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Disegno criminoso: la Cassazione sui reati a distanza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per il riconoscimento di un unico disegno criminoso tra reati commessi a decenni di distanza (1998, 2016 e 2021). La Corte ha stabilito che un così ampio lasso temporale è incompatibile con l’idea di un piano unitario preordinato, configurando piuttosto una generica propensione al crimine e non un singolo progetto.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso e Reati Distanti nel Tempo: La Cassazione Fissa i Paletti

L’istituto della continuazione, che si fonda sull’esistenza di un unico disegno criminoso, rappresenta uno strumento fondamentale nel diritto penale per mitigare il trattamento sanzionatorio. Ma cosa succede quando i reati sono separati da decenni? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato proprio questo tema, stabilendo limiti chiari alla sua applicabilità e distinguendolo dalla mera propensione a delinquere.

I Fatti del Caso

Il caso in esame nasce dal ricorso di un individuo condannato per reati omogenei commessi in tre momenti storici molto distanti tra loro: nel 1998, nel 2016 e nel 2021. L’interessato, tramite il suo difensore, aveva chiesto al Giudice dell’esecuzione di riconoscere il vincolo della continuazione tra questi tre episodi, sostenendo che fossero tutti parte di un medesimo disegno criminoso. La richiesta, tuttavia, era stata rigettata dal Tribunale.

Di fronte a tale decisione, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un’omessa valutazione sulla domanda di riconoscimento del vincolo che avrebbe potuto comportare una pena complessiva più favorevole.

La Decisione sul Disegno Criminoso a Lungo Termine

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Il cuore della decisione si basa sull’impossibilità logica di ipotizzare che un proposito criminoso unitario, sorto nel 1998, potesse coprire fatti commessi a distanza di decenni, come quelli del 2016 e 2021.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: il disegno criminoso non può essere confuso con un generico ‘programma di vita delinquenziale’. Mentre il primo richiede una rappresentazione e deliberazione unitaria, fin dall’inizio, di una serie di specifiche condotte criminose, il secondo esprime solo una scelta di vita orientata alla devianza, che si concretizza in reati occasionali e non predeterminati.

Le Motivazioni

La motivazione dell’ordinanza si sofferma sugli indicatori necessari per accertare l’esistenza della continuazione. Le Sezioni Unite hanno chiarito che, anche in fase esecutiva, è necessaria un’approfondita verifica di elementi concreti quali:

* L’omogeneità delle violazioni e del bene protetto.
* La contiguità spazio-temporale.
* Le modalità della condotta (modus operandi).
* La sistematicità e le abitudini di vita.

Il punto cruciale, sottolinea la Corte, è che al momento del primo reato, i successivi devono essere stati programmati almeno nelle loro linee essenziali. Non è sufficiente la presenza di alcuni degli indici menzionati se i reati successivi appaiono frutto di una determinazione estemporanea.

Nel caso specifico, l’enorme distanza temporale tra il primo reato (1998) e i successivi (2016 e 2021) è stata considerata un elemento decisivo e insuperabile. Secondo i giudici, è palesemente irragionevole sostenere che l’agente avesse pianificato nel 1998 i crimini che avrebbe commesso quasi vent’anni dopo. Una tale prospettazione svuota di significato il concetto stesso di programmazione unitaria, trasformandolo in una generica inclinazione a delinquere che non può beneficiare del trattamento di favore previsto per la continuazione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio di fondamentale importanza pratica: il fattore tempo è un criterio dirimente nella valutazione del disegno criminoso. Per poter beneficiare della continuazione, è necessario dimostrare un legame programmatico credibile e una prossimità temporale tra i reati che renda plausibile l’esistenza di un piano unitario. Al contrario, quando i crimini sono separati da intervalli di tempo molto ampi, la presunzione è che essi derivino da scelte autonome e successive, riconducibili a una generale tendenza a delinquere piuttosto che a un’unica, iniziale deliberazione criminosa. La decisione, pertanto, conferma la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende, ponendo un freno a interpretazioni eccessivamente estensive dell’istituto della continuazione.

È possibile riconoscere un unico disegno criminoso per reati commessi a distanza di decenni?
No, secondo la Corte di Cassazione in questa ordinanza, un lasso temporale di decenni tra i reati è incompatibile con l’esistenza di un proposito criminoso unitario concepito prima del primo reato.

Qual è la differenza tra ‘disegno criminoso’ e ‘programma di vita delinquenziale’?
Il ‘disegno criminoso’ è un piano specifico e unitario per commettere una serie di reati, deliberato in anticipo. Il ‘programma di vita delinquenziale’ è invece una generica propensione a commettere reati non predeterminati, sfruttando le occasioni che si presentano.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, in assenza di elementi che escludano la sua colpa, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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