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Discrezionalità attenuanti generiche: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 21798/2025, ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati contro una sentenza della Corte d’Appello. Il caso verte sulla discrezionalità attenuanti generiche, con la Corte che ha ribadito la legittimità della decisione del giudice di merito di negarle, basandosi su una valutazione della personalità negativa degli imputati, ritenuta motivazione sufficiente.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Discrezionalità attenuanti generiche: la parola alla Cassazione

L’ordinanza n. 21798 del 2025 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sulla discrezionalità attenuanti generiche e sui limiti del sindacato di legittimità. La Suprema Corte ha confermato che la valutazione del giudice di merito, se logicamente motivata, è insindacabile, anche quando si basa sull’assenza di elementi positivi o sulla presenza di elementi negativi relativi alla personalità dell’imputato. Questo principio consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale nel diritto penale.

Il caso in esame: il ricorso contro il diniego delle attenuanti

Due soggetti avevano presentato ricorso per Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello di Firenze. Il fulcro della loro doglianza risiedeva nella presunta errata valutazione da parte dei giudici di merito riguardo alla concessione delle attenuanti generiche. Secondo i ricorrenti, la Corte territoriale non aveva adeguatamente considerato elementi che, a loro avviso, avrebbero dovuto portare a una mitigazione della pena.

La questione sottoposta alla Suprema Corte non riguardava la ricostruzione dei fatti, ma la correttezza del ragionamento giuridico seguito dai giudici di secondo grado nel negare il beneficio. In particolare, si contestava la sufficienza della motivazione addotta, incentrata su una valutazione negativa della personalità degli imputati.

La discrezionalità attenuanti generiche nel giudizio di merito

Il potere del giudice di concedere o negare le attenuanti generiche è un tipico esempio di potere discrezionale. La legge non elenca specifici presupposti per la loro applicazione, lasciando al magistrato un ampio margine di valutazione basato su criteri di equità e adeguatezza della pena al caso concreto. Tuttavia, questa discrezionalità non è arbitraria; deve essere esercitata attraverso una motivazione che dia conto delle ragioni della decisione.

La Corte di Cassazione ha costantemente affermato che, per motivare il diniego delle attenuanti, è sufficiente che il giudice faccia riferimento a elementi negativi ritenuti decisivi o, in alternativa, alla semplice assenza di elementi positivi meritevoli di considerazione. Non è necessario che il giudice prenda in esame e confuti ogni singolo elemento potenzialmente favorevole all’imputato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato i ricorsi inammissibili, ritenendo la decisione dei giudici di merito immune da vizi logici o giuridici. I giudici di legittimità hanno osservato che la Corte d’Appello aveva correttamente esercitato la propria discrezionalità attenuanti generiche, esplicitando ampiamente le ragioni del proprio convincimento. La motivazione della sentenza impugnata faceva specifico riferimento alla “negativa personalità degli imputati”, un elemento ritenuto sufficiente a giustificare il diniego del beneficio.

Secondo la Cassazione, un congruo riferimento agli elementi negativi ritenuti prevalenti o alla mancanza di elementi positivi assorbe e supera ogni altra valutazione, rendendo la motivazione adeguata e completa. Di conseguenza, i ricorsi, basati su una diversa interpretazione del merito, non potevano trovare accoglimento in sede di legittimità.

Conclusioni

La decisione riafferma un principio cardine del sistema processuale penale: il giudizio della Corte di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. La valutazione circa la concessione delle attenuanti generiche rientra nella sfera di discrezionalità attenuanti generiche del giudice di merito. Se la motivazione è logica, coerente e non contraddittoria, non può essere censurata in Cassazione. La pronuncia ha comportato per i ricorrenti, oltre alla conferma della sentenza, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende, a sottolineare la manifesta infondatezza del ricorso.

Quando è legittimo il diniego delle attenuanti generiche da parte di un giudice?
Secondo la Corte di Cassazione, il diniego è legittimo quando il giudice fornisce una motivazione sufficiente e non illogica, basata su un congruo riferimento ad elementi negativi (come la personalità dell’imputato) o anche solo sull’assenza di elementi positivi da valorizzare.

Perché i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché i giudici di merito avevano esercitato correttamente il loro potere discrezionale, motivando in modo adeguato il diniego delle attenuanti sulla base della personalità negativa degli imputati, rendendo le censure proposte infondate.

Quali sono le conseguenze economiche per i ricorrenti in caso di inammissibilità del ricorso?
In caso di declaratoria di inammissibilità, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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