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Disciplina transitoria pene sostitutive: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3715/2024, ha stabilito che la disciplina transitoria delle pene sostitutive, introdotta dalla Riforma Cartabia, non si applica retroattivamente ai casi in cui la sentenza di condanna sia divenuta definitiva prima del 30 dicembre 2022. Nel caso specifico, un condannato a semidetenzione con sentenza irrevocabile il 19 dicembre 2022 non ha potuto ottenere la conversione della pena in lavoro di pubblica utilità, poiché il giudicato formatosi sotto la vecchia legge cristallizza la situazione giuridica, impedendo l’applicazione delle nuove e più favorevoli disposizioni.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disciplina Transitoria Pene Sostitutive: Il Giudicato Preclude la Riforma Cartabia

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 3715 del 2024, ha fornito un chiarimento fondamentale sulla disciplina transitoria pene sostitutive introdotta dalla cosiddetta Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022). La pronuncia stabilisce un principio cardine: il momento in cui la sentenza diventa irrevocabile (il cosiddetto ‘giudicato’) è lo spartiacque decisivo per determinare quale legge applicare. Se il giudicato si è formato prima del 30 dicembre 2022, data di entrata in vigore della riforma, non è possibile beneficiare delle nuove e più favorevoli sanzioni sostitutive.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo condannato a una pena sostitutiva della semidetenzione. La sua sentenza era divenuta definitiva e irrevocabile il 19 dicembre 2022. Successivamente, con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia il 30 dicembre 2022, il condannato ha presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere la sostituzione della sua pena con quella, ritenuta più vantaggiosa, del lavoro di pubblica utilità, prevista dalla nuova normativa.

Il Tribunale di Napoli, in funzione di giudice dell’esecuzione, ha respinto la richiesta, sostenendo che la nuova disciplina potesse applicarsi solo ai procedimenti ancora pendenti alla data di entrata in vigore della riforma, e non a quelli già definiti con sentenza passata in giudicato.

La Questione sulla Disciplina Transitoria Pene Sostitutive

Il ricorrente ha impugnato la decisione del Tribunale dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando due motivi principali. In primo luogo, ha proposto un’interpretazione ‘costituzionalmente orientata’, argomentando che la nuova legge avrebbe dovuto applicarsi a tutti i casi il cui giudicato si fosse formato nel periodo tra la data originaria di entrata in vigore della riforma (1 novembre 2022) e quella effettiva, posticipata dal d.l. n. 162/2022 (30 dicembre 2022).

In secondo luogo, ha contestato la presunta irragionevolezza della norma transitoria (art. 95 del d.lgs. n. 150/2022), che, a suo dire, creerebbe una disparità di trattamento, favorendo i condannati a pene detentive (che potrebbero accedere a tutte le nuove pene sostitutive) rispetto a coloro che, come lui, erano già destinatari di una sanzione sostitutiva come la semidetenzione, per i quali era prevista solo la conversione nella ‘semilibertà sostitutiva’.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando integralmente la decisione del giudice dell’esecuzione. I giudici di legittimità hanno basato la loro decisione su argomentazioni chiare e precise.

Il fulcro della decisione risiede nel principio del giudicato. La Corte ha ribadito che la formazione del giudicato in un momento antecedente all’entrata in vigore della nuova legge (30 dicembre 2022) ‘cristallizza’ la situazione giuridica. Ciò significa che il contenuto della decisione irrevocabile non può essere modificato dal giudice dell’esecuzione sulla base di una legge successiva, anche se più favorevole. Il differimento dell’entrata in vigore della riforma ha semplicemente comportato un’ ‘assenza di vigenza’ delle nuove norme fino al 30 dicembre 2022.

La Corte ha inoltre respinto i dubbi di legittimità costituzionale, richiamando una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 151 del 2023), che aveva già convalidato la scelta del legislatore di posticipare l’efficacia della riforma per ragioni di necessità e urgenza. È stato chiarito che la modulazione della vacatio legis (il periodo tra la pubblicazione e l’entrata in vigore di una legge) è una scelta discrezionale del legislatore non di per sé incostituzionale.

Infine, riguardo alla presunta disparità di trattamento, la Cassazione ha spiegato che il secondo comma dell’art. 95 del d.lgs. n. 150/2022 è una norma ispirata al principio del favor rei. Essa non crea discriminazioni, ma offre una soluzione per quelle pene sostitutive, come la semidetenzione, che la riforma ha abrogato. La norma garantisce la continuità del trattamento sanzionatorio, consentendo il passaggio all’istituto affine della semilibertà sostitutiva, senza creare un’ingiusta disparità.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida un principio di fondamentale importanza nell’applicazione della legge penale nel tempo. La disciplina transitoria pene sostitutive della Riforma Cartabia non ha effetto retroattivo sui giudicati. La data del 30 dicembre 2022 agisce come una linea invalicabile: solo i procedimenti non ancora definiti a quella data possono beneficiare delle nuove disposizioni. Per tutti gli altri, la legge applicabile rimane quella in vigore al momento del passaggio in giudicato della sentenza, a tutela della certezza del diritto e della stabilità delle decisioni giurisdizionali.

Quando si applica la nuova disciplina transitoria pene sostitutive della Riforma Cartabia?
La nuova disciplina si applica ai procedimenti penali che risultavano ancora pendenti alla data del 30 dicembre 2022. Se la sentenza di condanna è diventata irrevocabile prima di tale data, continuano ad applicarsi le norme previgenti.

Una sentenza diventata definitiva prima del 30 dicembre 2022 può beneficiare delle nuove pene sostitutive?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la formazione del giudicato prima dell’entrata in vigore della riforma preclude l’applicazione delle nuove disposizioni, anche se potenzialmente più favorevoli per il condannato. La decisione irrevocabile non può essere modificata dal giudice dell’esecuzione in base a leggi successive.

La disciplina transitoria favorisce chi è condannato a pena detentiva rispetto a chi ha già una pena sostitutiva come la semidetenzione?
No, secondo la Corte non c’è una disparità di trattamento irragionevole. La norma transitoria (art. 95, comma 2, d.lgs. 150/2022) è una disposizione di favore (favor rei) che permette a chi sta scontando la semidetenzione (pena abrogata dalla riforma) di transitare verso l’istituto affine della semilibertà sostitutiva, garantendo così la continuità dell’esecuzione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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