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Diritto di querela nella truffa: chi è la vittima?

La Cassazione Penale chiarisce chi ha il diritto di querela in un caso di tentata truffa. Una donna ha provato a incassare un assegno non suo usando documenti falsi. La Corte ha stabilito che la persona offesa è l’ente i cui beni sono direttamente a rischio (l’ufficio postale), non l’intestatario dell’assegno o l’emittente. Di conseguenza, la querela del direttore dell’ufficio postale è valida e il ricorso è stato respinto.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di querela: la Cassazione chiarisce chi è la vera vittima nella tentata truffa

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 26142/2024 offre un’importante lezione sul diritto di querela nel reato di truffa, specialmente in scenari complessi che coinvolgono più soggetti. La Corte ha delineato con precisione la differenza tra ‘persona offesa’, l’unica titolare del diritto di sporgere querela, e il ‘danneggiato’ dal reato, chiarendo chi possa legittimamente avviare l’azione penale in un caso di tentato incasso di un assegno con documenti falsi.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una donna, condannata in primo e secondo grado, per aver tentato di incassare presso un ufficio postale un assegno intestato a un’altra persona. Per portare a termine il suo piano, l’imputata aveva esibito documenti d’identità falsi, recanti le generalità della reale beneficiaria del titolo ma la propria fotografia. I reati contestati erano tentata truffa, sostituzione di persona e uso di atto falso.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputata ha basato il proprio ricorso su quattro motivi principali. I primi due, e più rilevanti, contestavano la sussistenza della condizione di procedibilità per il reato di tentata truffa. Secondo la tesi difensiva:

1. L’unico soggetto legittimato a sporgere querela era la compagnia di assicurazione che aveva emesso l’assegno, ma non lo aveva fatto.
2. Né la beneficiaria dell’assegno (già risarcita con altri mezzi) né l’ufficio postale potevano essere considerati ‘persona offesa’.

Gli altri motivi di ricorso riguardavano la presunta assenza di prove sulla contraffazione del documento e l’eccessività della pena inflitta.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione: il Diritto di Querela

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Il cuore della decisione si concentra sulla corretta individuazione della persona offesa nel reato di truffa.

La Corte ribadisce un principio fondamentale, sancito dall’art. 120 del codice penale: il titolare del diritto di querela è esclusivamente la ‘persona offesa’, ovvero colei che detiene l’interesse giuridico direttamente protetto dalla norma violata. Questa figura non coincide necessariamente con il ‘danneggiato’, che è chiunque subisca un pregiudizio patrimoniale dal reato.

Nel reato di truffa, la persona offesa è chi compie l’atto di disposizione patrimoniale a causa dell’inganno, subendo una lesione diretta al proprio patrimonio. Nel caso esaminato, l’azione fraudolenta dell’imputata era finalizzata a indurre in errore l’impiegato dell’ufficio postale per ottenere un pagamento indebito. Se il tentativo fosse andato a buon fine, l’atto di disposizione patrimoniale (il pagamento dell’assegno) sarebbe stato compiuto dall’ufficio postale, e il danno economico immediato avrebbe inciso sul patrimonio di quest’ultimo. I rapporti interni tra l’ufficio postale e la compagnia di assicurazione sono irrilevanti ai fini dell’individuazione della vittima diretta dell’inganno.

Di conseguenza, l’ufficio postale è stato correttamente identificato come la persona offesa. La querela sporta dalla direttrice dell’ufficio è stata ritenuta pienamente valida, poiché la facoltà di querelare spetta non solo al legale rappresentante, ma anche a chi, per ruolo e funzione, ha il dovere di proteggere il patrimonio aziendale.

Per quanto riguarda gli altri motivi, la Corte ha considerato la presenza della foto dell’imputata sul documento falso come una prova indiziaria significativa della sua partecipazione alla falsificazione e ha dichiarato il motivo sulla pena eccessiva troppo generico per essere esaminato.

Conclusioni

Questa sentenza è un prezioso promemoria sulla distinzione tecnica ma cruciale tra persona offesa e danneggiato. Stabilisce che, per identificare il titolare del diritto di querela nella truffa, si deve guardare a chi subisce la deminutio patrimonii a seguito dell’atto di disposizione viziato dall’inganno. La decisione rafforza la tutela degli intermediari, come gli uffici postali, che si trovano esposti a tentativi di frode e riconosce la legittimazione dei loro responsabili a difendere gli interessi aziendali attraverso la querela.

In un tentativo di truffa per incassare un assegno, chi è la ‘persona offesa’ che può sporgere querela?
La persona offesa è il soggetto il cui patrimonio viene direttamente leso dall’atto di disposizione patrimoniale fraudolento. Nel caso specifico, è l’ufficio postale, poiché sarebbe stato il suo patrimonio a subire un danno immediato dal pagamento dell’assegno.

La querela presentata dal direttore di un ufficio postale è valida?
Sì, è valida. La facoltà di proporre querela non spetta solo ai legali rappresentanti di una società, ma anche a soggetti che, per il loro ruolo interno, hanno l’obbligo di vigilare e tutelare il patrimonio aziendale, come il direttore di una filiale.

La presenza della propria foto su un documento d’identità falso è una prova sufficiente per una condanna per falsificazione?
La Corte di Cassazione ha ritenuto che la presenza della foto dell’imputata su un documento con generalità false costituisce un’efficace prova indiziaria della sua partecipazione, almeno a titolo di concorso, nella contraffazione del documento stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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