LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Discrezionalità del giudice: ricorso sulla pena generico

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 45460/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso che contestava l’eccessività della pena in modo generico. La Corte ha ribadito che la determinazione della pena rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito, il quale deve motivare la propria decisione secondo i criteri degli artt. 132 e 133 c.p. La mancanza di censure specifiche alla sentenza impugnata rende il ricorso infondato, con condanna del ricorrente alle spese e a una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Discrezionalità del Giudice: Quando il Ricorso sulla Pena è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio cardine del diritto penale: la discrezionalità del giudice nella determinazione della pena. Quando un ricorso si limita a lamentare una sanzione ‘eccessiva’ senza argomentazioni specifiche, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Questa decisione offre spunti importanti su come strutturare un’impugnazione efficace e sui limiti del sindacato di legittimità.

Il Caso in Esame: Un Ricorso Generico

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. L’unico motivo di doglianza riguardava l’eccessività della pena inflitta. Il ricorrente, tuttavia, non ha formulato censure specifiche e dettagliate contro la motivazione della sentenza di secondo grado, limitandosi a una contestazione generica.

La difesa non ha evidenziato errori logici o violazioni di legge nel percorso argomentativo che ha portato i giudici a quantificare la sanzione, ma si è concentrata unicamente sul risultato finale, ritenuto sproporzionato.

La Decisione della Cassazione e la Discrezionalità del Giudice

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La motivazione si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato: la graduazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito.

Questo potere non è assoluto, ma deve essere esercitato in aderenza ai principi guida sanciti dal codice penale. Il giudice della Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ma può solo verificare che quest’ultimo abbia esercitato il suo potere in modo logico e conforme alla legge.

I Criteri Guida: Artt. 132 e 133 del Codice Penale

La discrezionalità del giudice è ancorata a parametri normativi precisi, contenuti negli articoli 132 e 133 del codice penale. Questi articoli impongono al giudice di tenere conto:

* Della gravità del reato (natura, specie, mezzi, oggetto, tempo, luogo e ogni altra modalità dell’azione).
* Della capacità a delinquere del colpevole (motivi a delinquere, carattere del reo, precedenti penali e giudiziari, condotta contemporanea o susseguente al reato).

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato la propria decisione, facendo riferimento a elementi specifici contenuti nella sentenza (pagine 2, 3 e 4), assolvendo così al proprio obbligo argomentativo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile perché l’unico motivo proposto era generico e aspecifico. Secondo la giurisprudenza costante, la determinazione della pena base, così come la valutazione delle circostanze aggravanti e attenuanti, rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Tale potere è legittimamente esercitato quando il giudice fornisce una motivazione che dia conto del rispetto dei criteri legali previsti dagli artt. 132 e 133 c.p. Poiché la Corte d’Appello aveva offerto un’argomentazione congrua e logica per la pena inflitta, un ricorso che si limita a definirla ‘eccessiva’ senza attaccare specificamente la motivazione è privo di fondamento.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un’importante lezione pratica: per contestare efficacemente la misura di una pena in Cassazione, non è sufficiente lamentarne l’entità. È necessario, invece, individuare e contestare vizi specifici nel ragionamento del giudice di merito, come l’omessa valutazione di elementi decisivi, la manifesta illogicità della motivazione o la violazione di specifiche norme di legge. In assenza di tali censure, il ricorso si espone a una sicura declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione a favore della Cassa delle ammende.

In quali casi un ricorso contro l’entità della pena può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è generico e aspecifico, ossia quando contesta l’eccessività della pena senza formulare critiche precise e reali alla motivazione della sentenza impugnata, ma si limita a una lamentela generica.

Qual è il potere del giudice nel determinare la pena?
Il giudice possiede un ampio potere discrezionale nella graduazione della pena. Tale discrezionalità deve essere esercitata nel rispetto dei principi stabiliti dagli articoli 132 e 133 del codice penale, che riguardano la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La persona che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie dove l’importo è stato fissato in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati