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Discrezionalità del giudice e limiti alla pena

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso che contestava l’eccessività della pena. La decisione riafferma il principio della discrezionalità del giudice nella graduazione della sanzione, purché esercitata con motivazione logica e in aderenza ai criteri di legge (artt. 132 e 133 c.p.).

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Discrezionalità del Giudice: la Cassazione fissa i paletti per i ricorsi sulla pena

La determinazione della pena è uno dei momenti più delicati del processo penale, in cui si manifesta la discrezionalità del giudice. Ma quali sono i limiti di questo potere? E quando è possibile contestare una pena ritenuta eccessiva? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito principi consolidati, dichiarando inammissibile un ricorso che si limitava a lamentare l’eccessività della sanzione inflitta, senza individuare vizi logici o giuridici nella decisione del giudice di merito.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. Il ricorrente contestava, tra i vari motivi, l’eccessività della pena che gli era stata inflitta, ritenendola sproporzionata. La sua difesa si basava sull’idea che il giudice di secondo grado non avesse valutato correttamente gli elementi a sua disposizione per contenere la sanzione entro limiti più equi.

La Decisione della Corte sulla discrezionalità del giudice

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha respinto le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il motivo di ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, l’intero ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento: la graduazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. La Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice che ha esaminato direttamente il caso, a meno che quest’ultima non sia palesemente illogica, arbitraria o basata su una violazione di legge.

Le Motivazioni della Decisione

Nel motivare la propria decisione, la Corte ha sottolineato che la discrezionalità del giudice nella determinazione della pena deve essere esercitata seguendo i criteri guida stabiliti dagli articoli 132 e 133 del codice penale. Questi articoli impongono al giudice di tenere conto della gravità del reato e della capacità a delinquere del colpevole, valutando una serie di fattori specifici (modalità dell’azione, gravità del danno, intensità del dolo o grado della colpa, etc.).

Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno osservato che la Corte d’Appello aveva adempiuto al proprio onere motivazionale, facendo un “congruo riferimento agli elementi ritenuti decisivi o rilevanti”. Poiché la motivazione della sentenza impugnata risultava adeguata e coerente con i principi normativi, non vi era spazio per una censura in sede di legittimità. In altre parole, non è sufficiente affermare che la pena è “troppo alta”; è necessario dimostrare che il giudice ha abusato del suo potere discrezionale, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia rafforza un importante insegnamento pratico: un ricorso per cassazione che miri a ottenere una riduzione della pena ha scarse probabilità di successo se si limita a una generica contestazione sulla sua entità. Per essere ammissibile, il ricorso deve individuare con precisione un vizio specifico nella motivazione del giudice di merito, come l’illogicità manifesta o la violazione di una norma di legge nell’applicazione dei criteri di cui agli artt. 132 e 133 c.p.

La decisione comporta inoltre conseguenze economiche per chi intraprende un’impugnazione temeraria. Dichiarando l’inammissibilità del ricorso, la Corte ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a titolo sanzionatorio per aver attivato inutilmente il sistema giudiziario.

Posso impugnare una sentenza solo perché ritengo la pena eccessiva?
No, non è sufficiente. Secondo l’ordinanza, un ricorso basato unicamente sulla percezione di una pena eccessiva è inammissibile se non si dimostra che il giudice di merito ha esercitato la sua discrezionalità in modo palesemente illogico o in violazione dei criteri di legge.

Quali sono i limiti alla discrezionalità del giudice nel quantificare la pena?
La discrezionalità del giudice è vincolata al rispetto dei principi enunciati negli articoli 132 e 133 del codice penale. Il giudice deve fornire una motivazione adeguata che spieghi come ha valutato la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo per giungere alla pena inflitta.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende come sanzione per aver proposto un’impugnazione infondata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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