LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Discrezionalità del giudice: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. I giudici hanno confermato la piena discrezionalità del giudice di merito nella valutazione delle attenuanti generiche e nell’escludere pene sostitutive, motivando la decisione sulla base dei precedenti penali dell’imputato. La discrezionalità del giudice è stata esercitata correttamente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Discrezionalità del Giudice: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un’importante lezione sul perimetro della discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena e sulle limitate possibilità di censurare tale valutazione in sede di legittimità. Il caso riguarda un ricorso dichiarato inammissibile perché basato su motivi manifestamente infondati, confermando la solidità delle decisioni dei giudici di primo e secondo grado.

I Fatti del Caso

Il procedimento trae origine da una condanna per il reato di cui all’art. 495 del codice penale (falsa attestazione a pubblico ufficiale). L’imputato, a seguito di un giudizio abbreviato, veniva condannato dal Giudice dell’udienza preliminare. Successivamente, la Corte d’Appello, pur riformando parzialmente la sentenza e riconoscendo le attenuanti generiche come prevalenti sulla recidiva, confermava nel resto la condanna. Insoddisfatto della decisione, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando due specifici vizi della sentenza d’appello.

I Motivi del Ricorso e la Discrezionalità del Giudice

Il ricorrente basava la sua impugnazione su due principali argomentazioni:

1. Vizio di motivazione sulle attenuanti generiche: Si contestava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche nella loro massima estensione possibile, che avrebbe comportato un’ulteriore riduzione della pena fino al minimo edittale. Secondo la difesa, la Corte d’Appello non avrebbe adeguatamente motivato le ragioni di tale scelta.
2. Violazione di legge sulla pena sostitutiva: Si denunciava la mancata applicazione della pena sostitutiva della libertà controllata, prevista dalla normativa precedente (L. 689/1981), sostenendo che il giudice avrebbe dovuto applicarla in luogo della pena detentiva.

Entrambi i motivi chiamavano in causa i limiti e i contenuti della discrezionalità del giudice nella fase sanzionatoria.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato entrambe le censure, dichiarando il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. Vediamo nel dettaglio le ragioni della decisione.

Sulla Graduazione della Pena e le Attenuanti

In merito al primo motivo, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la graduazione della pena, inclusa la concessione e la quantificazione delle attenuanti, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere deve essere esercitato nel rispetto dei criteri guida fissati dagli articoli 132 e 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere del reo).

Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione congrua e non illogica. La decisione di non applicare la massima riduzione di pena era stata giustificata valorizzando la “vita anteatta” dell’imputato, segnata da “plurime censure per atti predatori”. Questo elemento, indicativo di una certa pericolosità sociale, è stato considerato un valido fondamento per esercitare la discrezionalità in senso restrittivo. Il ricorso, su questo punto, si limitava a sollecitare una nuova e diversa valutazione di merito, inammissibile in sede di legittimità.

Sull’Applicazione della Pena Sostitutiva

Anche il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha chiarito che, anche a voler considerare applicabile la disciplina previgente sulle pene sostitutive, la decisione della Corte d’Appello era corretta. Quest’ultima, infatti, aveva operato una prognosi negativa sulla probabilità che l’imputato si attenesse alle prescrizioni della misura della libertà controllata. Tale valutazione prognostica, basata anch’essa su elementi concreti come i precedenti penali, è un presupposto necessario per la concessione delle pene sostitutive. Avendo il giudice di merito motivatamente escluso l’affidabilità del condannato, la sostituzione della pena detentiva non era comunque possibile.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce con forza il principio secondo cui le scelte del giudice di merito relative alla determinazione della pena sono insindacabili in Cassazione, a meno che non siano supportate da una motivazione manifestamente illogica, contraddittoria o basata su una violazione di legge. Il ricorso non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio, dove si tenta di ottenere una valutazione dei fatti più favorevole. La discrezionalità del giudice, se esercitata entro i binari tracciati dalla legge e supportata da una motivazione adeguata, costituisce un pilastro del sistema sanzionatorio penale, volto a personalizzare la pena in base alle specificità del caso concreto e alla personalità dell’autore del reato.

Può la Corte di Cassazione riesaminare la decisione del giudice sulla quantità di pena da applicare?
No, la graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la motivazione è palesemente illogica o viola la legge, non per rivalutare la scelta fatta.

Perché non sono state concesse le attenuanti generiche nella loro massima estensione?
La Corte d’Appello ha motivato la sua decisione facendo riferimento alla “vita anteatta” dell’imputato, caratterizzata da “plurime censure per atti predatori”, ritenendo tale elemento decisivo per non concedere una riduzione maggiore della pena.

Era possibile applicare una pena sostitutiva come la libertà controllata in questo caso?
No. La Corte d’Appello ha effettuato una prognosi negativa sulla probabilità che l’imputato rispettasse le prescrizioni. Pertanto, anche se la normativa precedente fosse stata astrattamente applicabile, la pena detentiva non sarebbe potuta essere sostituita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati