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Discrezionalità del giudice: Cassazione e pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che contestava l’entità della pena inflitta per rapina. La Corte ha ribadito il principio della discrezionalità del giudice di merito nel quantificare la sanzione, un potere sindacabile solo in caso di palese arbitrarietà o illogicità, non riscontrate nel caso di specie, dove la pena era congrua e vicina al minimo legale.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Discrezionalità del Giudice: Quando la Cassazione Conferma la Sentenza

Il potere del magistrato di decidere l’entità di una condanna è un tema centrale nel diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui limiti entro cui un imputato può contestare la pena inflitta, riaffermando il principio della discrezionalità del giudice. Questo concetto, pur essendo fondamentale, spesso genera dubbi: fino a che punto arriva il potere del giudice e quando è possibile contestarne le decisioni? L’analisi di questo caso ci offre una risposta chiara e precisa.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato in Corte d’Appello per il reato di rapina (art. 628 c.p.), ha presentato ricorso in Cassazione. Il motivo della contestazione non riguardava la sua colpevolezza, ma esclusivamente la graduazione della pena. A suo avviso, la sanzione stabilita dai giudici di secondo grado era eccessiva e non congrua rispetto alla gravità del fatto commesso. L’imputato chiedeva, in sostanza, una nuova valutazione, più favorevole, da parte della Suprema Corte.

La Decisione della Corte e la Discrezionalità del Giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: la valutazione sull’entità della pena rientra pienamente nella discrezionalità del giudice di merito (cioè del Tribunale e della Corte d’Appello). Questo potere non è assoluto, ma deve essere esercitato seguendo i criteri indicati dagli articoli 132 e 133 del codice penale, che impongono al giudice di tenere conto della gravità del reato e della capacità a delinquere del colpevole.

Il compito della Corte di Cassazione, in questo contesto, non è quello di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici precedenti, ma solo di verificare che la decisione non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. Se la motivazione della sentenza spiega in modo coerente perché è stata scelta una determinata pena, il giudizio della Cassazione si ferma.

Le Motivazioni

Nel caso specifico, i giudici supremi hanno osservato che la pena inflitta era stata determinata in una misura molto vicina al minimo edittale previsto dalla legge per il reato di rapina. Inoltre, la sentenza d’appello conteneva una motivazione congrua e logica riguardo alla gravità del fatto. Di conseguenza, non vi era alcun elemento che potesse far pensare a una decisione arbitraria o irragionevole. Contestare una pena solo perché la si ritiene non ‘congrua’, senza dimostrare un vizio logico nella motivazione del giudice, equivale a chiedere alla Cassazione un nuovo giudizio di merito, che non rientra nelle sue competenze. Per questi motivi, il ricorso è stato respinto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un pilastro del nostro sistema processuale: la discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena è ampia e può essere censurata in sede di legittimità solo in casi eccezionali di manifesta illogicità o arbitrarietà. Per gli imputati e i loro difensori, ciò significa che un ricorso in Cassazione basato unicamente sulla richiesta di uno ‘sconto di pena’ ha scarsissime probabilità di successo se non è supportato dalla prova di un errore giuridico o di un vizio logico evidente nella sentenza impugnata. La decisione finale ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile contestare in Cassazione la misura di una pena ritenuta troppo alta?
Sì, ma solo se si dimostra che la decisione del giudice di merito è frutto di puro arbitrio o di un ragionamento manifestamente illogico. Non è sufficiente chiedere una nuova valutazione della congruità della pena, perché questa attività rientra nella discrezionalità dei giudici di primo e secondo grado.

Cosa significa che la determinazione della pena rientra nella ‘discrezionalità del giudice’?
Significa che il giudice ha il potere di stabilire l’entità della sanzione all’interno dei limiti minimi e massimi previsti dalla legge (artt. 132 e 133 del codice penale), basando la sua decisione sulla gravità del reato e sulla personalità dell’imputato, con una motivazione che spieghi le ragioni della sua scelta.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta che il ricorso non viene esaminato nel merito. La sentenza impugnata diventa definitiva e irrevocabile. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come nel caso esaminato, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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