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Diritto di querela: quando l’appello è inammissibile

Un soggetto ricorre in Cassazione dopo una condanna per danneggiamento, contestando il diritto di querela della persona offesa. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che il diritto di querela spetta non solo al proprietario ma a chiunque utilizzi legittimamente il bene. L’ordinanza sottolinea inoltre che la mera ripetizione dei motivi d’appello e l’infondatezza manifesta delle censure, come quella sulla prescrizione, precludono l’esame nel merito del ricorso.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Querela: Quando la Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso

L’esercizio del diritto di querela rappresenta un pilastro fondamentale nel nostro ordinamento penale, specialmente per i reati che tutelano il patrimonio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire chi sia il soggetto legittimato a sporgere querela in caso di danneggiamento e quali siano i requisiti di ammissibilità di un ricorso, pena una declaratoria di inammissibilità. Analizziamo insieme la decisione per trarne utili insegnamenti.

Il Fatto in Breve

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato una condanna per il reato di danneggiamento di un’autovettura. L’imputato, tramite il suo difensore, sollevava diverse questioni dinanzi alla Suprema Corte, tra cui:

1. La presunta carenza di legittimazione della parte civile, in quanto non era stato provato che fosse l’effettivo utilizzatore del veicolo danneggiato.
2. La mancanza del potere di querela in capo alla persona offesa.
3. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
4. L’errata quantificazione del risarcimento del danno.
5. La mancata declaratoria di estinzione del reato per intervenuta prescrizione.

L’Analisi della Corte: Diritto di Querela e Limiti dell’Impugnazione

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso, dichiarandolo nel suo complesso inammissibile. La decisione si fonda su principi consolidati sia nel diritto penale sostanziale che in quello processuale.

Il Diritto di Querela Esteso all’Utilizzatore del Bene

Il punto centrale della controversia riguardava il diritto di querela. La Corte ha rigettato la tesi difensiva, definendola manifestamente infondata. Citando la propria giurisprudenza consolidata (Sez. 2, n. 17418 del 2015), ha ribadito un principio cruciale: il diritto di sporgere querela per il reato di danneggiamento (art. 635 c.p.) non spetta esclusivamente al proprietario del bene.

La tutela penale si estende a chiunque abbia un rapporto di fatto con la cosa, purché di origine non illegale. Questo significa che anche chi semplicemente utilizza il bene o ne trae una qualsiasi utilità (ad esempio, chi ha l’auto in comodato o in noleggio) è legittimato a querelare l’autore del danneggiamento. La norma, infatti, protegge non solo la proprietà, ma l’integrità materiale della cosa e l’interesse di chiunque ne faccia uso.

La Reiterazione dei Motivi e l’Inammissibilità

Per quanto riguarda gli altri motivi, come la contestazione sulla costituzione di parte civile, la non punibilità e la quantificazione del danno, la Corte li ha giudicati inammissibili perché rappresentavano una mera e pedissequa reiterazione di argomenti già presentati e correttamente respinti dalla Corte d’Appello. Un ricorso in Cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse censure, ma deve contenere una critica specifica e argomentata delle ragioni esposte nella sentenza impugnata. In assenza di questo, i motivi sono considerati non specifici e, quindi, inammissibili.

Prescrizione e Inammissibilità: Un Binomio Indissolubile

Infine, la Corte ha respinto anche il motivo relativo alla prescrizione. La difesa sosteneva che il reato fosse ormai estinto per il decorso del tempo. Tuttavia, la Cassazione ha applicato il principio, sancito dalle Sezioni Unite, secondo cui l’inammissibilità del ricorso preclude la possibilità di rilevare una causa di estinzione del reato, come la prescrizione, che sia maturata successivamente alla data della sentenza impugnata. In altre parole, un ricorso inammissibile ‘cristallizza’ la situazione giuridica al momento della decisione di secondo grado, impedendo al tempo di produrre ulteriori effetti estintivi.

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su solidi e consolidati principi di diritto. La motivazione principale per la declaratoria di inammissibilità risiede nella natura dei motivi di ricorso, giudicati come una semplice ripetizione di argomentazioni già valutate e respinte in appello, prive di una reale critica alla sentenza impugnata. La Corte ha colto l’occasione per ribadire che il diritto di querela in materia di danneggiamento è esteso a chiunque abbia un legame fattuale e legittimo con il bene, proteggendo l’uso oltre alla proprietà. Inoltre, è stato riaffermato il principio processuale secondo cui l’inammissibilità dell’impugnazione impedisce al giudice di legittimità di considerare l’eventuale prescrizione del reato maturata dopo la sentenza di secondo grado, consolidando di fatto la condanna.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti spunti di riflessione. Sul piano sostanziale, conferma l’ampia portata della tutela offerta contro il danneggiamento, che salvaguarda non solo il diritto di proprietà ma anche le legittime situazioni di fatto. Sul piano processuale, costituisce un monito per gli operatori del diritto: il ricorso per cassazione deve essere uno strumento di critica puntuale e argomentata della sentenza di appello, non una sterile riproposizione di vecchie tesi. La conseguenza di un ricorso inammissibile è drastica, poiché non solo preclude l’esame nel merito, ma ‘congela’ la condanna, rendendola insensibile a eventi successivi come il decorso della prescrizione.

Chi può sporgere querela per il danneggiamento di un bene?
Non solo il proprietario legale, ma chiunque abbia un rapporto di fatto di origine non illegale con il bene danneggiato, come chi lo utilizza o ne riceve una qualsiasi utilità.

Un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile se ripropone gli stessi motivi dell’appello?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la ‘pedissequa reiterazione’ dei motivi già dedotti in appello e correttamente disattesi dal giudice di merito rende il ricorso inammissibile per mancanza di specificità.

Se il reato si prescrive dopo la sentenza d’appello, la Cassazione può dichiarare la prescrizione anche se il ricorso è inammissibile?
No. Secondo un principio consolidato, l’inammissibilità del ricorso preclude alla Corte di Cassazione la possibilità di rilevare e dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione maturata in un momento successivo alla sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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