LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Disegno criminoso: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, confermando una condanna per furto. La sentenza chiarisce due punti cruciali: primo, la richiesta esplicita di ‘punizione’ da parte della vittima in una denuncia la rende una valida querela; secondo, la commissione di reati simili nel tempo non configura automaticamente un unico disegno criminoso, potendo invece indicare una generica inclinazione a delinquere.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno criminoso: quando la serialità non basta

La recente sentenza della Corte di Cassazione Penale, n. 33675/2024, offre importanti chiarimenti su due temi di grande rilevanza pratica: la validità della querela e la corretta interpretazione del concetto di disegno criminoso. Il caso riguarda un imputato condannato per furto aggravato e furto in abitazione, il quale ha contestato sia la procedibilità dell’azione penale per uno dei reati, sia il mancato riconoscimento del vincolo della continuazione con altri illeciti. L’analisi della Corte fornisce una guida preziosa per distinguere un piano criminale unitario da una semplice inclinazione a delinquere.

I Fatti di Causa

L’imputato, dopo la conferma della condanna in Corte d’Appello, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali. In primo luogo, sosteneva che per il reato di furto aggravato mancasse una valida querela, necessaria a seguito delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022). Secondo la difesa, la vittima aveva sporto una semplice denuncia, non qualificabile come istanza di punizione. In secondo luogo, l’imputato lamentava il mancato riconoscimento del reato continuato con altri fatti oggetto di precedenti sentenze di condanna, sostenendo l’esistenza di un unico disegno criminoso.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi infondati e generici. Con una motivazione dettagliata, i giudici hanno rigettato le argomentazioni della difesa, confermando la decisione dei giudici di merito e consolidando importanti principi di diritto.

Le motivazioni: Procedibilità a querela e disegno criminoso

La sentenza si articola su due filoni argomentativi distinti, entrambi di notevole interesse.

La validità della querela dopo la Riforma Cartabia

Sul primo punto, la Corte ha chiarito che non sono necessarie ‘formule sacramentali’ affinché un atto possa essere qualificato come querela. Esaminando gli atti processuali, i giudici hanno accertato che la persona offesa, nel denunciare oralmente i fatti, aveva espressamente dichiarato di sporgere ‘formale denuncia/querela’ e aveva aggiunto ‘e ne chiedo la punizione’. Questa esplicita manifestazione di volontà è stata considerata sufficiente per integrare l’istanza di punizione richiesta dalla legge. La Corte ha ribadito il principio del favor querelae, secondo il quale, in caso di incertezza, l’atto va interpretato nel senso più favorevole alla volontà punitiva della vittima, a prescindere dalla qualificazione formale data dall’autorità che lo riceve.

Il concetto di disegno criminoso e la sua distinzione dalla mera inclinazione a delinquere

La parte più approfondita della motivazione riguarda il secondo motivo di ricorso. La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta di riconoscimento della continuazione, spiegando che l’esistenza di un unico disegno criminoso non può essere desunta dalla semplice commissione di una serie di reati omogenei in un arco temporale relativamente breve (in questo caso, otto mesi). Tale condotta, secondo la Corte, è piuttosto sintomatica di una ‘mera inclinazione a delinquere’ o di un programma di vita delinquenziale che si concretizza in base a opportunità contingenti.

Perché si possa parlare di disegno criminoso, è necessario che l’agente si sia rappresentato e abbia deliberato anticipatamente e in modo unitario una serie di specifiche condotte criminose. Non è sufficiente una generica propensione al crimine. L’onere di provare l’esistenza di tale programma unitario grava su chi lo invoca (l’imputato). La prossimità temporale, l’identità delle norme violate o la somiglianza delle modalità operative sono solo indizi, ma non costituiscono di per sé la prova di un piano premeditato. La Corte ha sottolineato che la reiterazione di condotte criminali può, anzi, dimostrare una diversa e più radicata abitudine al crimine, che non beneficia del trattamento più favorevole previsto per il reato continuato.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La pronuncia in esame consolida due principi fondamentali. Da un lato, rafforza la tutela della persona offesa, valorizzando la sua volontà sostanziale di ottenere giustizia al di là dei formalismi. Dall’altro, traccia un confine netto tra il reato continuato, che presuppone un’unica e preventiva deliberazione criminosa, e la serialità criminale, che deriva da una scelta di vita o da decisioni estemporanee. Questa distinzione è cruciale per la corretta applicazione della legge penale, impedendo che l’istituto della continuazione venga esteso a situazioni di abitualità nel reato che meritano, invece, una diversa valutazione e un diverso trattamento sanzionatorio.

Quando una denuncia presentata oralmente può essere considerata una valida querela?
Una denuncia vale come querela quando, al di là del nome formale dato all’atto, la persona offesa manifesta in modo chiaro e inequivocabile la volontà che si proceda penalmente contro il responsabile del reato. L’espressione ‘ne chiedo la punizione’ è considerata una manifestazione sufficiente di tale volontà.

Commettere più reati dello stesso tipo in un periodo di tempo limitato è sufficiente per dimostrare l’esistenza di un unico disegno criminoso?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte, la semplice reiterazione di reati omogenei, anche in un arco temporale ristretto, non prova di per sé l’esistenza di un unico disegno criminoso, ma può essere indice di una generica inclinazione a delinquere, con decisioni prese in base a opportunità occasionali.

Qual è la differenza tra un unico disegno criminoso e una generica inclinazione a delinquere?
Un unico disegno criminoso implica che l’agente abbia pianificato in anticipo una serie di specifiche condotte criminose come parte di un programma unitario. Una generica inclinazione a delinquere, invece, descrive una propensione a commettere reati non predeterminati, ma realizzati cogliendo opportunità contingenti, senza una pianificazione iniziale complessiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati