale è un indicatore forte, anche se non assoluto, dell’assenza di un unico disegno criminoso. Chi richiede il beneficio deve fornire prove concrete di un progetto criminoso unitario, deliberato fin dall’inizio. Non è sufficiente invocare la stessa tipologia di reato o un movente comune, come lo stato di bisogno. La decisione distingue nettamente tra la spinta a delinquere, che può essere costante nel tempo, e la programmazione specifica di una serie di reati, che deve essere originaria e comprendere tutte le condotte per cui si chiede l’unificazione.

Una grande distanza di tempo tra due reati esclude automaticamente la continuazione?
No, non la esclude automaticamente, ma crea una forte presunzione contraria. Spetta a chi invoca la continuazione fornire la prova che, nonostante il tempo trascorso, i reati erano parte di un unico piano criminoso ideato fin dall’inizio.

Lo stato di bisogno economico può essere considerato prova di un unico disegno criminoso?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che lo stato di bisogno è un movente, ovvero la spinta psicologica al reato, ma non costituisce di per sé un disegno criminoso. Quest’ultimo richiede una programmazione anticipata di specifiche azioni delittuose, non un generico proposito di commettere reati per far fronte a difficoltà economiche.

Cosa si intende per “disegno criminoso” ai fini della continuazione?
Per disegno criminoso si intende un progetto unitario, deliberato in anticipo, che prevede la commissione di una serie specifica di reati. Non va confuso con la generica inclinazione a delinquere o con la scelta di uno stile di vita basato su attività illecite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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