Diritto di Querela e Ricorso Inammissibile: La Lezione della Cassazione
L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre spunti cruciali sia sul piano processuale, in merito ai requisiti di ammissibilità del ricorso, sia sul piano sostanziale, chiarendo la titolarità del diritto di querela nel reato di truffa. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Analizziamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni di questa pronuncia.
I Fatti del Caso
Una persona, condannata in primo grado e in appello, ha presentato ricorso per Cassazione affidandosi a due motivi principali.
Il primo motivo contestava la legittimazione della persona che aveva sporto la querela, sostenendo che non ne avesse il diritto. Il secondo motivo, invece, lamentava la mancata applicazione della circostanza attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità, previsto dall’articolo 62, n. 4 del codice penale.
La Corte d’Appello aveva già esaminato e respinto entrambe le doglianze, ma la difesa ha deciso di riproporle dinanzi alla Suprema Corte.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione ha comportato non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per la ricorrente di pagare le spese del procedimento e una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto i motivi di ricorso privi dei requisiti minimi richiesti dalla legge per poter essere esaminati nel merito.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte ha basato la sua decisione su argomentazioni chiare e fondate su principi giuridici consolidati.
Il Difetto di Specificità e il Diritto di Querela
Il primo motivo è stato giudicato inammissibile perché non era ‘specifico’. In pratica, la ricorrente si era limitata a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello, senza muovere una critica concreta e puntuale alle ragioni esposte nella sentenza impugnata. Un ricorso in Cassazione non può essere una semplice riproposizione dei motivi d’appello, ma deve confrontarsi analiticamente con la motivazione del giudice precedente, evidenziandone eventuali errori di diritto o vizi logici.
Nel merito della questione, la Corte ha comunque ribadito un principio fondamentale in materia di diritto di querela per il reato di truffa. Citando una propria precedente sentenza (n. 15134 del 202), ha chiarito che la titolarità di tale diritto spetta a più soggetti:
1. Al soggetto che viene raggirato e materialmente defraudato del bene.
2. Al soggetto che subisce il danno patrimoniale.
Questo significa che anche chi vanta un diritto di proprietà sul bene illecitamente sottratto, pur non essendo stato direttamente ingannato, ha pieno diritto di sporgere querela. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto legittimato il querelante.
L’Infondatezza sulla Circostanza Attenuante
Anche il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha ricordato che la circostanza attenuante del danno di ‘speciale tenuità’ (art. 62, n. 4 c.p.) può essere riconosciuta solo quando il danno patrimoniale subito dalla vittima è di valore economico ‘pressoché irrilevante’. Si tratta di un requisito molto stringente, che nel caso in esame, già a giudizio della Corte d’Appello, non sussisteva.
Conclusioni
Questa ordinanza della Cassazione è un monito importante per chiunque intenda impugnare una sentenza penale. Sottolinea la necessità di formulare motivi di ricorso specifici, argomentati e critici nei confronti della decisione impugnata, evitando mere ripetizioni di doglianze già respinte. Sul piano sostanziale, consolida l’interpretazione estensiva della titolarità del diritto di querela nel reato di truffa, offrendo una tutela più ampia a tutte le vittime del reato, siano esse quelle ingannate o quelle danneggiate patrimonialmente.
Chi ha il diritto di querela in un reato di truffa?
Secondo la Corte, il diritto di querela spetta sia al soggetto che viene materialmente raggirato e indotto in errore, sia al soggetto che subisce il danno patrimoniale, che può essere una persona diversa dalla prima.
Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è inammissibile, tra le altre ragioni, quando i motivi presentati sono generici e si limitano a ripetere le argomentazioni già respinte nei gradi di giudizio precedenti, senza un confronto critico e specifico con le motivazioni della sentenza che si intende impugnare.
Quando si applica l’attenuante del danno di particolare tenuità?
La circostanza attenuante del danno patrimoniale di particolare tenuità (art. 62, n. 4, c.p.) si applica solo quando il danno economico subito dalla parte offesa, come conseguenza diretta e immediata del reato, è di valore pressoché irrilevante.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 19575 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 19575 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 15/04/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME COGNOME nato a CAGLIARI il 04/10/1984
avverso la sentenza del 21/01/2025 della CORTE APPELLO di CAGLIARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letti il ricorso e la memoria presentati nell’interesse di NOME COGNOME
ritenuto che il primo motivo di ricorso, che deduce violazione di legge e vizio di motivazione in ordine al difetto di legittimazione in capo al querelante, non è consentito poiché non risulta connotato dai requisiti, richiesti a pena di inammissibilità del ricorso, dall’ art. 591, comma 1, lett. c), cod. proc. pen., essendo fondato su profili di censura che si risolvono nella reiterazione di quelli già dedotti in appello e puntualmente disattesi dalla corte di merito, dovendosi gli stessi considerare non caratterizzati da un effettivo confronto con le ragioni poste a base della decisione, e dunque non specifici ma soltanto apparenti, omettendo di assolvere la tipica funzione di una concreta critica argomentata avverso la sentenza oggetto di ricorso (si vedano le pagg. 3-4 della sentenza impugnata ove, con corretti argomenti logici e giuridici, il giudice di appello ha ritenuto il Ca pienamente legittimato ad esercitare il diritto di querela, citando Sez.2, n. 15134 del 07/02/202, Colonna, Rv. 286234: “In tema di truffa, la titolarità del diritto di querela spetta sia al soggetto raggirato e materialmente defraudato del bene alla cui apprensione era diretta la condotta illecita, sia al soggetto che ha patito il danno patrimoniale, ovvero a colui che vanta il diritto di proprietà sul bene illecitamente appreso, essendo possibile la coesistenza di più soggetti passivi di un medesimo reato”;
considerato che il secondo motivo di ricorso, che lamenta la mancata applicazione della circostanza attenuante di cui all’art. 62, comma primo, n. 4 cod. pen., oltre ad essere reiterativo di doglianze già vagliate e correttamente disattese nella sentenza oggetto di ricorso (cfr. pag. 4), è manifestamente infondato dovendosi rilevare come «la circostanza attenuante di cui all’art. 62, n. 4 cod. pen. ricorre solo quando il danno patrimoniale subito dalla parte offesa come conseguenza diretta e immediata del reato sia di valore economico pressoché irrilevante» (Sez. 2, Sentenza n. 15576 del 20/12/2012 dep. 2013, COGNOME Rv. 255791 – 01);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle
ammende.
Così deciso, il 15 aprile 2025.