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Diritto di querela e ricorso inammissibile: il caso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata avverso una sentenza di condanna. I motivi principali del rigetto sono stati la genericità e la natura ripetitiva dei motivi di appello, che non criticavano specificamente la decisione impugnata. La Corte ha colto l’occasione per ribadire un importante principio sul diritto di querela nel reato di truffa, specificando che la titolarità spetta sia al soggetto raggirato, sia a chi ha subito il danno patrimoniale. Inoltre, ha confermato che l’attenuante del danno di lieve entità non era applicabile nel caso di specie.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Querela e Ricorso Inammissibile: La Lezione della Cassazione

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre spunti cruciali sia sul piano processuale, in merito ai requisiti di ammissibilità del ricorso, sia sul piano sostanziale, chiarendo la titolarità del diritto di querela nel reato di truffa. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Analizziamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni di questa pronuncia.

I Fatti del Caso

Una persona, condannata in primo grado e in appello, ha presentato ricorso per Cassazione affidandosi a due motivi principali.

Il primo motivo contestava la legittimazione della persona che aveva sporto la querela, sostenendo che non ne avesse il diritto. Il secondo motivo, invece, lamentava la mancata applicazione della circostanza attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità, previsto dall’articolo 62, n. 4 del codice penale.

La Corte d’Appello aveva già esaminato e respinto entrambe le doglianze, ma la difesa ha deciso di riproporle dinanzi alla Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione ha comportato non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per la ricorrente di pagare le spese del procedimento e una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto i motivi di ricorso privi dei requisiti minimi richiesti dalla legge per poter essere esaminati nel merito.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su argomentazioni chiare e fondate su principi giuridici consolidati.

Il Difetto di Specificità e il Diritto di Querela

Il primo motivo è stato giudicato inammissibile perché non era ‘specifico’. In pratica, la ricorrente si era limitata a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello, senza muovere una critica concreta e puntuale alle ragioni esposte nella sentenza impugnata. Un ricorso in Cassazione non può essere una semplice riproposizione dei motivi d’appello, ma deve confrontarsi analiticamente con la motivazione del giudice precedente, evidenziandone eventuali errori di diritto o vizi logici.

Nel merito della questione, la Corte ha comunque ribadito un principio fondamentale in materia di diritto di querela per il reato di truffa. Citando una propria precedente sentenza (n. 15134 del 202), ha chiarito che la titolarità di tale diritto spetta a più soggetti:
1. Al soggetto che viene raggirato e materialmente defraudato del bene.
2. Al soggetto che subisce il danno patrimoniale.

Questo significa che anche chi vanta un diritto di proprietà sul bene illecitamente sottratto, pur non essendo stato direttamente ingannato, ha pieno diritto di sporgere querela. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto legittimato il querelante.

L’Infondatezza sulla Circostanza Attenuante

Anche il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha ricordato che la circostanza attenuante del danno di ‘speciale tenuità’ (art. 62, n. 4 c.p.) può essere riconosciuta solo quando il danno patrimoniale subito dalla vittima è di valore economico ‘pressoché irrilevante’. Si tratta di un requisito molto stringente, che nel caso in esame, già a giudizio della Corte d’Appello, non sussisteva.

Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione è un monito importante per chiunque intenda impugnare una sentenza penale. Sottolinea la necessità di formulare motivi di ricorso specifici, argomentati e critici nei confronti della decisione impugnata, evitando mere ripetizioni di doglianze già respinte. Sul piano sostanziale, consolida l’interpretazione estensiva della titolarità del diritto di querela nel reato di truffa, offrendo una tutela più ampia a tutte le vittime del reato, siano esse quelle ingannate o quelle danneggiate patrimonialmente.

Chi ha il diritto di querela in un reato di truffa?
Secondo la Corte, il diritto di querela spetta sia al soggetto che viene materialmente raggirato e indotto in errore, sia al soggetto che subisce il danno patrimoniale, che può essere una persona diversa dalla prima.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è inammissibile, tra le altre ragioni, quando i motivi presentati sono generici e si limitano a ripetere le argomentazioni già respinte nei gradi di giudizio precedenti, senza un confronto critico e specifico con le motivazioni della sentenza che si intende impugnare.

Quando si applica l’attenuante del danno di particolare tenuità?
La circostanza attenuante del danno patrimoniale di particolare tenuità (art. 62, n. 4, c.p.) si applica solo quando il danno economico subito dalla parte offesa, come conseguenza diretta e immediata del reato, è di valore pressoché irrilevante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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