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Disegno criminoso e continuazione: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento del disegno criminoso tra un tentato omicidio e un successivo porto abusivo d’armi. La Suprema Corte ha ribadito che la sola vicinanza temporale tra i due reati non è sufficiente per provare un piano unitario preordinato, negando così l’applicazione del più favorevole istituto della continuazione.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso e Continuazione: La Cassazione detta le Regole

L’istituto del reato continuato, basato sull’esistenza di un disegno criminoso unitario, rappresenta una delle questioni più delicate nel diritto penale, specialmente in fase esecutiva. Con la sentenza n. 26608 del 2024, la Corte di Cassazione torna a precisare i confini di questo concetto, stabilendo che la semplice vicinanza nel tempo tra due delitti non è sufficiente a dimostrare l’esistenza di un piano preordinato. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Tentato Omicidio e Possesso d’Arma

Il caso sottoposto all’esame della Suprema Corte riguardava la richiesta di un condannato di vedere riconosciuta la continuazione tra due distinte sentenze. La prima condanna era per tentato omicidio e porto d’armi, reati commessi il 28 ottobre 2020. La seconda, invece, riguardava la detenzione di un’altra arma da fuoco, una pistola diversa da quella usata per l’agguato, scoperta il 9 novembre 2020, a pochi giorni di distanza.

Il ricorrente sosteneva che entrambi i reati rientrassero in un unico disegno criminoso, finalizzato a portare a termine l’omicidio, procurandosi una seconda arma per ogni evenienza. Il Giudice dell’esecuzione del Tribunale di Napoli Nord, tuttavia, aveva rigettato l’istanza, non ravvisando elementi sufficienti a provare l’esistenza di un programma criminoso unitario e predeterminato. Da qui il ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando integralmente la decisione del giudice dell’esecuzione. I giudici di legittimità hanno escluso la configurabilità di un disegno criminoso unico, ritenendo che la detenzione della seconda arma non fosse stata programmata sin dall’inizio, ma fosse il frutto di una decisione estemporanea, presa solo dopo la commissione del tentato omicidio.

Le Motivazioni: Oltre la Vicinanza Temporale, serve un Piano Unitario

Il cuore della motivazione della sentenza risiede nella rigorosa interpretazione dei requisiti del disegno criminoso. La Corte ha ribadito principi consolidati, specificando che per applicare la continuazione non è sufficiente un generico programma di attività delinquenziale o una semplice inclinazione al delitto. È invece necessaria l’individuazione di un piano preciso, concepito prima della commissione del primo reato, che includa tutti i successivi episodi delittuosi, almeno nelle loro linee essenziali.

Nel caso di specie, secondo la Cassazione, il giudice di merito ha correttamente evidenziato come la vicinanza temporale e spaziale tra i fatti fosse un mero dato di fatto, insufficiente da solo a dimostrare la preordinazione. Mancava qualsiasi altro elemento (come un modus operandi identico o altre prove concrete) che potesse supportare l’idea di un’unica deliberazione iniziale.

La Corte ha osservato che la decisione di procurarsi una seconda arma, dopo essersi disfatto di quella usata per il tentato omicidio, appariva più come una scelta opportunistica e successiva, dettata forse dalla necessità di difesa, piuttosto che come un tassello di un piano originario. L’occasionalità e la successione degli eventi escludevano, quindi, la programmazione preventiva richiesta dalla legge.

Conclusioni: L’Importanza di un’Analisi Approfondita del Disegno Criminoso

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale: il riconoscimento del disegno criminoso in sede esecutiva richiede una verifica approfondita e rigorosa. Non basta la contiguità temporale o la generica omogeneità delle condotte. Occorre dimostrare, con indicatori concreti, che l’agente avesse programmato ab origine, al momento del primo reato, anche i successivi. In assenza di tale prova, i reati devono essere considerati come espressione di decisioni autonome e separate, precludendo l’applicazione del trattamento sanzionatorio più mite previsto per la continuazione.

La semplice vicinanza nel tempo tra due reati è sufficiente per riconoscere un unico disegno criminoso?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la contiguità spazio-temporale è solo uno degli indici da valutare, ma non è sufficiente da sola. È necessario dimostrare che i reati erano parte di un programma criminoso unitario, preordinato prima della commissione del primo reato.

Cosa si intende per ‘medesimo disegno criminoso’?
Si intende un piano unitario e deliberato che abbraccia fin dall’inizio la commissione di più reati, almeno nelle loro linee essenziali. Non è un generico programma di attività delinquenziale, ma una specifica preordinazione di una serie di illeciti.

Perché in questo caso è stata esclusa la continuazione tra il tentato omicidio e il possesso della seconda arma?
La Corte ha ritenuto che non ci fossero prove che l’imputato avesse pianificato di procurarsi la seconda arma già al momento del tentato omicidio. La detenzione della seconda pistola è apparsa come una decisione successiva ed estemporanea, presa dopo essersi disfatto dell’arma del delitto, e non come parte del piano originario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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