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Discrezionalità del giudice e la pena: il caso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 43295/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la determinazione della pena. La Corte ha ribadito che la valutazione delle circostanze aggravanti e attenuanti rientra nella discrezionalità del giudice di merito, purché la motivazione sia logica e coerente. È stato inoltre chiarito che uno stesso fatto può essere legittimamente valutato per più fini, come fondare un’aggravante e negare un’attenuante, senza violare il principio del ne bis in idem, e che la scelta del rito abbreviato non giustifica di per sé la concessione delle attenuanti generiche.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Discrezionalità del giudice: come si determina la pena?

La determinazione della pena è uno dei momenti più delicati del processo penale, in cui si manifesta pienamente la discrezionalità del giudice. Tuttavia, questo potere non è assoluto. Con l’ordinanza n. 43295/2024, la Corte di Cassazione torna a delineare i confini di tale potere, chiarendo quando e come le scelte del giudice di merito sulla quantificazione della pena possono essere contestate in sede di legittimità. Il caso analizzato offre spunti cruciali sul bilanciamento tra aggravanti, attenuanti e il principio del ne bis in idem.

I Fatti del Caso

Un imputato ricorreva in Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello che aveva determinato la sua pena. Il ricorrente lamentava un vizio di motivazione, sostenendo che i giudici di merito avessero commesso un errore logico: avevano utilizzato le medesime circostanze di fatto sia per riconoscere la sussistenza di una circostanza aggravante (prevista dall’art. 628, comma 3, n. 1 del codice penale) sia per negare la concessione delle circostanze attenuanti generiche (ex art. 62-bis c.p.). A suo dire, questa doppia valutazione violava il principio del ne bis in idem sostanziale, secondo cui un elemento non può essere valutato due volte a svantaggio dell’imputato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: la graduazione della pena, inclusa la gestione degli aumenti per le aggravanti e delle diminuzioni per le attenuanti, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere, se esercitato nel rispetto dei principi stabiliti dagli artt. 132 e 133 del codice penale e supportato da una motivazione logica e non contraddittoria, non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni: Analisi della Discrezionalità del Giudice

La Corte ha smontato le argomentazioni del ricorrente attraverso tre punti chiave.

Il Ruolo degli Artt. 132 e 133 del Codice Penale

La discrezionalità del giudice nella commisurazione della pena deve essere guidata dai criteri di cui all’art. 133 c.p. (gravità del reato e capacità a delinquere del colpevole). La Corte d’Appello, nel caso di specie, aveva fornito una motivazione adeguata (pagine 5-6 della sentenza impugnata), esente da vizi logici, giustificando le proprie scelte. La Cassazione ricorda che il giudice non è tenuto a esaminare analiticamente ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma è sufficiente che ponga a fondamento della sua decisione quelli ritenuti decisivi.

Il Principio del “Ne Bis in Idem” e la Valutazione dei Fatti

Il punto più interessante della pronuncia riguarda il presunto divieto di doppia valutazione. La Corte chiarisce che il principio del ne bis in idem non viene violato quando uno stesso dato fattuale, definito “polivalente”, viene utilizzato sotto profili giuridici diversi e per conseguenze distinte. Nel caso specifico, le modalità del fatto sono state usate per qualificare il reato con la sua aggravante e, allo stesso tempo, per valutare negativamente la personalità dell’imputato ai fini della negazione delle attenuanti generiche. Questa operazione è legittima perché le due valutazioni incidono su aspetti diversi del giudizio e non rappresentano una doppia punizione per lo stesso elemento.

Rito Abbreviato e Attenuanti Generiche: Nessun Automatismo

Infine, la Corte ha respinto l’idea che la scelta del rito abbreviato possa essere un fattore determinante per la concessione delle attenuanti generiche. Il rito abbreviato comporta già, per legge (ex lege), una riduzione predeterminata della pena. Pertanto, questa scelta processuale non può essere invocata come un ulteriore elemento a favore dell’imputato per ottenere un’ulteriore diminuzione tramite le attenuanti generiche, che devono basarsi su altri elementi di merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce la solidità della giurisprudenza in materia di commisurazione della pena. La discrezionalità del giudice di merito è ampia, ma non arbitraria, in quanto ancorata a una motivazione logica e coerente. Per chi intende contestare la pena in Cassazione, non è sufficiente lamentare un presunto trattamento severo, ma è necessario dimostrare un’evidente illogicità o una palese violazione di legge nel ragionamento del giudice. La pronuncia conferma che la complessità dei fatti può legittimamente portare a una loro valutazione plurima, senza che ciò costituisca una violazione dei diritti fondamentali dell’imputato.

È possibile contestare in Cassazione come il giudice ha calcolato la pena?
No, la graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Il ricorso in Cassazione è possibile solo se la motivazione della sentenza è manifestamente illogica, contraddittoria o viola specifiche disposizioni di legge.

Uno stesso fatto può essere usato sia per applicare un’aggravante sia per negare un’attenuante?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che un dato “polivalente” può essere utilizzato più volte per differenti valutazioni giuridiche (ad esempio, per integrare un’aggravante e per negare le attenuanti generiche) senza violare il principio del ne bis in idem, a condizione che le valutazioni riguardino aspetti diversi e siano logicamente motivate.

La scelta del rito abbreviato dà automaticamente diritto alle attenuanti generiche?
No. La scelta del rito abbreviato comporta già una riduzione di pena stabilita per legge. Non può essere usata come ulteriore argomento per ottenere la concessione delle circostanze attenuanti generiche, che devono essere fondate su altri elementi di merito relativi al reato o alla personalità dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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