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Discrezionalità del giudice: Cassazione e pena

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorrente lamentava una pena eccessiva e un’errata valutazione della recidiva. La Suprema Corte ha ribadito che la determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità, se non in caso di manifesta illogicità o arbitrio, condizioni non riscontrate nel caso di specie. Anche il motivo sulla recidiva è stato ritenuto generico e infondato.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La discrezionalità del giudice nella pena: un principio intoccabile

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso avverso la quantificazione della pena. Spesso, la percezione di una sanzione come ‘eccessiva’ porta a impugnare la sentenza, ma la Suprema Corte ricorda che la discrezionalità del giudice di merito è un pilastro del nostro sistema, sindacabile solo in casi eccezionali. Questo principio emerge con forza in una vicenda processuale conclusasi con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello, presentava ricorso per cassazione lamentando principalmente due aspetti: l’eccessività della pena inflitta e l’erronea applicazione della recidiva. Secondo la difesa, i giudici di merito non avrebbero valutato adeguatamente le circostanze per commisurare una sanzione più mite e avrebbero motivato in modo insufficiente l’aumento di pena legato alle precedenti condanne.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto le doglianze, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità. I giudici hanno condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, confermando integralmente la sentenza impugnata.

La discrezionalità del giudice e i limiti del ricorso

Il cuore della pronuncia risiede nella riaffermazione dei poteri del giudice di merito e dei confini del giudizio di cassazione. La Corte non entra nel ‘merito’ della quantificazione della pena, ma si limita a un controllo di ‘legittimità’.

Il motivo sull’eccessività della pena

La Cassazione ha ribadito che la graduazione della pena, inclusa la determinazione della pena base, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere deve essere esercitato seguendo i criteri indicati dagli articoli 132 e 133 del codice penale, che includono la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo. Una censura in sede di cassazione è ammissibile solo se la decisione del giudice appare frutto di ‘mero arbitrio’ o di un ‘ragionamento illogico’. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la pena fosse stata determinata in modo logico, tenendo conto della gravità dei fatti e del profilo personale dell’imputato.

La questione della recidiva

Anche il motivo relativo alla recidiva è stato giudicato generico. La Corte d’Appello, secondo gli Ermellini, aveva motivato in modo adeguato la sussistenza della recidiva, sottolineando come la reiterazione delle condotte illecite, la natura del reato e i comportamenti dell’imputato fossero chiari indicatori di una ‘persistente pericolosità’. Di conseguenza, le pregresse condanne hanno correttamente influenzato il trattamento sanzionatorio.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Cassazione sono lineari e si ancorano a una giurisprudenza costante. La funzione della Corte di Cassazione non è quella di un terzo grado di giudizio sui fatti, ma di garante della corretta applicazione della legge. Pertanto, ogni tentativo di sollecitare una ‘nuova valutazione’ della congruità della pena, che non sia viziata da palese illogicità, è destinato a essere dichiarato inammissibile. La Corte ha implicitamente confermato che i giudici d’appello avevano seguito le regole, ponderando la pena in base agli elementi concreti emersi nel processo e alla storia criminale del soggetto.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un principio fondamentale: la determinazione della pena è una prerogativa quasi esclusiva del giudice di merito. Per ottenere una riforma della sentenza in Cassazione non è sufficiente lamentare una pena ritenuta ‘troppo alta’, ma è necessario dimostrare che il giudice abbia agito in modo palesemente arbitrario o illogico. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di formulare ricorsi specifici e fondati su vizi di legittimità, piuttosto che su una semplice divergenza di valutazione rispetto alla decisione dei giudici dei gradi precedenti.

Quando si può contestare in Cassazione l’entità della pena decisa da un giudice?
La contestazione dell’entità della pena in Cassazione è ammissibile solo quando la sua determinazione da parte del giudice di merito sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. Non è sufficiente ritenere la pena semplicemente ‘eccessiva’.

Come viene valutata la recidiva da parte dei giudici?
La recidiva viene valutata considerando la reiterazione di condotte illecite da parte dell’imputato. Aspetti come la natura del nuovo reato e la qualità dei comportamenti sono considerati indicatori di una persistente pericolosità, influenzata dalle condanne precedenti, giustificando un aumento di pena.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito dalla Corte perché manca dei requisiti previsti dalla legge. In questo caso, i motivi sono stati ritenuti infondati perché miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, e perché erano generici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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