Disegno Criminoso: Perché la Valutazione del Giudice di Merito è (quasi) Sempre Definitiva
Il concetto di disegno criminoso rappresenta una delle questioni più delicate nel diritto penale, poiché la sua applicazione può modificare significativamente l’entità della pena. Ma cosa succede quando un imputato sostiene che i suoi reati, commessi a distanza di anni, facevano tutti parte di un unico piano? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre una risposta chiara, delineando i confini invalicabili tra il giudizio di merito e quello di legittimità. Analizziamo insieme la vicenda per comprendere i criteri utilizzati dai giudici.
I Fatti del Caso
Un individuo, condannato per tre distinti reati legati alla violazione della legge sugli stupefacenti, ha proposto ricorso alla Corte di Cassazione. I reati erano stati commessi in date molto distanti tra loro: gennaio 2019, ottobre 2021 e giugno 2022. La tesi difensiva si basava sul riconoscimento di un unico disegno criminoso che avrebbe dovuto unire i tre episodi, con l’obiettivo di ottenere il cosiddetto “trattamento in continuazione”, ovvero una pena complessiva più favorevole rispetto alla somma delle singole pene.
Il Giudice dell’Esecuzione, tuttavia, aveva respinto questa interpretazione. Pur riconoscendo che i reati erano dello stesso tipo (violazione della legge stupefacenti), aveva ritenuto che il considerevole lasso temporale intercorso tra un fatto e l’altro e le diverse modalità di commissione fossero elementi ostativi al riconoscimento di un’unica programmazione criminale iniziale.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione del giudice precedente. I giudici supremi hanno definito gli argomenti del ricorrente “manifestamente infondati” perché in contrasto con i principi consolidati della giurisprudenza. La Corte ha sottolineato che il ricorso, in sostanza, non denunciava un errore di diritto, ma chiedeva una nuova valutazione dei fatti, un’operazione non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Corte sul Disegno Criminoso
Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra i compiti del giudice di merito e quelli della Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha ribadito un principio cardine: l’accertamento degli elementi che rivelano l’esistenza di un unico disegno criminoso è un’attività riservata all’apprezzamento del giudice di merito. Questa valutazione diventa insindacabile in sede di legittimità a condizione che sia supportata da una motivazione adeguata, logica e priva di vizi come il travisamento dei fatti.
Nel caso specifico, il giudice di merito aveva correttamente motivato la sua decisione, evidenziando come la distanza temporale e la diversità delle modalità operative precludessero la possibilità di immaginare una “preventiva ideazione unitaria”. Non basta, quindi, che i reati siano della stessa specie per poter affermare automaticamente la sussistenza della continuazione. È necessario dimostrare che tutti gli episodi criminali fossero parte di un programma deliberato fin dall’inizio, un requisito che il giudice ha ritenuto assente in questa fattispecie.
Conclusioni: L’Insindacabilità della Valutazione di Merito
Questa ordinanza è un’importante conferma del ruolo e dei limiti della Corte di Cassazione. Essa non agisce come un terzo grado di giudizio sui fatti, ma come un custode della corretta applicazione della legge. La valutazione sull’esistenza di un disegno criminoso è una questione eminentemente fattuale. Se il giudice di primo o secondo grado analizza gli indizi (prossimità temporale, modalità esecutive, contesto) e giunge a una conclusione con una motivazione logica e coerente, la Corte di Cassazione non può intervenire per sostituire quella valutazione con una propria. La decisione, pertanto, consolida il principio secondo cui l’autonomia del giudice di merito nella ricostruzione dei fatti è un pilastro fondamentale del nostro sistema processuale.
Quando più reati possono essere considerati parte di un unico “disegno criminoso”?
La valutazione spetta al giudice di merito, che deve accertare la presenza di un’unica ideazione e programmazione criminale precedente alla commissione del primo reato. Elementi come la vicinanza temporale tra i fatti e l’identità delle modalità esecutive sono indizi importanti, ma non sempre sufficienti.
La Corte di Cassazione può modificare la decisione di un giudice sull’esistenza di un disegno criminoso?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito questa decisione. Il suo compito è solo verificare che la motivazione del giudice di merito sia logica, adeguata e non basata su un’errata interpretazione dei fatti (travisamento). Se la motivazione è valida, la decisione è insindacabile.
Quali elementi possono escludere l’esistenza di un disegno criminoso, secondo questa ordinanza?
In base a quanto stabilito in questa ordinanza, un lungo lasso di tempo tra i reati (in questo caso, oltre due anni tra un episodio e l’altro) e le diverse modalità di commissione degli stessi sono considerati elementi sufficienti a escludere che vi fosse un’unica e preventiva programmazione criminosa.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 10716 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 10716 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 20/02/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a NAPOLI il 15/10/1997
avverso l’ordinanza del 05/11/2024 del TRIBUNALE di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che NOME COGNOME ricorre per cassazione contro il provvedimento indicato in intestazione;
Ritenuto che gli argomenti dedotti nel ricorso sono manifestamente infondati, in quanto in contrasto con la consolidata giurisprudenza della Corte di legittimità in punto di individuazione dei criteri da cui si può desumere l’esistenza di una volizione unitaria (cfr. Sez. U, n. 28659 del 18/05/2017, COGNOME, Rv. 270074 – 01 ), atteso che, con motivazione affatto illogica, il G.E. ha ritenuto insussistenti gli elementi per ritenere l’unitarietà della programmazione criminosa tra i fatti giudicati con le tre sentenze in istanza specificate, ed ha osservato che, nonostante l’omogeneità delle norme incriminatrici violate (violazione legge stupefacenti), il lasso temporale intercorso tra i fatti (rispettivamente commessi il 14/01/2019, il 08/10/2021 ed il 30/06/2022), nonché le diverse modalità di commissione degli stessi, precludessero la possibilità di immaginare una preventiva ideazione unitaria: a tale riguardo appare opportuno rammentare che questa Corte – a più riprese – ha affermato che l’accertamento degli indici rilevatori dell’unicità del disegno criminoso «è rimesso all’apprezzamento del giudice di merito ed è insindacabile in sede di legittimità, quando il convincimento del giudice sia sorretto da una motivazione adeguata e congrua, senza vizi logici e travisamento dei fatti» (Sez. 7, n. 25908 del 10/03/2022, non massimata).
Osservato che le censure attengono tutte al merito e invocano, sostanzialmente, una nuova valutazione in fatto, non consentita in sede di legittimità.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento, nonché al versamento in favore della Cassa delle ammende di una somma determinata, in via equitativa, nella misura indicata in dispositivo.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 20/02/2025