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Discrezionalità del giudice: limiti e motivazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 45025/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una sentenza della Corte d’Appello di Torino. Il caso verteva sulla contestazione del trattamento sanzionatorio. La Suprema Corte ha ribadito il principio della discrezionalità del giudice nel determinare la pena, specificando che una motivazione dettagliata non è necessaria quando la sanzione è prossima al minimo edittale, essendo sufficiente un richiamo a criteri di congruità ed equità.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Discrezionalità del Giudice: Quando la Motivazione sulla Pena è Sufficiente?

La determinazione della pena è uno dei momenti più delicati del processo penale, in cui si manifesta pienamente la discrezionalità del giudice. Tuttavia, questo potere non è assoluto. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a tracciare i confini di tale potere e, soprattutto, a chiarire quando l’obbligo di motivazione può dirsi assolto. Analizziamo insieme la decisione per capire i principi applicati.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato dalla Corte d’Appello di Torino, ha proposto ricorso per Cassazione lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione riguardo alla pena inflittagli. Secondo la difesa, i giudici di merito non avevano adeguatamente giustificato la scelta del trattamento sanzionatorio, pur avendo applicato una pena vicina al minimo previsto dalla legge per il reato contestato.

La questione della discrezionalità del giudice sulla pena

Il ricorrente contestava essenzialmente il modo in cui i giudici di secondo grado avevano esercitato il loro potere discrezionale nella quantificazione della pena. La questione centrale sottoposta alla Suprema Corte era quindi la seguente: fino a che punto il giudice deve spiegare dettagliatamente perché ha scelto una determinata pena anziché un’altra, specialmente quando si attesta su valori bassi?

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sull’applicazione dell’articolo 133 del Codice Penale, che elenca i criteri guida per l’esercizio del potere discrezionale del giudice (gravità del reato e capacità a delinquere del reo).

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. I giudici hanno chiarito che la discrezionalità del giudice nella graduazione della pena è molto ampia. Per adempiere all’obbligo di motivazione, non è sempre necessaria un’analisi dettagliata di ogni singolo elemento preso in considerazione.

In particolare, quando la pena applicata è vicina al minimo edittale, è sufficiente che il giudice dia conto di aver utilizzato criteri di adeguatezza, come “pena congrua” o “pena equa”, facendo riferimento alla gravità del fatto e alla personalità dell’imputato. Un obbligo di motivazione più specifico e dettagliato scatta, invece, solo quando la pena si discosta notevolmente dalla media edittale, avvicinandosi o raggiungendo il massimo.

Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente giustificato la sua decisione facendo riferimento a criteri di “congruità e dell’equità”, ritenuti sufficienti dalla Cassazione per sostenere una pena prossima al minimo.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito della congruità della pena. La valutazione sulla giusta pena spetta al giudice di merito, e il suo operato è censurabile in sede di legittimità solo se la motivazione è manifestamente illogica, contraddittoria o basata su un palese arbitrio, e non per una mera divergenza di valutazione. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Quando il giudice deve fornire una motivazione dettagliata per la pena inflitta?
Secondo la Corte di Cassazione, una spiegazione specifica e dettagliata è necessaria solo quando la pena applicata è di gran lunga superiore alla misura media prevista dalla legge per quel reato. Per pene vicine al minimo, è sufficiente un richiamo generico a criteri di congruità ed equità.

È possibile contestare in Cassazione la misura della pena decisa dal giudice di merito?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova valutazione sulla congruità della pena. Tale valutazione rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Il ricorso è ammissibile solo se la decisione è frutto di un palese arbitrio o di un ragionamento manifestamente illogico.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che il ricorso non venga esaminato nel merito. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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