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Discrezionalità del giudice: Cassazione e pena eccessiva

Un individuo, condannato per truffa aggravata per aver incassato un assegno falso, presenta ricorso in Cassazione lamentando una pena eccessiva. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che la determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Tale valutazione non è sindacabile in sede di legittimità se, come nel caso di specie, è adeguatamente motivata con riferimento alla gravità del danno, alle modalità della condotta e ai precedenti penali dell’imputato.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Discrezionalità del giudice nella pena: la Cassazione stabilisce i limiti del ricorso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la determinazione della pena è un’attività che rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non può essere contestata in sede di legittimità sulla base di una mera percezione di ‘eccessività’. Analizziamo insieme questa importante pronuncia per capire i confini di tale potere e i limiti dell’impugnazione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per il reato di truffa, confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello. L’imputato era stato ritenuto responsabile di aver presentato per l’incasso, presso un ufficio postale, un assegno circolare risultato poi essere falso. La condotta, avvenuta nel 2017, aveva causato un danno economico al personale dell’ufficio.

Il Motivo del Ricorso in Cassazione

Contro la sentenza d’appello, la difesa dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo: un vizio di motivazione relativo al trattamento sanzionatorio. In parole semplici, il ricorrente lamentava che la pena inflitta fosse eccessiva e che i giudici di merito non avessero giustificato adeguatamente la loro decisione, discostandosi dal minimo previsto dalla legge.

La Discrezionalità del Giudice e la Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno richiamato un orientamento giurisprudenziale consolidato, secondo cui la graduazione della pena, inclusa la determinazione della pena base e l’applicazione di aggravanti o attenuanti, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Questo potere, tuttavia, non è arbitrario, ma deve essere esercitato nel rispetto dei principi stabiliti dagli articoli 132 e 133 del codice penale.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito che il giudice di merito ha assolto pienamente al proprio onere di motivazione. La decisione di irrogare una pena superiore al minimo edittale era stata giustificata in modo logico e congruo, facendo riferimento a elementi specifici e rilevanti. In particolare, i giudici avevano considerato:

1. La gravità del danno: l’entità del pregiudizio economico causato dalla truffa.
2. Le modalità della condotta: il modo in cui il reato era stato commesso è stato ritenuto indicativo di una particolare spregiudicatezza da parte dell’imputato.
3. I precedenti penali: la presenza di numerosi precedenti a carico del ricorrente è stata valutata come un indice della sua personalità e della sua inclinazione a delinquere.

Secondo la Cassazione, questi elementi costituiscono una motivazione più che sufficiente a sorreggere la decisione sulla pena, rendendo la scelta del giudice di merito insindacabile in sede di legittimità. Contestare la pena perché semplicemente ritenuta ‘troppo alta’ non è un motivo valido per un ricorso in Cassazione.

Conclusioni

Questa pronuncia conferma che non è sufficiente lamentare l’eccessività della pena per ottenere una sua riforma in Cassazione. È necessario, invece, dimostrare che la decisione del giudice di merito sia viziata da un errore di diritto o da una motivazione manifestamente illogica, contraddittoria o carente. La discrezionalità del giudice nella commisurazione della pena è un pilastro del sistema penale, e la Suprema Corte interviene solo quando tale potere viene esercitato in modo palesemente irragionevole o al di fuori dei binari tracciati dalla legge.

È possibile contestare in Cassazione una pena ritenuta semplicemente ‘troppo alta’?
No. Secondo la sentenza, il motivo di ricorso che contesta la mera eccessività della pena non è consentito in sede di legittimità, in quanto la graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito.

In base a quali criteri un giudice decide l’entità della pena?
Il giudice esercita la sua discrezionalità in aderenza ai principi degli articoli 132 e 133 del codice penale. Nel caso specifico, sono stati considerati decisivi la gravità del danno, le modalità della condotta che rivelavano la spregiudicatezza del reo e i suoi numerosi precedenti penali.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo era manifestamente infondato. La Corte ha ritenuto che il giudice di merito avesse adeguatamente motivato la sua decisione sulla pena, rendendo la sua valutazione discrezionale non criticabile in sede di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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