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Discrezionalità del giudice: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di tre imputati condannati per furto aggravato. I ricorsi contestavano la quantificazione della pena e il diniego delle attenuanti generiche, ma secondo la Corte si trattava di censure sulla discrezionalità del giudice, non sindacabili in sede di legittimità in assenza di vizi logici o di violazioni di legge.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Discrezionalità del giudice: quando la pena non si può contestare in Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la valutazione sulla misura della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non può essere oggetto di un nuovo esame in sede di legittimità, a meno che la decisione non sia palesemente illogica o illegale. Analizziamo insieme la vicenda per comprendere i confini del ricorso in Cassazione.

I Fatti del Caso

Tre individui venivano condannati in primo grado e in appello per il reato di furto aggravato in concorso, commesso in un’abitazione privata. Ritenendo la pena eccessiva, i tre imputati proponevano ricorso per Cassazione, affidandosi a diversi motivi volti a contestare la decisione dei giudici di merito.

I Motivi del Ricorso e la Sfiducia nella Discrezionalità del Giudice

Le doglianze degli imputati si concentravano su tre aspetti principali, tutti riconducibili a una critica verso l’esercizio del potere discrezionale da parte della Corte d’Appello:

1. Erronea determinazione della pena: Si sosteneva che la pena inflitta fosse illegale e sproporzionata.
2. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: Gli imputati lamentavano il diniego delle circostanze attenuanti generiche, che avrebbero potuto comportare una riduzione della sanzione.
3. Errata applicazione della recidiva: Si contestava la sussistenza dei presupposti per l’applicazione dell’aumento di pena dovuto alla recidiva.

In sostanza, i ricorsi chiedevano alla Corte di Cassazione di effettuare una nuova valutazione sulla congruità della pena, un compito che, come vedremo, esula dalle sue funzioni.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili, fornendo chiarimenti essenziali sui limiti del proprio sindacato. La decisione si fonda su principi consolidati, rafforzando il ruolo e l’autonomia del giudice di merito.

La Corte ha specificato che la graduazione della pena, ai sensi degli articoli 132 e 133 del codice penale, è espressione tipica della discrezionalità del giudice di merito. Tale potere non può essere censurato in sede di legittimità se la motivazione che lo sostiene è sufficiente e non manifestamente illogica o arbitraria. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano adeguatamente giustificato la pena inflitta, ritenendola proporzionata alla gravità oggettiva del reato e alla capacità a delinquere degli imputati.

Anche il diniego delle attenuanti generiche è stato ritenuto correttamente motivato, essendo sufficiente il riferimento a elementi decisivi come la personalità negativa degli imputati, desumibile dalle numerose condanne subite in passato.

Infine, riguardo alla recidiva, la Corte ha sottolineato come i ricorsi fossero generici e non si confrontassero criticamente con la sentenza impugnata. Quest’ultima aveva logicamente evidenziato come il numero, la frequenza e l’omogeneità dei precedenti penali dimostrassero una spiccata pericolosità sociale, giustificando pienamente l’applicazione della recidiva.

Conclusioni

L’ordinanza in esame è un’importante lezione sul funzionamento del processo penale. Il ricorso per Cassazione non è un “terzo grado di giudizio” dove si possono ridiscutere i fatti o la valutazione del giudice sulla giusta pena. Il suo scopo è garantire l’osservanza della legge e la coerenza logica delle motivazioni. La discrezionalità del giudice nella commisurazione della pena è un caposaldo del sistema: finché esercitata entro i limiti della legge (la cosiddetta “forbice edittale”) e supportata da una motivazione congrua, la sua decisione è insindacabile. Gli imputati sono stati quindi condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, a conferma della totale infondatezza delle loro pretese.

È possibile contestare in Cassazione una pena ritenuta troppo alta?
No, a meno che la pena sia illegale (cioè al di fuori dei limiti minimi e massimi previsti dalla legge) o che la motivazione del giudice sia manifestamente illogica o arbitraria. La valutazione sulla congruità della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non può essere riesaminata dalla Corte di Cassazione.

Per quale motivo possono essere negate le circostanze attenuanti generiche?
Un giudice può negare le attenuanti generiche fornendo una motivazione adeguata. Nel caso specifico, il diniego è stato giustificato sulla base della personalità negativa degli imputati, come dimostrato dai loro numerosi e gravi precedenti penali, elementi ritenuti decisivi per la valutazione.

Quando un ricorso per Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando è generico, non contesta specificamente le argomentazioni della sentenza impugnata, si limita a ripetere motivi già respinti in appello senza aggiungere nuovi elementi di diritto, o quando mira a ottenere un nuovo esame dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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