Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 22394 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 22394 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 18/03/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a TORTONA il 16/08/1984
avverso la sentenza del 15/10/2024 della CORTE APPELLO di TORINO
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di Civita NOME;
ritenuto che il primo motivo di ricorso, che deduce violazione di legge e difetto
di motivazione in ordine all’affermazione di responsabilità per il delitto di cui all’art.
648 cod. pen. è manifestamente infondato poiché in contrasto con i principi affermati dalla consolidata giurisprudenza di legittimità – e adeguatamente
applicati dal giudice di merito a pag. 7 della sentenza impugnata – secondo cui «ai fini della configurabilità del reato di ricettazione, la prova dell’elemento soggettivo
può essere raggiunta da qualsiasi elemento, anche indiretto, e quindi anche dall’omessa o non attendibile indicazione della provenienza della cosa ricevuta da
parte del soggetto agente» senza che ciò costituisca una deroga ai principi in tema di onere della prova, e nemmeno un
“vulnus”
alle guarentigie difensive, in quanto
è la stessa struttura della fattispecie incriminatrice che richiede, ai fini dell’indagine sulla consapevolezza circa la provenienza illecita della
“res”, il necessario
accertamento sulle modalità acquisitive della stessa (Sez. 2, n. 53017 del
22/11/2016, COGNOME Rv. 268713 – 01);
considerato che il giudice di appello, con corretti argomenti logici e giuridici e conformemente alle risultanze processuali, ha ritenuto sussistente gli elementi costitutivi del delitto ascritto all’odierno ricorrente;
osservato che il secondo motivo di ricorso che contesta l’eccessività della pena è manifestamente infondato perché, secondo l’indirizzo consolidato della giurisprudenza, la graduazione della pena, anche in relazione agli aumenti ed alle diminuzioni previsti per le circostanze aggravanti ed attenuanti e per fissare la pena base rientra nella discrezionalità del giudice di merito, che la esercita in aderenza ai principi enunciati negli artt. 132 e 133 cod. pen.;
che, nella specie, l’onere argomentativo del giudice è adeguatamente assolto attraverso un congruo riferimento agli elementi ritenuti decisivi o rilevanti (si veda, in particolare, pag. 8 della sentenza impugnata);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, il 18 marzo 2025.