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Disegno criminoso: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo che chiedeva il riconoscimento del disegno criminoso per una serie di reati. I giudici hanno confermato la decisione del Tribunale, sottolineando che la diversità nelle modalità esecutive, nei tempi, nei luoghi e negli oggetti dei reati esclude la sussistenza di un unico programma delinquenziale. Il ricorso è stato ritenuto infondato e il ricorrente condannato al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: Quando la Diversità dei Reati Esclude la Continuazione

L’istituto del disegno criminoso, previsto dall’articolo 81 del codice penale, è fondamentale nel diritto penale perché consente di unificare sotto un’unica pena più reati commessi in esecuzione di un medesimo progetto. Questo meccanismo, noto come “continuazione”, porta a un trattamento sanzionatorio più favorevole rispetto alla somma aritmetica delle pene per ciascun crimine. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i criteri per la sua applicazione, chiarendo quando la diversità tra i reati commessi ne impedisce il riconoscimento.

Il Caso: Una Serie di Reati Eterogenei

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un ricorso presentato da un soggetto condannato per diversi reati. L’interessato aveva richiesto al giudice dell’esecuzione di applicare il vincolo della continuazione, sostenendo che tutti i crimini fossero parte di un unico disegno criminoso. Tuttavia, i reati presentavano notevoli differenze: erano stati commessi in un arco temporale di sette mesi, in contesti geografici diversi e con modalità esecutive differenti. Inoltre, alcuni reati erano stati perpetrati in concorso con altre persone e avevano ad oggetto beni di lusso, mentre altri erano stati commessi in solitaria e riguardavano beni di tipologia comune.

La Decisione del Giudice dell’Esecuzione

Il Tribunale, in prima istanza, aveva respinto la richiesta. Secondo il giudice, mancava la prova fondamentale dell’esistenza di un programma delinquenziale unitario e deliberato sin dall’origine. Le marcate differenze tra i vari episodi criminali impedivano di ricondurli a un unico progetto. La decisione si basava sull’assenza degli elementi che la giurisprudenza consolidata considera sintomatici di un disegno criminoso: vicinanza cronologica, medesima causale, omogeneità nelle condizioni di tempo e luogo, nelle modalità delle condotte e nella tipologia dei beni tutelati.

La Valutazione sul Disegno Criminoso da Parte della Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del Tribunale, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici supremi hanno ritenuto che la valutazione del giudice dell’esecuzione fosse logica, coerente e immune da vizi. È stato ribadito che, per riconoscere la continuazione, non basta una generica tendenza a delinquere, ma è necessaria la prova di un piano preciso, con un fine determinato, al quale si aggiunge di volta in volta l’elemento volitivo per la realizzazione delle singole azioni.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda su un’attenta analisi dei fatti e una corretta applicazione dei principi di diritto. Ecco i punti salienti.

L’Assenza di un Programma Unitario

Il cuore della decisione risiede nella constatazione che la diversità dei reati commessi (per tempi, luoghi, modalità e complici) è incompatibile con l’idea di un programma unitario. Quando i crimini sono così eterogenei, è ragionevole concludere che siano il frutto di decisioni estemporanee piuttosto che le tappe di un piano preordinato. La Corte ha sottolineato come la decisione del giudice di merito fosse ben motivata, né apodittica né manifestamente illogica.

I Criteri Giurisprudenziali per il Disegno Criminoso

La Cassazione ha richiamato i criteri consolidati dalla giurisprudenza per identificare un disegno criminoso. Questi includono:
* Vicinanza cronologica: i reati devono essere commessi in un arco di tempo relativamente breve.
* Omogeneità delle condotte: le modalità di esecuzione devono essere simili.
* Identità del contesto: le condizioni di tempo e luogo devono essere analoghe.
* Tipologia dei reati e del bene tutelato: i crimini dovrebbero essere della stessa natura e ledere interessi simili.
Nel caso di specie, nessuno di questi indicatori era presente in modo significativo, rendendo impossibile configurare la continuazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame ribadisce un principio cruciale: il beneficio della continuazione non è automatico ma richiede una prova rigorosa dell’esistenza di un unico disegno criminoso. Chi intende avvalersene deve dimostrare che i vari reati non sono episodi isolati, ma tasselli di un mosaico criminale pianificato in anticipo. La decisione sottolinea l’importanza per i giudici di merito di valutare attentamente tutte le circostanze concrete, evitando interpretazioni estensive della norma. Per l’imputato, la conseguenza di un ricorso infondato è severa: oltre al rigetto, scatta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto in questo caso con la condanna a versare 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende.

Quando si può parlare di “disegno criminoso” tra più reati?
Si può parlare di disegno criminoso quando i singoli reati costituiscono parte integrante di un unico programma deliberato fin dall’origine per conseguire un determinato fine. La giurisprudenza identifica come indicatori la vicinanza cronologica tra i fatti, la causale, le condizioni di tempo e luogo, le modalità delle condotte e l’omogeneità delle violazioni.

Perché la Corte ha negato l’esistenza di un disegno criminoso in questo caso?
La Corte lo ha negato perché i reati erano stati commessi in un ampio arco temporale (sette mesi), in contesti geografici diversi, con modalità esecutive differenti, a volte con complici e a volte in solitaria, e avevano ad oggetto beni di diversa tipologia (beni di lusso e altri beni materiali). Questa eterogeneità è stata ritenuta incompatibile con un piano unitario.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se un ricorso viene dichiarato inammissibile, come in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, qualora non sussistano elementi per ritenere che il ricorso sia stato proposto senza colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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