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Discrezionalità del giudice: Cassazione e sanzioni

La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una pena per incendio boschivo, ribadendo che la discrezionalità del giudice nella determinazione della sanzione non è sindacabile in sede di legittimità se la motivazione non è illogica o arbitraria. Il ricorso lamentava una pena eccessiva nonostante il riconoscimento di attenuanti.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Discrezionalità del Giudice: Quando la Pena Diventa Intoccabile

L’ordinanza n. 7932/2024 della Corte di Cassazione offre uno spunto cruciale per comprendere i limiti del ricorso contro una condanna penale, specialmente quando l’oggetto della contestazione è l’entità della pena. Il caso analizzato riguarda un reato di incendio boschivo e mette in luce il principio della discrezionalità del giudice di merito, un potere ampio ma non assoluto, e i confini entro cui la Suprema Corte può intervenire.

I Fatti del Caso: Dall’Appello al Ricorso in Cassazione

Un imputato, condannato in primo grado per il reato di incendio boschivo continuato, vedeva la sua pena parzialmente riformata dalla Corte d’Appello di Bari. I giudici di secondo grado, infatti, avevano concesso le circostanze attenuanti generiche, ritenendole prevalenti sull’aggravante contestata, e avevano rideterminato la sanzione in due anni e tre mesi di reclusione.

Nonostante questa parziale vittoria, l’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso in Cassazione. L’unico motivo del ricorso verteva sul trattamento sanzionatorio, giudicato eccessivo. In particolare, si lamentava la mancata applicazione della massima riduzione di pena (un terzo) che, a dire della difesa, sarebbe dovuta conseguire al riconoscimento delle attenuanti generiche prevalenti.

La Discrezionalità del Giudice e i Limiti del Ricorso

Il cuore della questione giuridica ruota attorno a un principio fondamentale del nostro ordinamento penale: la discrezionalità del giudice nella commisurazione della pena. Questo potere, disciplinato dagli articoli 132 e 133 del codice penale, consente al magistrato di adeguare la sanzione al caso concreto, tenendo conto della gravità del reato e della capacità a delinquere del reo.

Il Principio Affermato dalla Corte

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha ribadito un orientamento consolidato. La valutazione sulla congruità della pena, inclusi gli aumenti e le diminuzioni per le circostanze, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Il giudizio di legittimità, proprio della Cassazione, non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Pertanto, una censura che miri a una nuova valutazione della pena è inammissibile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, sottolineando che una rivalutazione della pena in sede di legittimità è possibile solo in due casi: quando la decisione del giudice di merito sia frutto di mero arbitrio o quando il ragionamento logico-giuridico che la sostiene sia palesemente illogico. Nel caso di specie, i giudici hanno constatato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione congrua e non contraddittoria per non aver applicato la massima riduzione possibile derivante dalle attenuanti generiche. Il solo fatto di riconoscere le attenuanti non obbliga automaticamente il giudice a concedere lo sconto di pena nella sua massima estensione; la quantificazione di tale sconto rientra, ancora una volta, nella sua valutazione discrezionale, che deve essere adeguatamente motivata.

Conclusioni: L’Insindacabilità della Pena Equa

L’ordinanza in esame conferma che la determinazione della pena è uno degli aspetti più delicati e centrali del potere giurisdizionale di merito. La Corte di Cassazione si pone come garante della legalità e della logicità del processo decisionale, non come un ulteriore giudice dei fatti. Per l’imputato, ciò significa che contestare l’entità della pena in Cassazione è una strada percorribile solo se si è in grado di dimostrare un vizio palese nella motivazione della sentenza, come un’assoluta mancanza di logica o un’arbitrarietà manifesta. In assenza di tali vizi, la valutazione del giudice di merito sulla giusta punizione per il reato commesso resta sovrana.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa da un giudice?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova valutazione sulla congruità della pena. Tale valutazione rientra nella discrezionalità del giudice di merito e può essere censurata solo se la motivazione è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico.

Cosa significa che un ricorso è “inammissibile” per motivi di merito?
Significa che il ricorso non può essere esaminato dalla Corte di Cassazione perché solleva questioni che riguardano la valutazione dei fatti o l’adeguatezza della pena, argomenti che non rientrano nelle competenze del giudizio di legittimità, il quale si limita a controllare la corretta applicazione della legge.

Il riconoscimento delle attenuanti generiche prevalenti obbliga il giudice a ridurre la pena nella massima misura?
No. Il riconoscimento delle attenuanti generiche, anche se prevalenti, non obbliga il giudice ad applicare la riduzione di pena nella sua massima estensione (un terzo). La quantificazione della riduzione rientra anch’essa nel potere discrezionale del giudice, che deve fornire una motivazione adeguata per la sua scelta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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