LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Disegno criminoso: la Cassazione sui limiti temporali

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4085/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento del disegno criminoso tra reati commessi a distanza di molti anni. La Corte ha stabilito che un lasso temporale significativo (13 e 15 anni tra i primi e i successivi reati, e 2 anni tra gli ultimi) è un indice forte dell’assenza di una programmazione unitaria iniziale, elemento essenziale per configurare il disegno criminoso. L’identità del tipo di reato e del luogo non è sufficiente a superare la presunzione contraria derivante dalla distanza temporale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: Il Tempo Come Fattore Decisivo

Quando più reati possono essere considerati parte di un unico disegno criminoso? Questa è una domanda cruciale nel diritto penale, poiché il suo riconoscimento può portare a un trattamento sanzionatorio più mite. Con l’ordinanza n. 4085 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, sottolineando l’importanza del criterio temporale per escludere l’esistenza di una programmazione unitaria. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un soggetto condannato si è rivolto alla Corte di Cassazione dopo che la Corte d’Appello di Lecce aveva respinto la sua richiesta di riconoscere la continuazione, e quindi un unico disegno criminoso, tra reati oggetto di tre diverse sentenze. La particolarità del caso risiedeva nella notevole distanza temporale tra i fatti: ben tredici anni separavano i reati della prima sentenza da quelli della terza, e quindici anni da quelli della seconda. Anche tra i reati delle ultime due sentenze intercorrevano due anni.

Il ricorrente sosteneva che, nonostante il tempo trascorso, l’identità del tipo di reato e del luogo di commissione fossero prove sufficienti di un’unica volontà criminale. A suo avviso, essere inserito in diversi circuiti criminali non escludeva a priori una volizione unitaria iniziale.

L’Importanza del Criterio Temporale nel Disegno Criminoso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio consolidato, citando anche una pronuncia delle Sezioni Unite: il criterio temporale è uno degli indici principali per valutare l’esistenza di una volontà unitaria. Una distanza temporale così ampia, come quella di tredici o quindici anni, rende illogico pensare che i reati successivi fossero stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, già al momento della commissione del primo.

Anche la distanza di due anni tra gli ultimi gruppi di reati è stata considerata un indice dell’inesistenza di un piano unitario. La Corte ha spiegato che la decisione del giudice dell’esecuzione non era affatto illogica, ma anzi ben motivata.

Differenza tra Disegno Criminoso e Abitualità Criminale

La Cassazione ha affrontato anche l’argomentazione del ricorrente riguardo all’inserimento in diversi contesti criminali. Secondo i giudici supremi, questa circostanza non depone a favore di un disegno criminoso unitario, ma è piuttosto sintomatica di un’altra condizione: l’abitualità criminosa.

Questa distinzione è fondamentale:
– Il disegno criminoso presuppone un progetto iniziale e circoscritto.
– L’abitualità criminosa, invece, descrive uno stile di vita orientato alla sistematica e contingente commissione di illeciti, senza una programmazione unitaria a lungo termine.

Di conseguenza, la ripetizione di reati simili nel tempo non è automaticamente indice di continuazione, ma può rivelare una scelta di vita criminale.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla logica e sulla giurisprudenza consolidata. I giudici hanno ritenuto che la distanza temporale tra i reati fosse un ostacolo insormontabile per poter configurare una programmazione iniziale. Elementi come l’identità del titolo di reato o del luogo di commissione sono stati considerati “subvalenti”, cioè di minor peso, rispetto agli indici contrari rappresentati dalla diversità dei correi e, soprattutto, dal lungo lasso di tempo intercorso. Pertanto, la decisione del giudice di merito di negare la continuazione è stata ritenuta corretta e priva di vizi logici.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. La decisione riafferma che, ai fini del riconoscimento del disegno criminoso, la prossimità temporale tra i reati è un elemento di valutazione essenziale. Una distanza di anni rende improbabile, se non impossibile, dimostrare che tutti i crimini fossero parte di un unico piano concepito fin dall’inizio, orientando piuttosto la valutazione verso un’ipotesi di abitualità nel delinquere.

Una grande distanza di tempo tra più reati esclude il riconoscimento di un unico disegno criminoso?
Sì, secondo la Corte di Cassazione una notevole distanza temporale (nel caso specifico, 13 e 15 anni) è un indice fondamentale che porta a escludere l’esistenza di una volizione unitaria e, di conseguenza, del disegno criminoso, poiché rende illogico pensare che i reati successivi fossero stati programmati al momento del primo.

L’identità del tipo di reato e del luogo è sufficiente a provare un disegno criminoso nonostante il tempo trascorso?
No. La Corte ha ritenuto che questi elementi siano “subvalenti”, ovvero di importanza secondaria, rispetto a indici di segno contrario come la grande distanza temporale tra i fatti e la diversità dei correi. Pertanto, da soli non bastano a dimostrare la continuazione.

Qual è la differenza tra disegno criminoso e abitualità criminosa secondo la Corte?
Il disegno criminoso implica un’unica programmazione iniziale di più reati. L’abitualità criminosa, invece, non deriva da un singolo piano ma da uno stile di vita orientato alla commissione sistematica e contingente di illeciti. La ripetizione di reati nel tempo, secondo la Corte, è sintomatica di quest’ultima e non della prima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati