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Disegno Criminoso: la Cassazione chiarisce i criteri

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento del disegno criminoso tra più reati. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali avevano escluso un progetto unitario basandosi su elementi come la distanza temporale tra i fatti, la natura estemporanea di alcuni reati e l’assenza di un legame teleologico, configurando piuttosto una generica propensione a delinquere.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: Quando una Serie di Reati Non Costituisce un Piano Unico

L’istituto del disegno criminoso rappresenta un concetto fondamentale nel diritto penale, capace di modificare significativamente l’entità della pena per chi ha commesso più reati. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una rigorosa dimostrazione di un progetto unitario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i criteri per distinguere un piano premeditato da una semplice propensione a delinquere, dichiarando inammissibile il ricorso di un condannato.

Il Caso in Esame: La Richiesta di Continuazione

Il ricorrente si era rivolto al giudice dell’esecuzione per ottenere il riconoscimento della continuazione tra sei diverse condanne definitive. Secondo la sua tesi, i vari reati commessi (tra cui spaccio, contraffazione di armi, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni) erano tutti parte di un unico disegno criminoso. L’obiettivo era ottenere l’applicazione dell’articolo 671 del codice di procedura penale, che prevede un ricalcolo della pena in senso più favorevole, considerando i vari episodi come un unico reato continuato. La Corte d’Appello, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva però respinto la richiesta, ritenendo insussistente tale progetto unitario.

La Decisione della Corte: Quando il Disegno Criminoso è Escluso

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, ritenendo il ricorso inammissibile. Secondo i giudici supremi, il ricorrente si era limitato a proporre una lettura alternativa degli elementi già correttamente valutati, senza evidenziare vizi logici o giuridici nella motivazione dell’ordinanza impugnata.

Gli Indici Rivelatori Valutati dai Giudici

Il giudice dell’esecuzione aveva fondato la sua decisione su una serie di indicatori che, nel loro complesso, escludevano l’esistenza di un piano unitario. Tra questi:

* Il tempo trascorso tra le diverse condotte.
* L’assenza di una connessione teleologica, ovvero di un legame finalistico tra i reati.
* La natura estemporanea di alcuni crimini, come la resistenza a pubblico ufficiale, le lesioni e l’evasione, che apparivano più come reazioni occasionali che come parti di un piano prestabilito.
* La diversità ontologica tra i reati, come quelli di spaccio di stupefacenti e quelli di contraffazione di armi rubate, che non mostravano elementi di correlazione.

Propensione a Delinquere vs. Progettazione Unitaria

La conclusione dei giudici è stata che gli elementi emersi non indicavano una previa e unitaria programmazione delle condotte, ma piuttosto una “spiccata propensione a delinquere” del soggetto. In altre parole, non si trattava di un unico piano, ma di una tendenza generale a commettere reati, che si manifestava in diverse occasioni non collegate tra loro da un unico filo conduttore.

Le Motivazioni

La Cassazione ha sottolineato che la prova dell’identità del disegno criminoso deve essere rigorosa e non può basarsi su semplici dubbi. Contrariamente a quanto spesso si pensa, il principio del “favor rei” (il favore verso l’imputato in caso di dubbio) non si applica in questo contesto. Riconoscere la continuazione, infatti, incide sulla certezza di una sentenza già passata in giudicato, e pertanto richiede un accertamento positivo della sua esistenza. Il dubbio sulla presenza di un piano unitario non è sufficiente per concedere il beneficio. L’onere di dimostrare la sussistenza del disegno criminoso grava, quindi, su chi lo invoca.

Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: per ottenere il riconoscimento della continuazione non basta aver commesso più reati in un certo arco di tempo. È necessario dimostrare, attraverso elementi specifici e dotati di valore probatorio, che tutte le condotte illecite erano state ideate e programmate fin dall’inizio come parte di un unico progetto. In assenza di tale prova, e in presenza di indicatori che suggeriscono piuttosto una generica tendenza a infrangere la legge, la richiesta di applicazione dell’art. 671 c.p.p. è destinata a essere respinta.

Che cos’è il disegno criminoso e perché è importante?
Il disegno criminoso è un progetto unitario che lega più reati, ideati come parte di un unico piano. È importante perché il suo riconoscimento permette di applicare l’istituto della continuazione, che porta a un calcolo della pena più favorevole, considerando i vari reati come un’unica violazione di legge continuata.

Su quali basi un giudice può negare il riconoscimento di un unico disegno criminoso?
Un giudice può negarlo quando mancano prove di un progetto unitario. Secondo la sentenza, elementi decisivi in senso contrario sono: un notevole lasso di tempo tra i reati, l’assenza di un legame finalistico, la natura estemporanea di alcune condotte (come la resistenza a pubblico ufficiale) e la mancanza di correlazione tra reati di diversa natura (es. spaccio e contraffazione di armi).

Il principio del ‘favor rei’ (favore per l’imputato) si applica in caso di dubbio sull’esistenza del disegno criminoso?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che il riconoscimento della continuazione incide sulla certezza di una sentenza definitiva. Pertanto, l’esistenza di un unico disegno criminoso deve essere provata e non può essere presunta in caso di dubbio. Il dubbio non giova al richiedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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