LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Disegno criminoso: i requisiti per la continuazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che chiedeva il riconoscimento del disegno criminoso per reati commessi in un arco temporale di nove anni. La decisione conferma che una notevole distanza temporale, luoghi diversi e modalità esecutive differenti sono elementi che escludono l’unicità del piano criminale, requisito fondamentale per l’applicazione della continuazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: Quando Tempo e Distanza Escludono la Continuazione tra Reati

Il concetto di disegno criminoso, o continuazione tra reati, rappresenta un istituto fondamentale del diritto penale italiano, previsto dall’articolo 81 del codice penale. Esso consente di unificare, ai fini della pena, più reati commessi in esecuzione di un medesimo piano criminale, con un trattamento sanzionatorio più mite. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza i rigidi presupposti per il suo riconoscimento, sottolineando come la distanza temporale e la diversità delle condotte siano ostacoli insormontabili.

I fatti del caso

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo avverso un’ordinanza della Corte d’Appello che aveva negato l’applicazione della continuazione tra diversi reati. L’istante sosteneva che le varie condotte illecite, sebbene distinte, facessero parte di un unico disegno criminoso. Il giudice dell’esecuzione, però, aveva respinto la richiesta, evidenziando elementi fattuali cruciali: i reati erano stati commessi in un arco temporale di circa nove anni, in contesti geografici differenti e con modalità esecutive del tutto diverse tra loro. Secondo il giudice, mancava la prova di un programma deliberato fin dall’origine, elemento cardine dell’istituto.

La decisione della Corte di Cassazione e i limiti del disegno criminoso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la valutazione del giudice di merito. Gli Ermellini hanno ricordato che, secondo la giurisprudenza consolidata, si può parlare di disegno criminoso solo quando i singoli reati sono parte integrante di un unico programma, deliberato nelle sue linee essenziali fin dall’inizio. Per accertarne la sussistenza, occorre verificare la presenza di elementi sintomatici, quali:

* La vicinanza cronologica tra i fatti.
* L’identità della causale o del movente.
* La somiglianza delle condizioni di tempo e di luogo.
* L’omogeneità delle modalità esecutive e della tipologia dei reati.

Nel caso specifico, tutti questi indicatori erano assenti. La notevole distanza temporale e la diversità dei contesti e delle modalità operative deponevano inequivocabilmente per una pluralità di decisioni criminali autonome, e non per l’attuazione di un singolo piano.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla coerenza e logicità della decisione impugnata. Il giudice dell’esecuzione ha correttamente applicato i principi normativi e giurisprudenziali, evidenziando in modo ineccepibile che reati commessi in tempi, luoghi e con modalità differenti non possono essere ricondotti a un’unica matrice volitiva. La Suprema Corte ha precisato che il ricorso, di fatto, mirava a una rivalutazione del merito della vicenda, contestando l’interpretazione dei fatti data dal giudice precedente. Tale operazione è preclusa in sede di legittimità, dove il controllo della Corte è limitato alla corretta applicazione della legge e alla logicità della motivazione, non alla ricostruzione dei fatti.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame riafferma con chiarezza che l’istituto del disegno criminoso non può essere invocato per unificare episodi criminali slegati e distanti nel tempo. La decisione serve da monito: per beneficiare della continuazione, è necessario fornire la prova concreta di un programma unitario e preordinato, del quale i vari reati costituiscono solo le singole tappe esecutive. In assenza di tale prova, e di fronte a elementi oggettivi come la distanza temporale e la diversità delle condotte, i reati saranno considerati autonomi, con le conseguenti implicazioni sul piano sanzionatorio. La declaratoria di inammissibilità ha inoltre comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, a riprova della temerarietà di un ricorso privo dei presupposti di legge.

Quando più reati possono essere considerati parte di un unico disegno criminoso?
Quando costituiscono parte integrante di un unico programma deliberato fin dall’origine nelle sue linee essenziali per conseguire un determinato fine. La giurisprudenza ha individuato come indicatori la vicinanza cronologica, l’unicità della causale, la somiglianza delle condizioni di tempo e luogo e l’omogeneità delle modalità esecutive.

Perché in questo caso è stato negato il riconoscimento della continuazione tra reati?
Perché i reati erano stati commessi a notevole distanza di tempo l’uno dall’altro (nell’arco di circa nove anni), in differenti contesti territoriali e con modalità esecutive del tutto diverse. Mancavano quindi gli elementi indicativi di un medesimo piano criminale.

Cosa consegue alla dichiarazione di inammissibilità di un ricorso per cassazione in materia penale?
La dichiarazione di inammissibilità, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso 3.000 euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati