LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto difesa riesame: Cassazione su file tardivi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30554/2025, ha rigettato il ricorso di un indagato in custodia cautelare per associazione finalizzata al narcotraffico. Il caso verteva sul Diritto difesa riesame, in particolare sulla tardiva consegna di file audio di intercettazioni. La Corte ha stabilito che il ritardo non causa inutilizzabilità se la difesa non dimostra l’urgenza della richiesta e non chiede un rinvio per esaminare gli atti. Inoltre, ha confermato che la partecipazione a un’associazione può desumersi anche da un singolo, ma significativo, contributo al programma criminale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto difesa riesame: la consegna tardiva dei file non basta a invalidare la misura

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un’importante questione procedurale legata al Diritto difesa riesame, stabilendo principi chiari sull’onere della difesa in caso di ricezione ritardata del materiale probatorio. La decisione chiarisce che la semplice consegna dei file audio delle intercettazioni a ridosso dell’udienza non comporta automaticamente l’inutilizzabilità delle prove, se il difensore non adotta specifici accorgimenti.

I Fatti del Caso

Un individuo, raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per presunta partecipazione a un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, proponeva ricorso per cassazione avverso la decisione del Tribunale del Riesame che aveva confermato la misura.

I motivi del ricorso erano molteplici e toccavano diversi aspetti procedurali e di merito:
1. Inutilizzabilità delle intercettazioni: La difesa lamentava la tardiva consegna dei file audio richiesti, avvenuta solo 21 ore prima dell’udienza di riesame, sostenendo che ciò avesse compromesso il diritto di difesa.
2. Violazione del contraddittorio: Si contestava il rigetto della richiesta di poter concludere per ultimo durante la discussione in camera di consiglio.
3. Carenza di gravità indiziaria: L’indagato sosteneva che il suo coinvolgimento fosse limitato a una singola piantagione di marijuana e non all’intera operatività dell’associazione criminale.
4. Insussistenza dell’aggravante mafiosa: Veniva negata la consapevolezza della caratura criminale dei presunti sodali e della finalità di agevolare una compagine mafiosa.
5. Eccessività della misura cautelare: La difesa riteneva la custodia in carcere sproporzionata rispetto al limitato coinvolgimento temporale e all’incensuratezza del ricorrente.

La Decisione della Corte e il Diritto di Difesa nel Riesame

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato in ogni suo punto, offrendo importanti delucidazioni sul corretto esercizio del Diritto difesa riesame.

In particolare, sul tema centrale della tardiva consegna degli atti, i giudici hanno sottolineato la condotta ‘passiva’ del difensore. Nonostante avesse ricevuto i file in prossimità dell’udienza, non aveva formulato alcuna istanza al Tribunale per ottenere un termine a difesa per esaminarli. Questo, secondo la Corte, è l’elemento dirimente. La giurisprudenza richiede infatti che il difensore non solo presenti una richiesta di accesso agli atti tempestiva, ma anche ‘specifica’, ossia che evidenzi le ragioni di urgenza e la sua finalizzazione alla preparazione del riesame.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto le doglianze del ricorrente con una motivazione articolata.

Onere della Difesa nella Richiesta di Atti

Il primo motivo è stato rigettato perché la difesa non aveva specificato l’urgenza nella sua richiesta di copie e, una volta ottenute, non aveva chiesto un rinvio. Secondo la Corte, per lamentare una lesione del diritto di difesa, non basta il ritardo del Pubblico Ministero, ma occorre che la difesa si attivi per far valere le proprie prerogative, ad esempio chiedendo al giudice del riesame un termine per esaminare il materiale. In assenza di tale richiesta, il ritardo non può essere considerato ‘ingiustificato’ al punto da determinare l’inutilizzabilità delle prove.

Regole della Discussione in Camera di Consiglio

Il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. La regola che garantisce all’imputato e al difensore di avere ‘la parola per ultimi’ (art. 523, comma 5, c.p.p.) è specificamente prevista per la fase del dibattimento processuale e non si estende, secondo la giurisprudenza consolidata, ai procedimenti in camera di consiglio come il riesame cautelare.

La Partecipazione all’Associazione Criminale

Anche il terzo motivo è stato ritenuto infondato. La Corte ha ribadito che la prova della partecipazione a un’associazione criminale può essere desunta da facta concludentia. Nel caso di specie, il coinvolgimento dell’indagato non era marginale. Il suo contributo alla coltivazione della piantagione, la gestione della manodopera e, soprattutto, il suo ruolo attivo nella corruzione di un pubblico ufficiale (consegnando personalmente denaro e un criptofonino al capo del sodalizio) sono stati considerati elementi che rivelavano un inserimento stabile e consapevole nelle dinamiche operative del gruppo, ben oltre il singolo episodio.

Carenza di Interesse sull’Aggravante

Il quarto motivo è stato dichiarato inammissibile per carenza di interesse. La Corte ha spiegato che, nel procedimento cautelare, l’esclusione di un’aggravante ha rilevanza solo se incide concretamente sull’applicazione (an) o sulla scelta (quomodo) della misura. In questo caso, l’eventuale esclusione dell’aggravante mafiosa non avrebbe comportato alcuna modifica della misura cautelare in carcere.

Sussistenza delle Esigenze Cautelari

Infine, il quinto motivo è stato liquidato come un mero e generico dissenso rispetto alla valutazione del Tribunale. Quest’ultimo aveva correttamente applicato la presunzione di adeguatezza della custodia in carcere prevista dall’art. 275, comma 3, c.p.p. per reati di tale gravità, senza che la difesa avesse fornito elementi concreti idonei a superarla.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale per la prassi forense: il diritto di difesa è un diritto che va esercitato attivamente. Nel contesto del riesame cautelare, di fronte a un ritardo nella consegna degli atti da parte della Procura, il difensore ha l’onere di formalizzare le sue esigenze, specificando l’urgenza e, se necessario, chiedendo al giudice un rinvio. Una condotta processuale passiva rischia di vanificare la possibilità di eccepire con successo la violazione delle prerogative difensive. La decisione ribadisce inoltre la visione sostanziale della partecipazione associativa, dove anche un singolo contributo, se strategicamente inserito nel programma criminale, può essere sufficiente a dimostrare l’appartenenza al sodalizio.

Quando la consegna tardiva dei file di un’intercettazione rende inutilizzabili le prove nel riesame?
Secondo la Corte, la consegna tardiva non determina automaticamente l’inutilizzabilità delle prove. È necessario che la difesa dimostri di aver presentato una richiesta tempestiva e specifica, evidenziando le ragioni di urgenza, e che, una volta ricevuti gli atti a ridosso dell’udienza, abbia chiesto al giudice un rinvio per poterli esaminare. In assenza di queste condizioni, il ritardo non è considerato ‘ingiustificato’ e la prova resta utilizzabile.

Il difensore ha sempre il diritto di parlare per ultimo nei procedimenti in camera di consiglio?
No. La giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, ribadita in questa sentenza, stabilisce che la norma che garantisce all’imputato e al difensore di avere la parola per ultimi (art. 523, comma 5, c.p.p.) si applica esclusivamente alla fase del dibattimento e non ai procedimenti camerali, come l’udienza di riesame delle misure cautelari.

È sufficiente la partecipazione a un singolo reato-fine per essere considerati parte di un’associazione criminale?
Sì, può essere sufficiente. La Corte ha chiarito che anche il coinvolgimento in un solo reato-fine può integrare l’elemento oggettivo della partecipazione a un’associazione, a condizione che le modalità della condotta, la consapevolezza e il ruolo assunto dall’agente rivelino, secondo massime di comune esperienza, un suo inserimento stabile nelle dinamiche operative del gruppo criminale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati