La Discrezionalità del Giudice: Quando Attenuanti e Pene Alternative Vengono Negate
L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sul potere di valutazione del magistrato. Al centro della questione vi è la discrezionalità del giudice, un principio fondamentale che regola la concessione di benefici come le attenuanti generiche e la sostituzione della pena detentiva. Attraverso l’analisi di un caso di furto in abitazione, la Suprema Corte riafferma i confini e la natura di questo potere, chiarendo quando e perché un ricorso basato su tali aspetti possa essere respinto.
I Fatti del Caso
Un individuo, condannato in primo grado dal Tribunale di Modena per il reato di furto in abitazione, vedeva confermata la sua sentenza dalla Corte di Appello di Bologna. Ritenendo ingiusta la decisione, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, contestando due specifici aspetti della condanna: la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche e il diniego della sostituzione della pena detentiva con i lavori di pubblica utilità.
Le Doglianze e la Discrezionalità del Giudice
Il ricorrente lamentava un vizio di motivazione da parte della Corte d’Appello. A suo avviso, i giudici di merito non avevano adeguatamente giustificato le ragioni per cui gli erano state negate sia una riduzione di pena tramite le attenuanti, sia la possibilità di scontare la condanna attraverso un percorso alternativo al carcere. La difesa sosteneva che la decisione fosse illogica e non tenesse conto di tutti gli elementi a favore dell’imputato.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte di Cassazione, con una motivazione chiara e lineare, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici supremi hanno colto l’occasione per ribadire due principi cardine del nostro ordinamento penale.
In primo luogo, per quanto riguarda le circostanze attenuanti generiche, la Corte ha sottolineato che la loro concessione non costituisce un diritto dell’imputato, ma rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Non è necessario che il giudice analizzi e confuti ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole; è sufficiente che la sua decisione si basi sugli elementi ritenuti decisivi e che la motivazione sia esente da palesi illogicità. Nel caso di specie, la motivazione della Corte d’Appello è stata considerata adeguata e quindi non censurabile in sede di legittimità.
In secondo luogo, un ragionamento analogo è stato applicato alla richiesta di sostituzione della pena con i lavori di pubblica utilità. Anche in questo caso, non si tratta di un diritto, ma di una facoltà discrezionale del giudice. La valutazione deve essere condotta secondo i criteri stabiliti dall’articolo 133 del codice penale, che includono le modalità del fatto e la personalità del condannato. Citando un proprio precedente, la Corte ha ribadito che la sostituzione delle pene detentive brevi è rimessa a una valutazione discrezionale che, se congruamente motivata (come nel caso in esame, in cui si faceva riferimento all'”evanescenza della richiesta”), non può essere messa in discussione.
Le Conclusioni
L’ordinanza conferma un orientamento consolidato: la valutazione su attenuanti e pene alternative è un’espressione tipica della discrezionalità del giudice di merito. Finché la decisione è supportata da una motivazione logica, coerente e non palesemente contraddittoria, essa è insindacabile in sede di Cassazione. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, questa pronuncia serve come promemoria del fatto che l’ottenimento di tali benefici non è mai automatico, ma dipende da una valutazione complessiva e ponderata del giudice, basata sugli atti del processo.
La concessione delle attenuanti generiche è un diritto dell’imputato?
No, la loro concessione non è un diritto ma rientra nella valutazione discrezionale del giudice. Per negarle, è sufficiente che il giudice motivi la sua scelta facendo riferimento agli elementi ritenuti decisivi, senza dover analizzare ogni singolo fattore favorevole o sfavorevole.
La sostituzione della pena con i lavori di pubblica utilità è sempre concessa?
No, anche questa decisione rientra nella discrezionalità del giudice. Non è un diritto dell’imputato, ma una possibilità che il giudice valuta in base ai criteri dell’art. 133 del codice penale, come le modalità del reato e la personalità del condannato.
Cosa significa che un ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte non entra nel merito della questione perché il ricorso è privo dei requisiti di legge. In questo caso, i motivi sono stati giudicati manifestamente infondati, impedendo un esame più approfondito.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 7749 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 7749 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 07/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME COGNOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 26/04/2023 della CORTE APPELLO di BOLOGNA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che ricorre NOME COGNOME avverso la sentenza della Corte di Appello di Bologna, che ha confermato la pronunzia di primo grado emessa dal Tribunale di Modena, con la quale l’imputato era stato ritenuto responsabile del delitto di furto in abitazione di cui agli artt. 624 bis e 625 cod. pen.;
Considerato che il primo e il secondo motivo di ricorso – con il quale il ricorrente denunzia un vizio di motivazione in relazione alla mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche e in ordine all’esclusione della sostituzione della pena con i lavori di pubblica utilità – non sono consentiti in sede di legittimità e risultano manifestamente infondati in presenza (si veda pag. 2 della sentenza impugnata) di una motivazione esente da evidenti illogicità, anche considerato il principio affermato da questa Corte, secondo cui non è necessario che il giudice di merito, nel motivare il diniego della concessione delle attenuanti generiche, prenda in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli dedotti dalle parti o rilevabili dagli atti, ma è sufficiente che faccia riferimento a qu ritenuti decisivi o comunque rilevanti, rimanendo disattesi o superati tutti gli altri da ta valutazione; che, quanto alla sostituzione della pena detentiva con i lavori di pubblica utilità, il motivo è manifestamente infondato, in quanto la sostituzione della reclusione con una pena sostitutiva non costituisce diritto dell’imputato ma rientra nell’ambito della valutazione discrezionale del giudice. Invero, in riferimento alle citate sanzioni, questa Corte ha precisato che «la sostituzione delle pene detentive brevi è rimessa ad una valutazione discrezionale del giudice, che deve essere condotta con l’osservanza dei criteri di cui all’art. 133 cod. pen., prendendo in esame, tra l’altro, le modalità del fatto per quale è intervenuta condanna e la personalità del condannato» (ex multis, Sez. 3, n. 19326 del 27/01/2015, Pritoni, Rv. 263558 – 01); che la sentenza impugnata – pag. 2 – ha congruamente motivato il diniego della sostituzione, avuto riguardo all’evanescenza della richiesta; Corte di Cassazione – copia non ufficiale
Ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Il consig ere estensore Così deciso il 07 febbraio 2024
Il Presidente