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Disegno criminoso: i criteri della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 14745/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati. La Corte ha ribadito che per applicare l’istituto è necessario un unico disegno criminoso, ovvero un piano deliberato in anticipo, e non una semplice propensione a delinquere. La valutazione di specifici indicatori, come la contiguità temporale e l’identico modus operandi, è rimessa all’apprezzamento del giudice di merito.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso: i Criteri della Cassazione per la Continuazione del Reato

L’istituto della continuazione, previsto dall’articolo 81 del codice penale, è uno strumento fondamentale per garantire un trattamento sanzionatorio equo a chi commette più reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una rigorosa verifica da parte del giudice. Con la recente ordinanza n. 14745/2025, la Corte di Cassazione è tornata a fare chiarezza sui presupposti necessari, distinguendo nettamente il piano criminale preordinato da una generica inclinazione a delinquere.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto avverso un’ordinanza del Tribunale di Bologna. Il ricorrente lamentava il mancato riconoscimento del vincolo della continuazione tra diversi reati a suo carico. La richiesta mirava a ottenere una rideterminazione della pena complessiva in senso più favorevole, unificando le diverse condotte sotto un’unica matrice dolosa.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un’analisi consolidata dei principi che regolano la materia, ribadendo che l’accertamento del disegno criminoso è compito del giudice di merito e che la sua valutazione, se logicamente motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.

Le motivazioni: la Differenza tra Disegno Criminoso e Stile di Vita Delinquenziale

Il cuore della motivazione risiede nella netta distinzione tra due concetti spesso confusi. Il disegno criminoso postula che l’agente abbia pianificato unitariamente, e prima di iniziare l’azione, una serie di condotte illecite. Non è sufficiente una generica “programmazione di vita delinquenziale”, che esprime solo una scelta a favore del crimine, concretizzata di volta in volta in base alle opportunità.

La Corte ha sottolineato che i reati successivi al primo devono essere stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, sin dall’inizio. Un piano che si forma “in corso d’opera” o frutto di determinazioni estemporanee non è sufficiente per integrare la continuazione.

Le motivazioni: gli Indicatori Rivelatori del Disegno Criminoso

Come può un giudice provare l’esistenza di un piano così definito? La Cassazione elenca una serie di “indicatori concreti” che, nel loro insieme, possono rivelare la presenza di un’unica matrice:

* Omogeneità delle violazioni e del bene giuridico protetto.
* Contiguità spazio-temporale tra i fatti.
Singole causali e modalità della condotta (il cosiddetto modus operandi*).
* Sistematicità e abitudini programmate di vita.
* Costante compartecipazione dei medesimi soggetti.

È importante notare che non è richiesta la presenza contemporanea di tutti questi elementi. Anche solo alcuni di essi, se particolarmente significativi, possono essere sufficienti a fondare il convincimento del giudice sull’unitarietà del piano criminale.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un principio cruciale: per ottenere il beneficio della continuazione, non basta dimostrare di aver commesso reati simili in un breve arco di tempo. È necessario fornire al giudice elementi concreti che provino l’esistenza di una programmazione iniziale, una deliberazione unitaria che precede l’intera sequenza delittuosa. Questa decisione rafforza l’ampia discrezionalità del giudice di merito nell’accertare i fatti e conferma che il controllo della Corte di Cassazione si limita alla verifica della coerenza e logicità della motivazione, senza poter entrare nuovamente nel merito delle prove. Di conseguenza, la difesa deve concentrarsi sulla raccolta e presentazione di prove fattuali che dimostrino in modo inequivocabile la pianificazione originaria del reato.

Cosa si intende per ‘disegno criminoso’ ai fini della continuazione del reato?
Per ‘disegno criminoso’ si intende un piano unitario e preordinato, in cui l’agente, prima di commettere il primo reato, si è rappresentato e ha deliberato di compiere una serie di condotte criminose, programmandole almeno nelle loro linee essenziali. Non si identifica con una generica propensione a delinquere.

Quali sono gli elementi che un giudice valuta per riconoscere un disegno criminoso?
Il giudice valuta una serie di indicatori concreti, tra cui: l’omogeneità delle violazioni, la contiguità di tempo e luogo, le modalità della condotta (modus operandi), la sistematicità delle azioni, le causali e la costante partecipazione degli stessi soggetti. Non è necessario che tutti questi elementi siano presenti contemporaneamente.

È sufficiente che i reati siano dello stesso tipo per ottenere il riconoscimento della continuazione?
No, non è sufficiente. Sebbene l’identica natura dei reati sia un indicatore, da sola non basta a dimostrare un disegno criminoso. È necessario provare che i reati successivi non siano frutto di una determinazione estemporanea, ma di un piano concepito prima della commissione del primo illecito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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